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30.07.2013
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Ex ministro ANP: non credo al rilascio dei prigionieri
“No, non sono soddisfatto”, dice aspramente Qaddura Fares, la mattina dopo che il Consiglio dei Ministri israeliano ha votato il rilascio di 104 prigionieri palestinesi, voto rimandato per ore per permettere al premier Netanyahu di convincere i dubbiosi. “Penso ci siano molti dubbi sulle procedure”, aggiunge Fares.
di Marian Houk
Il voto ha finalizzato l’invito formale del segretario di Stato Americano Kerry ai negoziatori israeliani e palestinesi per una cena a Washington lunedì scorso per il primo meeting di quello che il Dipartimento di Stato definisce “negoziati diretti”. Lo stesso Fares ha passato anni della sua vita in diverse prigioni israeliane perché membro della resistenza palestinese e di Fatah. Oggi è capo del Palestinian Prisoners’ Club di Ramallah, che fornisce sostegno ai palestinesi arrestati e detenuti dalle forze israeliane.
Durante il fine settimana, ha rilasciato un’intervista alla radio dove ha affermato che tutti i 104 prigionieri pre-Oslo devono essere parte dell’accordo: “Se non li liberano tutti, non ci saranno negoziati”. Ma Netanyahu ha detto sabato sera di non voler “accettare la richiesta di rilascio prima dell’inizio dei negoziati”.
Una lista dei 104 prigionieri palestinesi di lungo termine, alcuni detenuti da oltre 30 anni, altri da 20, è stata consegnata a Kerry dal presidente palestinese Abbas e poi girata a Netanyahu. Ma Netanyahu ha all’inizio detto che ne avrebbe rilasciati 82, tagliando fuori i palestinesi di Gerusalemme e quelli cittadini israeliani. Kerry ha atteso e Netanyahu ha ceduto, rinviando tutto al voto del governo, domenica scorsa.
Mentre la discussione proseguiva, un funzionario dell’OLP ha detto ad Ha’aretz che se fossero state poste condizioni al rilascio, non ci sarebbero stati negoziati: “Il rilascio di tutti i prigionieri era un accordo tra Stati Uniti e Israele, non tra Israele e Palestina. Sulla base di questo accordo, gli americani hanno ricevuto il nostro via libera al dialogo”. Dopo il voto, l’OLP ha deciso nel giro di un’ora di approvare il ritorno al negoziato.
A nome del capo negoziatore Saeb Erekat è stato rilasciato un comunicato: la decisione israeliana è “il passo necessario verso l’implementazione dell’Accordo di Sharm El-Sheikh del 1999, nel quale Israele si impegnava al rilascio di tutti i prigionieri pre-Oslo. Accogliamo positivamente la decisione, 14 anni dopo”. Il comunicato aggiungeva che “la decisione include tutti i detenuti politici pre-Oslo nelle carceri israeliane, compresi i palestinesi cittadini israeliani”.
Ciò che è importante, ha detto un funzionario dell’OLP, è stato l’impegno votato e approvato da Israele . il rilascio dei 104 prigionieri in quattro fasi durante nove mesi. Questo, dice, è quanto ha proposto Kerry e i palestinesi hanno accettato. A sbloccare l’accordo, apparentemente, è stata una garanzia scritta ricevuta da Washington per la quale i negoziati si baseranno sui confini precedenti al 1967.
Secondo il funzionario dell’OLP, il primo gruppo di prigionieri palestinesi dovrebbe essere rilasciato “a giorni”, probabilmente prima dell’Eid, la festa che chiude il Ramadan e che comincerà il 9 o il 10 agosto e durerà tre giorni. Ma Fares lunedì chiedeva perché il rilascio debba avvenire in quattro fasi: “Chi deciderà chi sarà rilasciato? Chi deciderà chi farà parte del primo gruppo? Non è chiaro”. Fares porta con sé numerose esperienze di precedenti rilasci: “Abbiamo qualche speranza. Ma saremo attenti sull’implementazione dell’accordo. E se ciò non avvenisse, faremo pressioni e fermeremo in negoziati”.
Un altro funzionario ha detto che i palestinesi hanno riposto le loro speranze in Kerry, che lavora come un broker. Ma non è chiaro ancora cosa il governo israeliano abbia effettivamente votato: non ci sono riferimenti alla lista consegnata da Abbas. Al contrario, come riportato da Barak Ravid su Ha’aretz, Netanyahu ha detto ai ministri che un team determinerà i prigionieri da liberare “dopo l’apertura del processo diplomatico”. Nello stesso articolo, Ravid scrive che “lo Shin Bet (i servizi segreti israeliani) ha raccomandato di non rilasciare certi prigionieri, mentre altri andranno deportati a Gaza o all’estero”.
Insomma, nessuna decisione di rilasciare i 104 prigionieri è stata realmente presa. In un altro articolo, Ravid scrive che un ministro del Likud ha proposto un compromesso per mostrare sostegno per il piano. “Dietro la proposta, adottata da Netanyahu, ogni decisione di rilasciare arabi israeliani richiederebbe un nuovo vuoto. Una nuova discussione da tenersi tra altri nove mesi”.
Secondo una dichiarazione del Consiglio dei Ministri di domenica notte: “Lo Stato di Israele si riserva il diritto di prendere tutte le misure necessarie contro i prigionieri che saranno rilasciati nel caso tornino al terrorismo o violino i termini del rilascio. I prigionieri torneranno in questo caso a servire la precedente sentenza”.
(tradotto a cura di Palestina Rossa)