Idro-Apartheid

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Sulla morte di Clemens Messerschmid, idrogeologo, a Ramallah.

L'idrogeologo tedesco Clemens Messerschmid, da anni attivo nei territori occupati, è morto di infarto all'età di 58 anni a Ramallah il febbraio scorso. Ha coniato la parola "idroapartheid". Egli ha descritto il consumo d'acqua degli oltre 600.000 coloni ebrei israeliani nella Cisgiordania occupata in questo modo: "per la loro agricoltura illegale oltre 13.000 litri pro capite al giorno".

di Johannes Zang, junge welt, 8.3.2023

(Mare di Galilea)

Messerschmid, che aveva conseguito un dottorato sul settore idrico della Palestina, era solito definire il problema dell'acqua come "occupazione militare" a partire dalla Guerra dei Sei Giorni del 1967. Da allora il regime militare ha governato con decreti. Secondo l'idrologo, il primo decreto militare emanato dopo la cattura - il n. 92 - "dichiara tutta l'acqua della Palestina come acqua israeliana". Per Messerschmid, "l'annessione di tutta l'acqua è stata de facto completata due mesi dopo la fine della guerra".

Giunto in Palestina nel 1997 per un progetto idrico tedesco-palestinese della Gesellschaft für technische Zusammenarbeit (GTZ), era conosciuto nella Cisgiordania occupata, dalla città di Jenin a Hebron, come "Wasserschmid" o "Wassermann". Alla domanda: "Quanti pozzi è stato permesso ai palestinesi di scavare nella falda acquifera occidentale più grande dal 1967 per rifornire la popolazione in rapida crescita con la propria acqua?", Messerschmid ha risposto: "zero". Messerschmid si è opposto con veemenza al termine "crisi idrica" e ha parlato invece di uno "stato di emergenza stabile perché non ci è permesso di accedere alla nostra acqua sotto i piedi".

Messerschmid non si limitava a fare ricerca, ma installava anche serbatoi d'acqua per gli agricoltori, scriveva relazioni di esperti, consigliava i dottorandi dell'Università di Birzeit, l'università palestinese a nord di Ramallah, girava la Germania con conferenze o collaborava con fondazioni tedesche per progetti idrici.

L'attrice e attivista per la pace tedesco-israeliana Nirit Sommerfeld ha espresso per la morte di Messerschmid "sconcerto, tristezza e rabbia". Lo definisce un "esperto di acqua onesto e combattivo e uno scienziato ossessionato dalla verità". Da lui ha appreso che a Ramallah cade più pioggia che a Berlino e che la carenza d'acqua è un "mito dell'acqua". "Abbiamo capito perché il fiume Giordano si prosciuga quando il deserto in territorio israeliano viene fatto 'fiorire'", ha detto Sommerfeld.

Messerschmid era un esperto unico sulla politica idrica assolutamente ingiusta di Israele nei confronti dei palestinesi. Sarà ricordato per "i suoi molti anni di difesa della giusta causa della Palestina". Il fatto che Messerschmid, che ha lavorato con grande impegno personale per migliorare le condizioni di vita della popolazione palestinese, sia scomparso così improvvisamente" è "inconcepibile"

Secondo Messerschmid, la Palestina è "l'unico Paese al mondo in cui non si è verificata la cosiddetta rivoluzione blu", ovvero lo sfruttamento sistematico delle acque sotterranee mediante trivellazioni a partire dagli anni '50 nei Paesi del Sud globale. Solo in Palestina questo è vietato.

La risorsa vitale è una delle questioni più delicate del conflitto tra ebrei e arabi, israeliani e palestinesi, che si trascina da prima della nascita dello Stato d’Israele. Lo ha capito anche Martin Schulz (SPD), presidente del Parlamento europeo nel 2014, che di fronte alla Knesset israeliana ha riportato la domanda che i giovani palestinesi gli avevano posto in precedenza: Com'è possibile che un israeliano abbia 70 litri d'acqua al giorno, mentre un palestinese solo 17? Anche se le cifre assolute non sono corrette, il rapporto espresso in esse lo è. "Menzogne evidenti" le ha definite l'allora ministro del Commercio Naftali Bennett, cofondatore del partito Nuova Destra. Con i suoi colleghi di partito, ha lasciato la sala durante il discorso.

In occasione della Giornata mondiale dell'acqua 2022, l'Ufficio palestinese di statistica (PCBS) ha reso noto, tra l'altro, che il 20% dell'acqua disponibile in Palestina viene acquistata dalla società israeliana di fornitura di acqua potabile Mekorot che fa affari in Italia. Bassam Sawalhi, ingegnere della società palestinese di approvvigionamento idrico Jerusalem Water Undertaking, ha commentato questo dato al canale di notizie Al-Jazeera: "Rubano la nostra acqua e poi ce la vendono". Il PCBS scrive inoltre: "Oltre il 97% dell'acqua proveniente dalla falda acquifera costiera (una vena d'acqua sotto Gaza,) non soddisfa gli standard dell'Organizzazione Mondiale della Sanità".

Anche a causa di ciò, nel giro di un anno e mezzo sono stati pubblicati tre rapporti che accusano Israele di apartheid. Il primo è stato quello di B'Tselem nel 2021, seguito quattro mesi dopo dal rapporto di 217 pagine di Human Rights Watch: "A Threshold Crossed. Le autorità israeliane e i crimini di apartheid e persecuzione".

Il rapporto di Amnesty International "L'apartheid di Israele contro i palestinesi: Un sistema di governo crudele e un crimine contro l'umanità" è lungo 280 pagine e contiene 303 passaggi sull'"acqua".

Traduzione: Leonhard Schaefer