BRUCIATO VIVO DAI RAPINATORI- PESTATO IL CUGINO

BRUCIATO VIVO DAI RAPINATORI

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5.7.2014 Israele/Territori Occupati. Lo rivelano i risultati dell'autopsia effettuata all'Istituto di Abu Kabir. Due giorni fa, sempre a Gerusalemme, pestato dalla polizia il cugino Tareq.                                                          

di Michele Giorgio

Pro­mette l’uso del pugno di ferro con­tro “chi si fa giu­sti­zia da solo” Yitz­hak Aha­ro­no­vitch, mini­stro israe­liano per la pub­blica sicu­rezza. Si rife­ri­sce ai pale­sti­nesi israe­liani di Kalan­swa, Taibe, Tira, Baqa al Ghar­biye, nella bassa Gali­lea, che venerdì notte hanno pro­te­stato con vio­lenza per l’assassinio a Geru­sa­lemme del 16enne Moham­med Abu Khdeir, bloc­cando incroci stra­dali e attac­cando gli auto­mo­bi­sti ebrei israe­liani. Un tono che il mini­stro non usa quando parla degli assas­sini di Abu Khdeir o in rife­ri­mento agli agenti di poli­zia che, sem­pre a Geru­sa­lemme, due giorni fa hanno ferito gra­ve­mente a calci e pugni un altro ado­le­scente pale­sti­nese, Tareq Abu Khdeir, 15 anni e cugino di Moham­med. Il ragazzo, con pas­sa­porto sta­tu­ni­tense e che vive a Tampa in Flo­rida, si trova in vacanza in Pale­stina dall’inizio di giu­gno. E’ rima­sto nelle mani della poli­zia israe­liana per cin­que ore prima di essere por­tato all’ospedale. Tareq, rac­con­tano i parenti, era andato a fare visita allo zio a Shua­fat, in un momento in cui la zona era tran­quilla, quando due poli­ziotti israe­liani lo hanno fer­mato, pren­den­dolo vio­len­te­mente a calci e a pugni senza appa­rente motivo.

Una ver­sione che sem­bra tro­vare con­ferma in un video (https://www.youtube.com/watch?v=HDENWwEDGr4 &app=desktop) che sta facendo il giro della rete, assieme alle foto in cui si vede il ragazzo con delle gravi tume­fa­zioni sul volto. Fil­mato che per il por­ta­voce della poli­zia Micky Rosen­feld, sarebbe “mon­tato e non obiet­tivo”. A metà mag­gio le auto­rità israe­liane defi­ni­rono un “mon­tag­gio” anche il video, girato da tele­ca­mere di sor­ve­glianza e dif­fuso da “Defence for Chil­dren Inter­na­tio­nal”, sull’uccisione di Nadim Nuwara e Muham­mah Abu al-Thahir, di 15 e 17 anni, cen­trati al torace dalle pal­lot­tole spa­rate dai sol­dati di guar­dia alla pri­gione mili­tare di Ofer (Ramal­lah) durante la com­me­mo­ra­zione della Nakba, men­tre non sta­vano com­piendo alcun atto vio­lento. Per Tareq Abu Khdeir oltre al danno la beffa: è stato arre­stato, a quanto pare per “resi­stenza a pub­blico uffi­ciale”, e oggi sarà processato.

Il volto tume­fatto, le lab­bra gon­fie come canotti di Tareq, sono scon­vol­genti come i risul­tati dell’autopsia sul corpo del cugino. I medici hanno riscon­trato fulig­gine nei pol­moni di Moham­med Abu Khdeir e nel tratto respi­ra­to­rio, a dimo­stra­zione che era ancora vivo men­tre è stato dato alle fiamme. Ha una ferita alla testa ma la morte è dovuta al rogo, hanno accer­tato gli esperti all’Istituto legale di Abu Kabir (Tel Aviv) in pre­senza del perito pale­sti­nese Sabir al-Aloul, diret­tore dell’Università Al Quds. La poli­zia israe­liana non si sbi­lan­cia, sostiene che le cir­co­stanze die­tro l’omicidio del ragazzo pale­sti­nese restano al momento non chiare. La fami­glia della vit­tima al con­tra­rio riba­di­sce che i respon­sa­bili dell’omicidio sono israe­liani che hanno voluto ven­di­care l’uccisione dei tre ragazzi ebrei tro­vati morti lunedì scorso in Cisgior­da­nia. La tesi del “delitto d’onore” o della “faida tra fami­glie” dif­fusa da alcuni siti web nei giorni scorsi sarebbe smen­tita pro­prio dalla bru­ta­lità dell’omicidio. I parenti di Moham­med ne sono con­vinti: solo chi nutre un odio pro­fondo, raz­ziale e poli­tico, può arri­vare a bru­ciare vivo un ragazzo di 16 anni.

I risul­tati dell’autopsia sul corpo di Moham­med e il pestag­gio di Tareq ali­men­tano la ten­sione, non solo a Geru­sa­lemme. L’altra sera l’ondata di sde­gno tra i pale­sti­nesi è arri­vata fino ai cen­tri arabi della bassa Gali­lea, a ridosso della “linea verde” che fino al 1967 divi­deva Israele dalla Cisgior­da­nia. A Kalan­swa, Baqa el Ghar­biye, Taibe e Tira è divam­pata una mini Inti­fada. Gio­vani con il volto coperto hanno bloc­cato strade, bru­ciato coper­toni e alzato bar­ri­cate con i cas­so­netti dei rifiuti. Una pro­te­sta che, ad un certo punto, ha visto i dimo­stranti bloc­care e dare alle fiamme un paio auto­mo­bili gui­date da ebrei israe­liani. La poli­zia è inter­ve­nuta con forza per disper­dere i mani­fe­stanti e ora il mini­stro Aha­ro­no­vitch minac­cia la mano pesante con­tro i colpevoli.

Lo sde­gno per l’orribile fine subita da Moham­med Abu Khdeir si è sal­dato con la fru­stra­zione e la rab­bia di chi vive nei cen­tri abi­tati arabi della bassa Gali­lea, tra i più poveri di Israele. Città e vil­laggi dove regna il degrado, con scarsi ser­vizi sociali. Dor­mi­tori per masse di disoc­cu­pati e mano­vali non qua­li­fi­cati dove la cri­mi­na­lità, i traf­fici ille­citi e lo spac­cio delle dro­ghe pesanti sono il primo datore di lavoro. Le auto­rità hanno sem­pre guar­dato con timore alla sal­da­tura tra le riven­di­ca­zioni dei pale­sti­nesi discri­mi­nati e cit­ta­dini di serie B in Israele e l’ansia di libertà dei pale­sti­nesi sotto occu­pa­zione in Cisgior­da­nia e a Geru­sa­lemme Est. Ecco per­chè il mini­stro Aha­ro­no­vitch minac­cia il pugno di ferro. Agli inizi di otto­bre del 2000, 13 pale­sti­nesi di Israele furono uccisi dal fuoco indi­scri­mi­nato della poli­zia durante le pro­te­ste in Gali­lea pro­vo­cate dallo sde­gno per la “pas­seg­giata” sulla Spia­nata delle moschee di Geru­sa­lemme dell’ex pre­mier (scom­parso a ini­zio anno) Ariel Sha­ron che aveva inne­scato la seconda Inti­fada palestinese.

Dopo la gior­nata di venerdì, segnata da scon­tri vio­lenti tra pale­sti­nesi e poli­zia a Geru­sa­lemme e in Cisgior­da­nia, seguiti ai fune­rali di Moham­med Abu Khdeir, quella di ieri è stata una gior­nata rela­ti­va­mente meno tesa. Gio­vani pale­sti­nesi hanno con­ti­nuato le pro­te­ste in diverse loca­lità ma l’esercito e la poli­zia hanno con­te­nuto la loro rispo­sta. A Gaza, dove da ieri regna una calma irreale dopo l’affievolirsi delle minacce di attacco da parte di Israele – non è chiaro se sia in vigore il ces­sate il fuoco non dichia­rato di cui si par­lava venerdì, ieri sera Israele ha effet­tuato un raid aereo su Gaza e i mili­ziani pale­sti­nesi hanno lan­ciato un razzo verso Ber­sheeva — Hamas ha fatto sapere che sta con­si­de­rando “alter­na­tive ammi­ni­stra­tive” con altri gruppi poli­tici alla luce della “pas­si­vità” del governo di con­senso nazio­nale con Fatah. Ahmad Yusef, un con­si­gliere dell’ex pre­mier isla­mi­sta Ismail Haniyeh, ha spie­gato che pesa anche il man­cato paga­mento dei salari dei dipen­denti dei mini­steri del disciolto governo di Hamas. La ricon­ci­lia­zione forse non è finita del tutto ma l’esecutivo di unità nazio­nale del pre­mier Rami Ham­dal­lah nato a ini­zio giu­gno è già giunto ai suoi ultimi giorni di vita, senza aver mai governato.