Senza i palestinesi, la protesta in Israele è solo “demo- crazia”, non democrazia

https://www.haaretz.com/opinion/2023-03-31/ty-article-opinion/.premium/without-palestinians-protest-in-israel-is-just-demo-not-democracy/00000187-33b2-da89-a39f-3fb221780000?172

Salaam, sono io, l'elefante fra le porcellane. Mi chiamo Tamer Nafar e sono un artista, arabo palestinese, nato e cresciuto a Lod, cittadino israeliano. Quando lavoro a una nuova canzone, il primo passo è la bozza, si chiama demo. Registriamo le idee e poi torniamo a casa per riflettere su noi stessi e decidere dove andrà la canzone. Guardando da lontano le manifestazioni contro il golpe giudiziario, mi è venuto in mente il nome "demo-crazia". Avete sicuramente ottenuto una vittoria: Bibi si è piegato. Ma non è questa la fine della questione, non era altro che “demo”. La domanda è come e fin dove si svilupperà.

Israele è sempre bloccato all'incrocio tra due parole che si contraddicono, democratico ed ebraico, un paradosso che di tanto in tanto esplode e raggiunge un bivio in cui o si sceglie il democratico fino in fondo o l'ebraico fino in fondo, e allora il centro arriva e fugge dall'incrocio o fa un'inversione di marcia. Questa volta lo scontro è a tutto volume. Mi chiedo quanti decibel raggiungerà la prossima volta.

 

Foto: Manifestanti con bandiere israeliane e palestinesi a Tel Aviv contro il progetto della Guardia Nazionale di Ben Gvir

È una sorta di lotta popolare, ma non fino in fondo. I palestinesi organizzano manifestazioni popolari, di quelle che a volte finiscono con dei morti. Le organizzazioni più potenti dell'economia non si mobilitano per proteggerci o per concederci giorni di ferie per protestare, e alla fine persino l'Alta Corte di Giustizia, simbolo della vostra democrazia, razionalizza le uccisioni.

Pensate che sia probabile che l'aeroporto internazionale Ben-Gurion cancelli i voli per fermare la demolizione di una casa a Lod?

So bene come la penso sulle manifestazioni. Ogni immagine, post o didascalia ha colorato il mio stato d'animo, tutto ha portato allo stesso punto. In fin dei conti, non c'è democrazia senza uguaglianza - ho persino sentito dire che questo era uno slogan ricorrente nelle manifestazioni.

Così ho cercato l'uguaglianza. Alcune delle istituzioni che hanno lottato per la giustizia e la democrazia sono le stesse che hanno licenziato gli arabi perché avevano espresso un'opinione o pubblicato un post che aveva suscitato il consenso dei cittadini. La giustizia è dalla nostra parte, ma non siamo privilegiati. Non dirò che i manifestanti sono ciechi di fronte alla giustizia. Dirò che c'è un daltonismo, una cecità nei confronti delle lotte. Rifiutarsi di entrare nell'esercito a causa della legislazione e il giorno dopo mobilitarsi per conto della stessa Alta Corte che ci deruba della nostra terra è piuttosto selettivo. È decidere quando siamo democratici e quando siamo ebrei.

Quindi mazal tov per la manifestazione. Ecco alcune idee su come farsi coraggio e andare fino in fondo. A prescindere da ciò che deciderete, che si tratti di una canzone ebraica da solista o di un duetto con i palestinesi, in ogni caso ciò che manca alla vostra manifestazione è l'armonia. L'armonia delle lotte.

Non ho mai creduto nella parola coesistenza come piano di lavoro. La coesistenza può esserci solo come risultato del processo di co-resistenza. Voglio vedere i piloti rifiutarsi di bombardare un quartiere di Gaza City e partecipare a una marcia contro l'ebraicizzazione di Gerusalemme Est. Voglio vedere gli insegnanti marciare per un'istruzione egualitaria, per i neri, i Mizrahim, le persone LGBTQ e persino per il riconoscimento della Nakba. Ma se è solo per l'uguaglianza tra gli ebrei, allora capite che questa è la supremazia ebraica che inconsciamente crede in tutto ciò in cui crede Itamar Ben-Gvir; l'unica differenza è che lui è più vocale.

Chiedetevi: cos'è che vi dà fastidio: che la pensi come lui o che dica quello che tutti pensano? È uno spunto di riflessione, non rispondete subito, come dice il mio terapeuta. Dormiteci su, parlatene con voi stessi con il massimo coraggio e onestà, non reprimete il problema, perché da un cumulo di mole diventerà un vulcano, da 62 membri della Knesset a tutti e 120. "Siate ottimisti, il cambiamento non è una passeggiata", ha detto lo psicologo. Vedo un barlume di luce in una piccola parte dei manifestanti ebrei. Ho detto piccola perché è piccola e forse perché ho una cecità numerica.

In una delle sessioni di registrazione di DAM, il gruppo hip-hop che ho fondato e che dirigo, il produttore Itamar Ziegler e io abbiamo parlato delle manifestazioni; tutti capiamo perché i palestinesi non si sentono partecipi. Ziegler è andato in giro con un gruppo che protestava contro l'occupazione e per l'uguaglianza per tutti, dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo, e ha detto: "Se il motivo che ha spinto tutti a venire è la riforma, allora sto entrando da quella porta ma sto portando nella manifestazione e nella conversazione l'occupazione e la Nakba e i prezzi che i palestinesi pagano ogni giorno, anche oggi".

Foto Il rapper Israeliano-Palestinese Tamer Nafar

C'è una canzone di Leonard Cohen intitolata "You Want It Darker- lo vuoi più scuro”. Voglio citare la strofa che Cohen in realtà non ha scritto, intenzionalmente o perché non ha avuto il tempo di scrivere, ma è la strofa che voglio sentire: "You want it brighter, let's light the flame. Lo vuoi più luminoso, accendiamo la fiamma".

Traduzione: Leonhard Schaefer