Non investite nelle colonie israeliane

Internazionale

«Non investite nelle colonie israeliane»

Michele Giorgio, GERUSALEMME, 27.6.2014

Territori Occupati. Cinque Paesi europei, tra i quali l'Italia, "avvisano" le loro aziende che avviare attività finanziarie e investimenti nelle colonie israeliane potrebbe avere conseguenze legali. «Se continuerà l'espansione delle colonie, altre nazioni Ue emetteranno simili avvisi», ha spiegato il rappresentante dell'Ue in Israele Lars Faaborg-Andersen.

 

«E’ un primo passo impor­tante verso il rispetto da parte dell’Italia e di altri Paesi euro­pei del diritto inter­na­zio­nale. Le colo­nie israe­liane sono ille­gali e vanno boi­cot­tate. Se l’Unione euro­pea intende tenere fede alle sue diret­tive, allora deve sospen­dere il trat­tato di ade­sione di Israele per­chè è siste­ma­ti­ca­mente vio­lato (da Tel Aviv)». Così Omar Bar­ghouti, uno dei lea­der della cam­pa­gna inter­na­zio­nale di boi­cot­tag­gio dell’occupazione israe­liana, ha detto ieri al mani­fe­sto, com­men­tando la mossa com­piuta da cin­que paesi euro­pei — Ger­ma­nia, Gran Bre­ta­gna, Fran­cia e, in secondo momento, anche da Spa­gna e Ita­lia — decisi ad “avver­tire” i pro­pri cit­ta­dini a non impe­gnarsi in atti­vità finan­zia­rie o in inve­sti­menti nelle colo­nie a Geru­sa­lemme Est, in Cisgior­da­nia e nelle Alture del Golan annesse uni­la­te­ral­mente da Israele.

E’ un colpo alla poli­tica del pre­mier Neta­nyahu che sulla colo­niz­za­zione a tappe for­zate dei Ter­ri­tori occu­pati ha, di fatto, impe­gnato una buona parte del pro­gramma del suo governo di destra. «Si potreb­bero avere dispute sui ter­reni, l’acqua, le cave e le risorse natu­rali che sono state acqui­site o in cui il denaro è stato inve­stito», si avverte nel comu­ni­cato dif­fuso dal mini­stero degli esteri spa­gnolo. «Le aziende – pro­se­gue il testo — devono tener conto del fatto che (l’attività finan­zia­ria negli inse­dia­menti) rischia di por­tare al loro coin­vol­gi­mento in vio­la­zioni del diritto inter­na­zio­nale e dei diritti umani». Non si tratta dell’avvio di un regime di san­zioni con­tro Israele o del suo boi­cot­tag­gio, ha poi pre­ci­sato l’agenzia di stampa spa­gnola Efe, aggiun­gendo che la deci­sione presa rap­pre­senta un ade­gua­mento di Madrid alla linea decisa in sede euro­pea. «Non abbiamo alcuna inten­zione di nuo­cere al com­mer­cio o alla coo­pe­ra­zione con Israele all’interno dei suoi con­fini inter­na­zio­nal­mente rico­no­sciuti (le linee del 1967, ndr)», ha pre­ci­sato il mini­stero degli esteri spa­gnolo. In ogni caso siamo di fronte a un’iniziativa che col­pi­sce, come mai era acca­duto negli ultimi anni, la colonizzazione.

Per la deci­sione presa dagli euro­pei è stato fon­da­men­tale l’atteggiamento di Parigi che di recente aveva pub­bli­cato sul sito del pro­prio mini­stero degli esteri un “avviso” con il quale si ricorda che le colo­nie israe­liane sono ille­gali in base al diritto inter­na­zio­nale e che di con­se­guenza le atti­vità eco­no­mi­che in que­ste realtà com­por­tano rischi legali. Rischi che molte imprese, non solo euro­pee, dimen­ti­cano troppo spesso di fronte alla pro­spet­tiva di buoni pro­fitti. D’altronde il pre­si­dente Hol­lande era stato chiaro quando, durante la sua ultima visita in Israele, davanti alla Knes­set aveva riaf­fer­mato l’amicizia stretta con Israele ma anche detto con forza che non è accet­ta­bile la colo­niz­za­zione dei ter­ri­tori pale­sti­nesi e siriani occu­pati da Israele nel 1967. «Gli avvisi di lavoro non dovreb­bero essere accolti come una sor­presa. Gli stati mem­bri hanno perso la pazienza nel non essere inter­pel­lati. Se con­ti­nuerà l’espansione delle colo­nie, altre nazioni Ue emet­te­ranno simili avvisi», ha spie­gato ieri il rap­pre­sen­tante dell’Ue in Israele Lars Faaborg-Andersen.

Sullo sfondo c’è anche il mal­con­tento dei “cin­que grandi “dell’Unione euro­pea di fronte alla dif­fi­coltà di defi­nire un’iniziativa unica, in sede di Com­mis­sione Ue, per le resi­stenze di alcuni paesi che fanno ostru­zio­ni­smo con­tro posi­zioni “troppo ferme” verso le vio­la­zioni israe­liane del diritto inter­na­zio­nale. Stando alle indi­scre­zioni che cir­co­lano, i diplo­ma­tici israe­liani in Europa sta­reb­bero pro­vando a bloc­care o almeno ad atte­nuare la linea forte decisa da alcune capi­tali euro­pee, facendo leva anche sulla recente scom­parsa in Cisgior­da­nia di tre stu­denti israe­liani che il governo Neta­nyahu con­si­dera rapiti dal movi­mento isla­mico Hamas. Tut­ta­via, sem­pre secondo que­ste indi­scre­zioni, i diplo­ma­tici israe­liani avreb­bero rife­rito all’esecutivo la sen­sa­zione che non sarà facile fer­mare i Paesi euro­pei e che per­ciò si pre­vede un’ondata’ di ”avvisi” con­tro la coo­pe­ra­zione con le colonie.