A perfect day, di Joanna Hadjithomas e Khalil Joreige (2005)

"A perfect day"
Regia di Joanna Hadjithomas e Khalil Joreige

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FILM – Colore – Durata 88’ – Francia, Libano e Germania – 2005 . Attori: Ziad Saad, Julia Kassar, Alexandra Kahwagi. Versione in lingua originale con sottotitoli in inglese.

 

 

Malek (Ziad Saad) di circa venticinque anni, vive con la madre Claudia (Julia Kassar) nella Beirut dei giorni nostri. I due sono uniti dal dolore della perdita del capofamiglia, scomparso durante la guerra civile quindici anni prima. Malek è figlio unico e la madre lo cova fino a soffocarlo, inducendolo a pensare che un giorno suo padre potrebbe tornare a far parte della loro vita. Nonostante le probabilità di ritorno del marito siano pressoché nulle, Claudia si rifiuta di guardare le cose in faccia e si proibisce di pensare a una vita diversa. Quanto a Malek, apparentemente più pronto a superare il lutto del padre, si rifiuta a sua volta di ammettere un’altra dolorosa realtà: quella di essere stato lasciato dalla compagna (Alexandra Kahwagi). Non sopporta la rottura e continua a cercarla ossessivamente. A ciò si aggiunge il fatto che il giovane ha recentemente cominciato a soffrire di narcolessia, malattia che lo porta ad addormentarsi in qualsiasi momento. I due protagonisti languiscono così nel torpore di una quotidianità cui non hanno, sembrerebbe, né la voglia, né la forza di sottrarsi.

Come dice il nome, la trama si svolge in un solo giorno. Inizia con la madre che sussurra al figlio addormentato cose che avrebbe voluto che egli facesse proprie al momento del suo risveglio. Riguarda i fantasmi che infestano la città e il paese. Sono quelli delle persone scomparse durante la guerra civile e che ancora vivono nelle illusioni delle loro famiglie. L’idea centrale del film sta proprio nel come madre e figlio si rifiutano di accettare la realtà, anche se si tratta di due situazioni diverse. Solo il sorgere del nuovo giorno sembra suggerire l’idea che sia l’inizio di una nuova vita. Il dialogo è scarso. Difatti nell’ultima mezz’ora vengono scambiate non più di cinque parole. Ciononostante la comunicazione tra i protagonisti non si interrompe: continua nel respiro, nel sonno, nel contatto.