Tantura Il documentario mette in discussione la narrazione israeliana sul 1948 e sullo sfollamento forzato dei palestinesi.
Alice Speri, 25 novembre 2022 https://theintercept.com/2022/11/25/tantura-movie-israel-palestine/
Lo Stato di Israele teme così tanto la propria storia che nel 2011 ha approvato una legge che sanziona chiunque commemori il giorno della sua fondazione come un giorno di lutto piuttosto che di celebrazione. Soprannominata "legge sulla Nakba", dal termine arabo per "catastrofe", che i palestinesi hanno sempre usato in riferimento all'istituzione dello Stato israeliano e alla loro deportazione,la legge esprime l'ansia esistenziale di un Paese che non ha mai riconosciuto il proprio passato.
La narrazione della nascita di Israele è strettamente orchestrata e controllata. Prima di aprire i suoi archivi sulla guerra del 1948, l'esercito ha emanato una disposizione che vieta la pubblicazione di qualsiasi documento che descriva la deportazione forzata dei palestinesi; qualsiasi violazione dei diritti umani, compresi i crimini di guerra, commessi dalle forze israeliane; o qualsiasi cosa che possa "danneggiare l'immagine delle [Forze di Difesa Israeliane]" o indicarle come "prive di aspetti morali".
Pochi in Israele sono comunque interessati a scoprirlo. Cosa sia successo nei giorni precedenti e successivi alla fondazione di Israele, a quale costo il Paese sia nato, sono domande che generazioni di israeliani si sono rifiutate di porsi. "Per gli israeliani, il mito della fondazione è che i palestinesi siano scappati da soli", mi ha detto Alon Schwarz, un regista israeliano di Tantura, quando ci siamo incontrati di recente. "Israele sta mentendo a se stesso".
Anche negli ambienti della cosiddetta sinistra sionista in cui Schwarz è cresciuto, mettere in discussione gli eventi del 1948 è sempre stato "un tabù", ha osservato. Così, dopo che il suo primo film su un sopravvissuto all'Olocausto è stato ampiamente celebrato in Israele - perché "si adattava alla narrazione nazionale", ha detto - ha deciso di raccontare un'altra storia, quella degli orrori che giovani uomini e donne hanno compiuto per costruire uno Stato israeliano dove un tempo vivevano i palestinesi.
Il risultato è "Tantura", il prodotto di oltre due anni di ricerche e interviste con decine di quegli uomini e donne, ora novantenni, su eventi di cui la maggior parte di loro non aveva mai parlato e che molti di loro avevano apertamente negato. In "Tantura", che prende il nome da un villaggio palestinese sulla spiaggia vicino ad Haifa che fu cancellato dalla mappa durante la Nakba, Schwarz si propone di indagare sul massacro di un numero imprecisato di abitanti del villaggio, compiuto appena una settimana dopo la creazione dello Stato israeliano.
Il film racconta una storia che pochi israeliani vogliono sentire - "una storia di cui non sanno che farsene", ha detto Schwarz - ma Schwarz non è il primo che ha cercato di raccontarla. Negli anni '90, Teddy Katz, uno studente israeliano laureato, intervistò i membri della Brigata Alexandroni dell'IDF, l'unità che compì il massacro, e scrisse una tesi basata sulle loro testimonianze. Per questo egli venne attaccato, portato in tribunale, costretto a ritrattare e a scusarsi. Non ha mai ottenuto la laurea. Ma nessuno, prima di Schwarz, chiese a Katz di ascoltare quelle interviste. Armato dei nastri, anni dopo, Schwarz tornò ancora una volta dai membri della brigata, ormai prossimi alla fine della loro vita, e chiese loro di parlare di ciò di cui non si parla in Israele.
Il film, che comprende filmati d'archivio inediti della Nakba e dalla individuazione di una fossa comune da tempo cancellata e trasformata in parcheggio, è una straziante indagine sulla memoria e sul trauma individuale che si scontrano con la narrazione intoccabile di una nazione che si è convinta della propria purezza. È una indagine che rivela la verità su ciò che è accaduto a Tantura, ma soprattutto un film sulla società israeliana e sui danni persistenti del suo peccato di fondazione.
È anche una storia che i palestinesi non hanno mai smesso di raccontare, ma c'è qualcosa di unico nell'ascoltarla dagli stessi autori. "I palestinesi conoscono la storia. Ne hanno parlato e il mondo li ha ascoltati, ma il mondo crede spesso alla parte israeliana e gli israeliani non ammettono questa storia", ha detto Schwarz. "Questa è una storia di Israele che gira la testa dall'altra parte".
Ciò che Schwarz conta di ottenere da questo film, in definitiva, è il riconoscimento di ciò che gli israeliani hanno fatto ai palestinesi. "Li abbiamo privati della loro storia", ha detto. "Non solo li abbiamo assoggettati alla pulizia etnica, li abbiamo deportati, abbiamo negato loro il ritorno, ma li abbiamo anche privati della vera storia. Li abbiamo privati del diritto di ricordare, e questo è terribile".
Quando ha iniziato a raccontare la storia di Tantura, Schwarz sapeva che, come Katz prima di lui, stava indagando su un capitolo della storia israeliana che nessuno voleva rivangare. Come ricorda la moglie di Katz nel film, dopo che la tesi del marito aveva suscitato uno scandalo, diverse persone le dissero: "Ascolta, sappiamo che è successo. Ma perché dirlo? Perché parlarne?".
In una delle scene più toccanti del film, Katz, sulla sedia a rotelle dopo aver subito diversi ictus, chiede a Schwarz se è pronto a essere "braccato come lo sono stato io". In un certo senso, il film di Schwarz è stato respinto con la stessa forza della tesi di Katz. Tantura è stato uno dei film più discussi in Israele negli ultimi anni, e uno dei più condannati. Nonostante il dibattito, non sono stati in molti a guardarlo. Negli Stati Uniti, il film è stato presentato al Sundance e ha ottenuto molti apprezzamenti dalla critica, ma nessun distributore era disposto a correre il rischio di associarsi a questo film. "Non è un film che piace al pubblico", ha detto Schwarz. "La gente distoglie lo sguardo. La gente vuole andare al centro commerciale e mangiare un gelato".
Alcuni storici, anche di spicco, hanno additato Schwarz quale impostore e bugiardo, proprio come avevano fatto con Katz prima di lui. Ma ancora una volta, pochi sembrano disposti a scavare nel passato e a cercare le prove. "Non vuoi risolvere la questione una volta per tutte?". Schwarz chiede a uno storico che gli ha detto di non credere ai testimoni. "Non mi interessa se non viene risolto", risponde lo storico nel film.
Israele non è certo l'unico Paese che ha aggiustato la storia della sua fondazione per adeguarla ad una narrazione nazionalista, ma poiché quella storia è così recente e poiché alcuni di coloro che possono contraddire quella narrazione sono ancora vivi, Tantura offre una rara visione di come i miti nazionali vengono creati e difesi, e a quale costo.
Nel caso di Israele, questa narrazione è difesa con ancora più forza e questa consapevolezza è resa ancora più urgente dal fatto che l'espropriazione del popolo palestinese è tuttora in corso. Le recenti elezioni israeliane, che hanno riportato al potere l'ex primo ministro Benjamin Netanyahu e che dovrebbero dare al Paese il suo governo più di destra fino ad oggi, sono un ulteriore minaccia riguardo all’espansione dello Stato.I palestinesi non sono certo quelli che hanno bisogno di ricordare questo o il passato. A differenza di molti membri delle brigate israeliane intervistati nel film - alcuni dei quali affermano di non ricordare i dettagli orribili della battaglia per Tantura, ma ricordano di aver fatto una nuotata in spiaggia dopo il massacro - una donna palestinese che all'epoca era una bambina dice nel film: "Ricordo tutto quello che è successo a Tantura. Non ho dimenticato nulla". Link al film,https://Vimeo.com/743402408, Password: 12345678
Su Tantura afferma su Facebook Diego Siragusa: i sionisti negano il massacro di al-tantura nonostante la confessione degli assassini. nel mio libro "il terrorismo impunito" ho dedicato un capitolo a questo massacro.
Il cielo di Sabra e Chatila
Pagine Esteri, 19 dicembre 2022 – Presentato il documentario prodotto da Pagine Esteri, “Il cielo di Sabra e Chatila”, girato nei campi profughi palestinesi del Libano in occasione dei 40 anni dalla strage compiuta dalla destra falangista libanese durante l’invasione israeliana del Libano. La prima proiezione nazionale all’interno del Festival cinematografico “Intimalente”, tenutosi a Caserta tra il 14 e il 18 dicembre ha raccolto entusiasmo, apprezzamento e tanta curiosità. “Il cielo di Sabra e Chatila” è stato realizzato grazie alla collaborazione con la Spring Edizioni e l’associazione Pixel aps, che ha lanciato la raccolta crowdfunding su Eppela.com
Il documentario, per la regia di Eliana Riva, racconta quello che è accaduto 40 anni fa ma anche la condizione, oggi, dei profughi palestinesi che ancora vivono i campi nati nel 1948, dopo la proclamazione dello Stato di Israele e l’inizio della Nakba che causò l’espulsione e l’esodo di circa 700.000 palestinesi. I profughi lasciarono le loro case e, in attesa di ritornarci, si rifugiarono in altri stati arabi. Israele, però, non ha mai consentito loro di esercitare il diritto al ritorno, così come sancito dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, dalla Convenzione di Ginevra e dalle Nazioni Unite. I palestinesi sono quindi rimasti all’interno dei campi. Ancora oggi non hanno diritto, in Libano, ad acquistare abitazioni, alla proprietà privata e ad esercitare moltissime professioni.
La popolazione dei campi profughi è aumentata, anno dopo anno, generazione dopo generazione (oggi siamo alla quarta) ma la superficie non si è allargata, non è permesso, e così l’espansione abitativa si è sviluppata in alto. Un piano sopra l’altro, in situazioni di povertà, di difficoltà estrema, il cielo è spesso oscurato dai palazzi che quasi si toccano nei vicoli di Sabra e Chatila e dai cavi, un groviglio di cavi infinito che causano spesso incidenti e morti.Siamo entrati nei campi insieme a uno dei protagonisti del documentario, Vittorio Rosa, cresciuto a Sabra e Chatila e uscito dal Libano insieme ai combattenti palestinesi dell’Olp, secondo quelli che erano gli accordi negoziati con Israele e le garanzie date dagli Stati Uniti, poco prima che il massacro avvenisse. Abbiamo raccolto la sua storia, i suoi ricordi e l’emozione di tornare a casa dopo 40 anni. “Il cielo di Sabra e Chatila” inizia da qui il suo viaggio nei Festival e in proiezione in diverse tappe italiane.
Su Sabra e Chatila va ricordato anche il documentario “Massacre” con interviste agli autori del massacro(NdR)
Erasmus a Gaza
di Chiara Avesani,sull’esperienza di un giovane studente di medicina nel 2018, anno della Grande Marcia, successivamente laureatosi a Bologna con una tesi sulle ferite da arma da fuoco.
Farha
della regista giordana Darin Sallam, Farha è un film drammatico storico che racconta l'esperienza di una ragazza palestinese durante la Nakba https://youtu.be/pdatrfnalAQ
Boycott
prodotto nel 2021 da Just Vision spiega come il sistema politico statunitense è stato addomesticato sulla questione della Palestina.
Straniero nella mia terra
di Fida Jiryis, cittadino palestinese di Israele documenta la vita dei palestinesi che vivono da entrambi i lati della Linea Verde.
OBAIDA
breve di Matthew Cassel, descrive la vicenda di uno degli oltre 700 minori che in un anno subiscono la detenzione da parte dei militari israeliani.
Incitement (2019)
documentario dell'israelo-americano Yaron Zilbermansulla formazione educativa del giovane Yigal Amir che uccise Yitzak Rabin
The Settlers (2016)
documentario israeliano di Shimon Dotan una situazione che di anno in anno si va facendo sempre più grave e violenta