Le proteste sull’annessione si sono andate unendo a quelle per l’omicidio di Floyd e di Eyad. I palestinesi ne hanno ben saputo riconoscere la matrice comune, ma chi fa grandi dichiarazioni antirazziste guardi prima di tutto in casa propria.
Dichiarazioni da parte di esponenti ebrei sull’omicidio di Floyd: come ebrei non potremo mai dirci antirazzisti fino a che approveremo il sionismo
da: Robert A. H. Cohen, collaboratore di Writing from the Edge, 6 giugno 2020 , https://www.patheos.com/blogs/writingfromtheedge/2020/06/as-jews-well-never-address-racism-while-clinging-to-zionism/ del 6/6/20
Tra gli altri, Cohen cita il rabbino capo del Regno Unito Ephraim Mirvis che sull’uccisione di Floyd ha affermato: “Non possiamo assistere inerti quando il razzismo si impossessa delle nostre società e non possiamo limitarci ad un superficiale coro di disapprovazione” Il Rabbino Capo dice il giusto ma le sue sue parole appaiono assai “superficiali” quano si considerino i suoi interventi precedenti. Questo è lo stesso rabbino che che ha negato storia, cultura e diritti dei palestinesi quando ha accettato di buon grado la visione di Trump sullo stato di Gerusalemme nel dicembre 2017 dicendo anche che “avrebbe facilitato la causa della pace nella regione”. E’ lo stesso rabbino che ha scelto di attaccare Jeremy Corbyn quando Corbyn lanciò l’iniziativa di solidarietà verso le minoranze etniche e nere, dandosi da fare perché l’iniziativa ricevesse una insignificante copertura mediatica. Altre dichiarazioni di solidarietà e compassione per Floyd sono giunte dalla Unione dei Giovani Ebrei, da Giudaismo Riformato e Giudaismo Liberale, ma tutti senza riconoscere quel razzismo che è assai vicino a loro.
Il sionismo liberale non può nascondere il suo razzismo A proposito dei prestigiosi esponenti ebrei liberali UK comprendenti Sir Simon Schama e lo scrittore Howard Jacobson, che hanno scritto la lettera all’ambasciatore israeliano in UK (v. articolo , NdR) conviene notare la espressione di “preoccupazione ed allarme per per il proposito politico di annessione”. Anche se la lettera menziona “gravi conseguenze” per i palestinesi, la preoccupazione principale non è per l’ingiustizia e la discriminazione bensì per il danno che può subire la posizione di Israele, e per i rischi per il suo carattere “ebraico e democratico”. Malgrado che sia Israele l’occupante e i palestinesi gli occupati, i firmatari nella loro lettera dipingono i palestinesi come i principali responsabili della loro stessa oppressione: “Noi conosciamo il ruolo cruciale che hanno avuto la violenza palestinese, il loro abbandono dei negoziati ed il rifiuto delle offerte fatte dai governi israeliani precedenti”.
Mentre l’America ha impiegato anni di lotta per fare i conti con il suo passato, la società israeliana ebraica resta agganciata alla negazione, senza accenni di nemmeno volere iniziare la battaglia per riconsiderare la sua storia passata. Lo stesso vale per le comunità ebraiche nel mondo che hanno messo Israele ed il sionismo al centro della loro identità. E questo significa che il razzismo va alla grande, legato alle istituzioni e alla cultura ebraica nel mondo. Voglio ricordare che la discriminazione basata su appartenenza etnica e religiosa, è nota col nome di razzismo. Fino a che non ci libereremo del sionismo come lente attraverso cui guardare il mondo, mai capiremo perché il nostro progetto di liberazione nazionale è stato, e rimane, una impresa razzista per un altro popolo.
Traduzione e sintesi di Claudio Lombardi per Associazione di Amicizia Italo-Palestinese