Alternative Information Center (AIC), 7.5.2014
Lubya. Durante la marcia, i dimostranti hanno sventolato bandiere palestinesi e letto i nomi dei 530 villaggi palestinesi distrutti al momento della creazione dello stato di Israele, prima di osservare un minuto di silenzio. Foto: Smadar Ben Natan
Oltre 25mila persone hanno manifestato in Galilea martedì scorso per il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi. La manifestazione si è svolta nella foresta di Lavi, una foresta di pini piantata dalla Keren Kayemeth LeIsrael – Jewish National Fund (KKL JNF) sulle rovine del villaggio palestinese di Lubya.
A Lubya, situato 10 chilometri a ovest di Tiberiade, erano censiti 2726 palestinesi prima del 1948. Fu occupato dalle forze sioniste il 16 luglio 1948 durante l'operazione Dekel. Il villaggio fu completamente sfigurato e lasciato in rovine.
Durante la marcia, i dimostranti hanno sventolato bandiere palestinesi e letto i nomi dei 530 villaggi palestinesi distrutti al momento della creazione dello stato di Israele, prima di osservare un minuto di silenzio.
Il ministro degli esteri israeliano Avigdor Lieberman ha deplorato la marcia, scrivendo sulla sua pagina Facebook: "Suggerisco che chi sventola bandiere Palestinesi (sic), vada a manifestare direttamente a Ramallah e ci rimanga."
Il deputato Hanin Zoabi ha commentato ironicamente il giorno dell'indipendenza, dicendo "è proprio strano che io non celebri il giorno dell'indipendenza, l'avento storico che ha visto l'espulsione della mia gente. Ho bisogno del giorno della memoria della Nakba per sconfiggere la repressione israeliana."
Nel 2011 il parlamento israeliano (Knesset) ha approvato un provvedimento noto come "la legge della Nakba". La legge stabilisce che il ministero delle finanze possa annullare o ridurre il budget di enti finanziati dal governo che celebrano la Nakba.
(Traduzione di Giacomo Graziani)