Gaza in crisi, Hamas a caccia di consenso

Nena News
02.12.2013
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Gaza in crisi, Hamas alla caccia di consenso

Il movimento islamista cancella le celebrazioni della sua fondazione a causa della crisi economica, sperando di ripulirsi l'immagine. In Cisgiordania arrestati 20 salafiti.

di Emma Mancini

Betlemme, 2 dicembre 2013, Nena News - La crisi umanitaria ed economica che sta strangolando la Striscia di Gaza produce i primi effetti politici: ieri, per la prima volta, Hamas ha cancellato le celebrazioni per l'anniversario della sua fondazione (dicembre 1987) a causa delle difficoltà economiche in cui versa l'enclave palestinese.

 

Una decisione da non sottovalutare: negli ultimi sei anni, da quando il movimento islamista ha assunto il controllo politico di Gaza, non era stata mai sospesa una celebrazione che rappresentava l'occasione per dimostrare alla popolazione gazawi - e all'Autorità Palestinese di Ramallah - la forza militare e il consenso politico di Hamas.

Ma le cose sono profondamente cambiate nell'ultimo anno: Hamas sta vivendo una seria crisi politica che si riverbera sulle condizioni economiche della Striscia. A giocare un ruolo centrale nell'attuale crisi di Gaza sono le autorità egiziane, impegnate dal 3 luglio scorso - giorno del golpe che ha deposto il presidente islamista Morsi - in una serie di politiche e azioni militari volte a piegare Hamas, accusato di sostenere militarmente i Fratelli Musulmani egiziani.

Ieri il funzionario di Hamas, Ashraf Abu Zayed, ha detto che i fondi previsti per le celebrazioni saranno utilizzati per "alleviare le sofferenze della popolazione": "La decisione di cancellare la manifestazione è un messaggio di solidarietà che tiene contro delle difficili circostanze in cui versa il nostro popolo a Gaza".

La decisione pare dettata dalle strette necessità politiche in capo al movimento palestinese in drastico calo di consensi: accusato di aver preferito servire gli interessi regionali della Fratellanza, dimenticando quelli interni palestinesi, e di aver relegato in un angolo le necessità della resistenza all'occupazione firmando nel novembre 2012 un cessate il fuoco con Israele, Hamas ha ora bisogno di riacquistare la fiducia della popolazione.

Dall'altra parte sta l'Autorità Palestinese che, tra dichiarazioni di fedeltà al nuovo governo egiziano e incontri ufficiali con il Qatar, tenta di indebolire definitivamente i rivali politici. Per farlo accusa ex membri di Hamas di essersi infiltrati in Cisgiordania: è di ieri la notizia di 20 salafiti arrestati dalle forze palestinesi a Nord dell'enclave, Nablus, Qalqiliya e Jenin. Fonti palestinesi riportano di legami del gruppo con Al Qaeda: se la notizia fosse confermata, si tratterebbe del primo caso di gruppi jihadisti operativi in Cisgiordania.

L'Autorità Palestinese, però, smentisce: i 20 arrestati, vicini all'ideologia salafita, non avrebbero alcun collegamento con Al Qaeda ma sarebbero ex membri di Hamas, per lo più non armati.Avrebbero fatto parte del gruppo anche i tre palestinesi uccisi a Yatta il 26 novembre dall'esercito israeliano. Lo Shin Bet, i servizi segreti israeliani, precisa: i tre - secondo le autorità israeliane - erano salafiti, ma tutt'altro che innocui attivisti; avrebbero pianificato attacchi contro Israele e l'Autorità Palestinese e nella loro automobile sarebbero stati ritrovati armi ed esplosivo.

Le divisioni interne alla politica palestinese non fanno che allargarsi: scambi di accuse, arresti e repressione incrociata indeboliscono ulteriormente un popolo alle prese con un'occupazione militare lunga 65 anni. Da parte sua Israele ne approfitta proseguendo spedito nella colonizzazione dei Territori Occupati, protetto dallo scudo dei negoziati di pace. Nena News