Cisgiordania: presagi di una Terza Intifada

Alakhbar English
26.09.2013
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Cisgiordania : Presagi di una Terza Intifada

Lo stato di disperazione regnante fra i palestinesi è costantemente in crescita a partire dalla fine della Seconda Intifada. Giorno dopo giorno, l'occupazione israeliana si espande mentre aumentano in modo più limitato le opzioni per i palestinesi, apparentemente rappresentati da una nuova generazione dell'autorità nazionale palestinese (ANP) desiderosa di cercare un "accordo". Gli omicidi non sono diminuiti, né il movimento dei coloni e la giudaizzazione di Gerusalemme. Il percorso del "processo di pace" continua come una "opzione strategica". Ma dalla la seconda Intifada le strade non hanno un periodo di riposo, come non l'hanno avuto dopo la prima Intifada e durante il periodo dell'accordo di Oslo. 

di Malik Samara

Anche se, la frequenza dei contrasti e degli scontri potrebbe essere in calo, la rivoluzione continua a sobbollire, in attesa dell’accensione di una scintilla. Oggi la situazione in Cisgiordania evoca il periodo che precede la prima Intifada. Il ritmo degli scontri è in aumento e si intensificano le operazioni militari, nonostante il progetto per la pace.

                  

 Ramallah - Nel giro di poche ore, l'attenzione si è spostata dal nord della Cisgiordania al sud. A Qalqilya, nel nord, un cittadino palestinese di nome Nidal Emer ha portato il pilota Tomer Khazan della Israel Air Force in un posto isolato. Lo ha ucciso per scambiare il suo corpo con quello del fratello detenuto. Nidal ha preso l'iniziativa, ma è finito come suo fratello: in una cella delle forze di occupazione. 

A Hebron, nel sud, nel bel mezzo degli scontri quotidiani tra le forze di occupazione e i residenti, un cecchino palestinese ha sparato sui soldati di guarnigione, ne ha ucciso uno e ferito un altro. L'occupazione è stata costretta a reagire, chiudendo la città e facendo una vasta campagna di arresti, ma non sono riusciti a trovare il "tiratore non identificato." 

Le Brigate dei Martiri di Al-Aqsa – I Cavalieri della Galilea, di Fatah, hanno rivendicato l'operazione a Qalqilya. Alcune persone erano ottimiste sul ritorno del movimento a operazioni straordinarie e sulla fuga del genio di Fatah dalla bottiglia dell’ANP. Tuttavia, la sua credibilità è stata ben presto messa in dubbio, il giorno dopo, quando ha rilasciato un'altra dichiarazione con la quale rivendicava anche l'operazione di Hebron, che era già stata reclamata da al-Asifa, parte di Fatah-Intifada, che si era separata dal movimento di Fatah nel 1983. 

Su Radio israeliana 2, un funzionario della sicurezza israeliana ha parlato del coordinamento di sicurezza tra l'ANP e Israele per catturare il "killer" di Hebron. Il padre dell'uomo di Qalqilya ha denunciato il figlio alla stazione di polizia. "Mio figlio è un omicida e merita di essere ucciso", ha detto . 

Ma non ha più importanza. Ciò che conta è che i giovani palestinesi possono prendere l'iniziativa al di fuori delle fazioni in lite e dei ristretti interessi dei partiti politici. Due soldati sono stati uccisi in meno di 24 ore, cosa che non era più successa dopo la seconda Intifada, il cui anniversario cade venerdì prossimo. 

I dettagli dell'operazione di Hebron rimangono poco chiari, nonostante la maniacale operazione di sicurezza che ha portato all'arresto di un uomo di quasi 100 anni per il possesso di un fucile di epoca ottomana. L'identità del cecchino di Hebron tuttavia non è ancora chiara e le dichiarazioni delle fazioni che hanno rivendicato l'operazione non sono state verificate. 

Nel frattempo, gli esperti militari dell'esercito di occupazione hanno sostenuto che il cecchino era un professionista e che ha portato in fondo l'operazione con successo in tutte le tre fasi: individuazione del luogo perfetto, selezione di un obiettivo e ritiro in sicurezza. Il cecchino ha scelto un soldato in piedi su terreno aperto, in modo che il proiettile non rimbalzasse dietro di lui. Tuttavia, il lato negativo dell'operazione sono i conseguenti litigi tra le parti e la loro mancanza di credibilità, resa chiara dopo le dichiarazioni contraddittorie che sono state emesse in meno di un ora da due fazioni con una lunga storia di disaccordi politici. Questa ricaduta negativa colpì anche la Seconda Intifada e fu una delle cause più importanti del suo fallimento. Tuttavia, l'ampiezza e la dimensione degli scontri del mese scorso, soprattutto in Cisgiordania e nei campi di Gerusalemme, potrebbero preannunciare una nuova rivolta. 

In mezzo a tutta questa rabbia, un gruppo di giovani, che si autodefinisce la Coalizione della Gioventù per l’Intifada, chiede per venerdì prossimo una mobilitazione per proteggere i luoghi sacri in coincidenza con l'anniversario della Seconda Intifada. Un video realizzato dalla coalizione è stato ampiamente condiviso sui siti dei social media. In esso, un giovane chiede di affrontare l'occupazione su tutti i fronti; in sottofondo ha una canzone di Julia Boutros, Ya Thuwar al- Ard, che riporta alla mente la seconda Intifada. 

Nonostante le differenze tra le fazioni, vi è un consenso generale sul rifiuto delle trattative. Diverse fazioni hanno lanciato una campagna popolare contro i negoziati in una conferenza stampa a Ramallah, alla presenza di tutte le fazioni dell'OLP. 

Anche alti funzionari di Fatah hanno espresso il loro rifiuto al processo dei negoziati, tra questi il membro del Comitato Centrale Abbas Zaki, che ha dichiarato che i negoziati sono inutili e ha chiamato tutti alla "lotta, insistendo sulle costanti palestinesi." 

Anche alcune delle figure che parteciparono al processo di Oslo hanno espresso, seppur timidamente, il loro rammarico per la firma dell’accordo, criticando Yasser Abed Rabbu e Ahmed Qorei. Il capo negoziatore palestinese Saeb Erekat è arrivato a lamentarsi del fatto che "Israele non adempie ai suoi obblighi." 

Tuttavia, questo non è stato sufficiente a spingere la leadership palestinese ad arrestare o almeno a rinviare i negoziati di un giorno, nonostante il fatto che tre giovani fossero stati martirizzati a Qalandiya. E non ha nemmeno rivisto la "legittimità" della sua scelta, che non ha il consenso di tutte le fazioni dell'OLP, né ha cambiato le sue strategie politiche, che sembrano essere interamente incentrate nel volgere "la vita dei palestinesi nelle trattative." 

Sette martiri sono caduti da quando è iniziato l'ultimo ciclo di negoziati, due mesi fa. Venivano tutti dai campi in cui scoppiò la Prima Intifada e che causarono i maggiori problemi durante la Seconda. 

E’ sufficiente vedere i sacrifici del campo di Jenin, che, all'inizio di questa settimana, è stato di nuovo in prima pagina dopo il martirio di Islam al-Toubassi. L'incidente ha portato ad una operazione militare al vicino posto di blocco di Jalama, prima che le forze di sicurezza dell’ANP riuscissero ad arginare la rabbia del campo, vietando ai suoi abitanti di raggiungere le zone di prima linea. 

Ma Jenin non è l'unico campo in cui la rivoluzione è ancora bollente. A Qalandiya, sono stati recentemente martirizzati tre palestinesi e continuano gli scontri nei pressi del checkpoint nelle vicinanze di Qalandiya. Nei campi di al-Oroub e di al-Fawwar, a Hebron, gli scontri con le forze di occupazione si verificano su base quotidiana, lontano dagli occhi dei media e delle forze dell’ANP. 

Le circostanze e i fattori attuali non forniscono altre opzioni ai palestinesi. Al-Aqsa vede incursioni quotidiane e ci sono state segnalazioni da parte israeliana di una marcia di milioni di persone sul luogo sacro in coincidenza con l'anniversario della passeggiata di Ariel Sharon, che dette il via alla Seconda Intifada. 

La mobilitazione popolare contro Israele è in aumento anche all'interno dei territori del 1948, in particolare nel Negev e nel Triangolo, che coincide anche con la rivolta del 1 Ottobre che portò al martirio di 13 palestinesi nei territori occupati. 

Sembra che l’inizio di una Terza Intifada sia solo una questione di tempo. Venerdì potrebbe essere il giorno in cui la fenice risorgerà dalle sue ceneri. 

L’ANP ostacola l'Intifada. 

L' ANP ha nascosto tutte le opzioni seguite ad Oslo con il pretesto del "progetto nazionale". Chiunque obietti o dissenta va al di fuori di questo progetto. Con questo slogan è stata liquidata la resistenza palestinese, tra cui le Brigate al-Aqsa, in Cisgiordania, laddove le forze dell’ANP sono l'unica potenza presente. Eventuali armi che non siano nelle sue mani risultano fuorilegge. 

L’ANP ha soppresso tutte le azioni contro i negoziati, sostenuti dalla larga base popolare che segue il movimento Fatah e dai venti regionali che le mettono il vento in poppa. L'ANP ha i soldi e gli strumenti di informazione ed è in grado di manipolare il discorso. A volte indossa la veste della pietà, accusando i suoi detrattori di dissolutezza e di blasfemia, come fa, per esempio, contro il FPLP. 

Con Hamas, ha montato accuse di strumentalizzare la religione e l’estremismo. Il ministro degli awqaf (finanziamenti) di Fatah ha sfacciatamente proclamato una fatwa per "una rivoluzione contro Hamas" e ha proibito ogni opposizione al presidente della Cisgiordania. 

Trova l'occasione per evitare di affrontare la realtà nelle differenze politiche, accusando gli altri di provocare una crisi. 

La confusione seguita all'uccisione di due soldati è responsabilità di Hamas, secondo il portavoce di Fatah Osama al-Qawasimi , che ha detto che "la credibilità di Hamas nelle strade palestinesi ha subito un duro colpo dopo la scoperta dei loro veri obiettivi e del loro uso della religione e della resistenza come copertura. Se Hamas vuole cambiare la situazione e l’obiettivo della resistenza, deve iniziare resistendo a Gaza e conservando la tregua tenendo Israele sotto tiro". 

(tradotto da barbara gagliardi
per l’Associazione di Amicizia Italo-Palestinese Onlus)