Mizrahi e Askenazy nel movimento di protesta israeliano

Shane Burley e Ben Lorber,  28 marzo 2023

https://www.972mag.com/smadar-lavie-israeli-protests-mizrahi/?utm_source=972+Magazine+Newsletter&utm_campaign=6c1619c0a3-EMAIL_CAMPAIGN_9_12_2022_11_20_COPY_01&utm_medium=email&utm_term=0_f1fe821d25-6c1619c0a3-318938889

[...]La scarsa visibilità data alle voci Mizrahi nelle proteste "pro-democrazia", come molti le hanno definite, ha fatto alla fine il gioco del Likud e dell'estrema destra israeliana, che intendono caratterizzare il loro attacco ai valori democratici anche come uno sforzo per erodere la supremazia ashkenazita ed elevare le voci delle comunità Mizrahi emarginate.

Ben Lorber e Shane Burley, due giornalisti e attivisti ebrei americani ashkenaziti, hanno discusso  con l'antropologa mizrahi Smadar Lavie, professoressa emerita all'Università della California, dell'attuale crisi in Israele-Palestina. Con decenni di esperienza nelle lotte mizrahi e palestinesi, Lavie è autrice di "Wrapped in the Flag of Israel: Mizrahi Single Mothers and Bureaucratic Torture", un libro del 2018 che descrive le strutture di repressione razziale, religiosa e di genere ed il rapporto tra le donne Mizrahi e la colonizzazione della Palestina.

Ben Lorber: Quali sono le richieste dell'attuale protesta per la "riforma giudiziaria" in Israele e chi rappresentano queste proteste? Lei ha detto che gli israeliani Mizrahi sono stati in gran parte assenti da queste proteste - cosa che potrebbe sfuggire agli americani di sinistra. Perché molti non partecipano a queste proteste?

Smadar Lavie: La protesta è iniziata sotto ls guida delle classi professionali ashkenazite più istruite di Israele, provenienti dai settori legale, ingegneristico, high-tech e biotecnologico, dei media, artistico, medico e accademico. Anche alcune decine di professionisti coloni della Cisgiordania si sono uniti alle manifestazioni.

Le comunità Mizrahi costituiscono la maggioranza demografica di Israele, ma sono tutt'altro che omogenee. Mizrahim è un termine generico, come “persone di colore” per gli Stati Uniti. Ma essendo il segmento maggioritario della società israeliana, determinano i risultati delle elezioni parlamentari. Ciò che viene considerato "centro" nella politica israeliana continua a spostarsi verso la destra estrema, così come il voto della maggioranza Mizrahi continua a spostarsi verso l'ultranazionalismo.

Tuttavia, attualmente esiste una lodevole iniziativa guidata da un gruppo di intellettuali della piccola sinistra Mizrahi - il Collettivo Civico Mizrahi. Mentre la maggioranza dei manifestanti è costituita da ashkenazim conservatori e privilegiati, che desiderano tornare al buon vecchio ordine delle cose in uno Stato che paradossalmente si definisce "ebraico" e "democratico", il collettivo Mizrahi mette in discussione il vecchio ordine. Essi sostengono che per i Mizrahim e i Palestinesi con cittadinanza israeliana, Israele non è mai stata una democrazia né nella struttura né nella pratica. Essi considerano questi tempi tumultuosi come un'opportunità per rimodellare la struttura di governo israeliana in modo che diventi una vera democrazia.  A differenza degli organizzatori ashkenaziti delle manifestazioni di massa, essi parlano di giustizia per la Palestina. Ma l'attenzione si concentra sul dopo 1967 , piuttosto che sulla Nakba.

Una delle caratteristiche principali delle manifestazioni recenti è l'uso massiccio della bandiera israeliana e un severa esclusione della bandiera palestinese (almeno fino al pogrom di Huwara). Un altro connotato delle manifestazioni è la firma simbolica di massa della Dichiarazione di indipendenza di Israele del 1948. Tra i leader e gli organizzatori principali ci sono ex capi di stato maggiore dell'IDF ed ex generali che hanno guidato l'aviazione israeliana, i marines, le unità di commando d'élite e le squadre di guerra cibernetica. Questi sono considerati la crème de la crème della società israeliana, ashkenazita. Anche se gli ashkenaziti costituiscono solo il 30% della popolazione israeliana, controllano la divisione del potere e dei privilegi nello Stato. I manifestanti chiedono il ritorno dell'Israele che avevano prima del "Bibidom" [il regime di Netanyahu].

Secondo le stime raccolte all'inizio di febbraio da sondaggisti di destra, il 26% dei manifestanti si è identificato come Mizrahim. Posso supporre che molti appartengano alla fragile classe media Mizrahi emergente che ha lottato tanto per arrivare a questo punto. Questa classe non gode dei vantaggi del nepotismo dell'establishment ashkenazita.

Io sono lieta di questa iniziativa del Collettivo Civico Mizrahi, ma temo che essa si disperderà e scomparirà nonostante il serio lavoro di studio e di elaborazione di documenti con serie proposte di riforme economiche, politiche e culturali, proposte per contrastare le riforme dell'etrema destra attualmente in votazione alla Knesset. Questo è stato il destino delle altrettanto serie proposte avanzate dalla componente Mizrahi nel corso del grande movimento Occupy nel 2011 [le cosiddette "proteste delle tende", quando centinaia di persone si accamparono in una delle principali arterie di Tel Aviv e altre centinaia di migliaia scesero in strada per protestare contro il costo della vita].

La maggior parte dei Mizrahim vota per i partiti di destra e molti vivono nell'entroterra dello Stato israeliano. La sinistra Mizrahi, invece, è concentrata soprattutto a Tel Aviv, Gerusalemme e Haifa. Attraverso i social media e le conferenze Zoom, alcuni dei suoi membri esercitano una leadership da New York City o dalla Gran Bretagna - non esattamente efficaci in quanto un po’ distanti da quanto vissuto in Israele.

Un autentico cambiamento sociale può risultare dal dibattito  interno - sia che ci si riunisca nelle sinagoghe, nei centri comunitari o nelle case delle persone - ma temo che la sinistra mizrahi non sia in grado di farlo per mancanza di tempo e di spazio, e soprattutto per mancanza di fondi per l'organizzazione di movimenti sociali o di ONG. La maggior parte delle attiviste femministe Mizrahi nei centri di Tel Aviv-Haifa-Gerusalemme non sono proprietarie di case e lottano per pagare l'affitto mensile e le bollette, il che lascia loro poca possibilità di portare avanti l'organizzazione necessaria. Le ONG dipendono molto dal budget e spesso non ci sono fondi sufficienti per le iniziative della sinistra Mizrahi. Se ci sono donazioni, di solito provengono da organizzazioni sioniste progressiste della diaspora ebraica americana, e le ONG devono adattare il loro attivismo in modo da non contrastare i donatori. L'immagine che gli ebrei della diaspora hanno di Israele è che tutti gli ebrei siano uguali nella patria degli ebrei. Sarebbe difficile per loro ammettere che sotto questa immaginaria uguaglianza c'è una costruzione razziale intra-ebraica.

In generale, essere filopalestinesi in Israele richiede spesso contatti e fondi per pagare la cauzione piuttosto che marcire in prigione nel caso in cui si venga arrestati durante una visita di solidarietà ai villaggi della Cisgiordania.

Un'altra apprezzabile iniziativa è "Il fronte dei non rappresentati", organizzato da Shovrot Kirot ("Rompere i muri"), il movimento femminista Mizrahi di base emergente in Israele. I loro striscioni dichiarano: "Non c'è democrazia senza le donne mizrahi, etiopi e palestinesi. Nessuna democrazia senza madri single, rifugiate e richiedenti asilo, e senza LGBTQ". Si sono unite alle manifestazioni nelle ultime tre settimane nonostante le loro riserve, derivanti dal fatto che la sinistra sionista ashkenazita (e non sionista) raramente, se non per nulla, si è unita alle manifestazioni femministe mizrahi contro il femminicidio, gli sfratti delle madri single, il taglio delle forniture di gas e dall'elettricità, i tribunali per la riscossione di debiti che derubano le case mizrahi del poco che hanno, o l’affidamento forzato di bambini dalle case delle madri single mizrahi a causa della povertà delle madri.  Anche loro vedono l'attuale protesta di massa come un'opportunità per proporre un nuovo ordine antirazzista per la società israeliana che enfatizzi la giustizia sociale.

Un'importante lacuna di queste due iniziative è l'assenza di proposte di riforma delle letali reti burocratiche di Israele. Lo Stato utilizza procedure burocratiche macchinose per controllare la maggioranza Mizrahi. Per democratizzare lo Stato, dovrebbe esserci un modello alternativo che riduca il dominio del regime israeliano sulla sua maggioranza di cittadini attraverso labirintiche trafile burocratiche.

Anche se ora un numero maggiore di Mizrahim partecipa alle manifestazioni, non credo che la maggioranza dei Mizrahim della classe media che protestano condivida la politica del Collettivo civico Mizrahi o di Shovrot Kirot. Le manifestazioni hanno come obiettivo fondamentale quello di mantenere il sistema legale, politico ed economico israeliano così com'era prima del periodo dei governi Netanyahu.

Shane Burley: In un recente articolo per la London Review of Books, lo studioso palestinese Tareq Baconi ha affermato che "ciò che preoccupa i manifestanti è la prospettiva che l'ideologia fascista, applicata ai palestinesi, venga applicata contro gli ebrei israeliani". Questa sembra essere la storia del fascismo in generale, in quanto insita nel nazionalismo fin dall'inizio. Come pensa che i manifestanti stiano fraintendendo il modo in cui il fascismo emerge in Israele? Direbbe che forse, in modo analogo, i manifestanti liberali ashkenaziti hanno paura di essere trasformati in cittadini di seconda classe,così come hanno trattato a lungo i Mizrahim?

Il fascismo è insito nel sionismo fin dalle sue origini e nel corso della sua storia. Storicamente, l'estrema destra suprematista bianca si è formata amalgamando ideologie e pratiche di religiosità e biologismo. Per biologismo si intende la definizione di identità razziali, etniche o di altri gruppi come un fatto biologico. Questo costruisce l’idea e la pratica dello Stato-nazione del sionismo. Alla base dei movimenti suprematisti bianchi e fascisti c'è un doppio modo di imporsi: le classi superiori lo avviano, ma poi si nutre del populismo delle classi inferiori bianche. Questo populismo è radicato nella centralità della famiglia tradizionale e dei valori familiari conservatori.

I regimi autoritari dipendono dall'interazione tra un uomo forte, un leader carismatico e una burocrazia che prosciuga gran parte della capacità di resistenza delle masse attraverso un intreccio burocratico. L'interazione tra il leader forte e l'apparato burocratico era già presente ai tempi del [primo primo ministro israeliano David] Ben-Gurion e del suo controllo dell'immigrazione di massa di ebrei dal mondo arabo e musulmano attraverso il ricorso alla labirintica burocrazia del welfare. Fu Ben-Gurion a dire che i Mizrahim erano bande di criminali, alcolizzati e papponi.

Israele si è sempre definito uno Stato ebraico. Si può essere ebrei sia per nascita, dimostrando una discendenza materna ebraica pura di cinque generazioni, sia, raramente, per conversione all’ebraimo ortodosso. C'è un pregiudizio nei confronti dei convertiti - un passaggio del Talmud afferma che il convertito è un fardello per il popolo di Israele quanto la psoriasi, e questo è diventato un modo di dire ebraico comunemente usato. Le conversioni non ortodosse non sono riconosciute come valide dal sistema di tribunali rabbinici che determinano matrimoni, divorzi, religione alla nascita e altre questioni di status personale degli ebrei israeliani. Uno Stato che definisce il riconoscimento della cittadinanza attraverso la biologia e la religione è totalitario. E anche quando la biologia e la religione determinano la cittadinanza, gli uomini con la pelle scura saranno sempre sotto gli uomini bianchi e le donne sotto gli uomini. Le donne bianche faranno parte della civiltà modernista e le donne scure saranno considerate incolte e animalesche.

Il nuovo regime israeliano vuole mettere al bando qualsiasi possibilità di aborto; eliminare la procedura di emissione di ordini restrittivi in caso di violenza domestica; eliminare i tribunali non rabbinici per il divorzio; sostiene apertamente che le donne debbano tornare a servire i loro mariti e a partorire bambini ebrei. Hanno intenzione di annullare tutto ciò che le femministe israeliane, ashkenazite, mizrahi e palestinesi, hanno ottenuto dopo lotte così difficili. Mentre i laici israeliani che protestano vogliono separare l'ebraismo dallo Stato, la magistratura si è regolarmente pronunciata nella direzione opposta - e la storia stessa del cosiddetto sionismo laico dimostra che tale separazione è tutt'altro che semplice.

SB: Il nucleo ashkenazita dell'attuale movimento di protesta condanna il regime di Netanyahu come un bastione del conservatorismo sociale e si dipinge, al contrario, come un faro del liberalismo. Sembra che lei stia dicendo che, mentre la minaccia dell'estrema destra è reale, l'immagine di sé "illuminata" degli ashkenaziti liberali è fuorviante, quando in realtà forti filoni di conservatorismo sociale sono stati presenti fin dall'inizio.

Nell'immaginario di Israele, i Mizrahim sono sempre visti come conservatori tradizionalisti, mentre gli Ashkenazim si ritraggono come fari della (post)modernità. Ma anche prima che il Likud salisse al potere nel 1977, erano i sionisti ashkenaziti laici e socialisti a essere conservatori nelle dinamiche familiari e di genere, a parte l'esperimento fallito dei kibbutz. Hanno sempre attribuito questo conservatorismo alla primitività delle famiglie Mizrahi. La più piccola unità organizzativa della società israeliana non è l'ideale europeo-nordamericano dell'individuo ben delimitato, ma la famiglia nucleare, sia essa laica o osservante, ashkenazita, mizrahi o palestinese. Così il desiderio viene incanalato verso la riproduzione, e la riproduzione viene incanalata verso il rafforzamento della demografia ebraica in mezzo al mondo arabo. Il termine ebraico è pulhan ha-imahut (culto della maternità).  È possibile osservare queste norme riproduttive anche nella comunità LGBTQ israeliana. La lotta omonormativa LGBTQ americana era per il diritto al matrimonio. In Israele si è trattato del diritto alla genitorialità, che si tratti di coppie lesbiche, di maternità surrogata per coppie gay o di famiglie alternative. Questo culto fonde biologismo e religione: o sei ebreo per nascita o sei goy [gentile]. Se (ri)produci ebrei, tu e la tua prole avete il privilegio di essere cittadini superiori dello Stato. Anche gli ebrei "puri" della diaspora ricevono la cittadinanza automatica quando immigrano in Israele, compresa l'assistenza per l'alloggio, l'occupazione e la riduzione delle tasse. Tutto questo è stato istituito fin dalla fondazione dello Stato nel 1948.

Israele è sempre stato iper-nazionalista e, fino alla privatizzazione-deregolamentazione avvenuta alla metà degli anni '80, vi vigeva un curioso paradosso di lavoro e capitale: molte industrie erano di proprietà dell'Histadrut, che era anche il sindacato dei lavoratori di Israele. Il sionismo socialista ha dunque servito abbastanza bene la minoranza ashkenazita. Per i Mizrahim era sfruttamento. E, a loro volta, i Mizrahim sfruttavano i palestinesi. Dopo [l'inizio dell'occupazione nel] 1967, molti Mizrahim hanno goduto di una spinta verso l'alto ed una mobilità economica, perché c'è stato un afflusso di lavoratori palestinesi senza diritti dalla Cisgiordania e da Gaza. Tuttavia, questa spinta non ha eliminato il razzismo strutturale e culturale contro i [Mizrahim].

Ma ci sono tante contraddizioni nel nazionalismo israeliano, perché la halacha [legge religiosa] ebraica è intrecciata con le politiche pubbliche. Niente trasporti pubblici di Shabbat. Le grandi catene di supermercati non possono operare senza una licenza kosher. I cittadini non possono sposarsi tra religioni diverse. Gli israeliani celebrano le festività ebraiche e la cosiddetta interpretazione laica di queste feste dirotta comunque l'ebraismo in una simbologia nazionalistica. Il confine tra religione e politica non è mai stato chiaro. Mentre i Mizrahim sono bloccati da stereotipi primitivi di religiosità e tradizionalismo, l'intero Stato è organizzato secondo un'etnocrazia religiosa - compresa l'élite laica ashkenazita. Questo tipo di supremazia bianca ashkenazita non è nuova. Se questi manifestanti vogliono diritti, è solo per gli ebrei. Israele non è mai stata una democrazia per i palestinesi e non lo sarà mai nella visione che questi manifestanti hanno della riforma. Il cosiddetto cosmopolitismo laico di cui parlano molti dei manifestanti è reso possibile dalla violenza sistemica contro i palestinesi e dalla discriminazione nei confronti dei Mizrahim, compresi quelli che si affacciano alla classe media.

In un certo senso, purtroppo, gli elettori Mizrahi dell'estrema destra possono essere visti come una sorta di cittadini bianchi di seconda classe che hanno bisogno di proteggere il loro privilegio attraverso l'ultranazionalismo in un mondo del Nord in cui le comunità di colore acquisiscono potere attraverso la voce e l'azione, proprio come parte della base di Trump negli Stati Uniti. Anche se i Mizrahim potrebbero essere classificati come persone di colore, in Israele godono comunque della supremazia ebraica, pur rimanendo una preferenza strutturale per gli ebrei europei.

BL: Alcuni esponenti della destra israeliana criticano questi movimenti di protesta come un attacco contro l'ascendente potere politico dei Mizrahim da parte di una vecchia élite liberale ashkenazita, desiderosa di mantenere la propria presa sul potere. Qual è il problema di questa analisi, che dipinge il Likud come il difensore dei Mizrahim e l'attacco di Netanyahu al sistema giudiziario come una rivolta contro il potere ashkenazita? Qual è la fonte del suo fascino, c'è un fondo di verità?

Gli elettori mizrahi che hanno eletto questa Knesset e questo governo di estrema destra non si illudono di scambiare un'élite ashkenazita liberale con una ultraconservatrice, di scambiare la vecchia guardia con un'avanguardia fascista. Il risultato positivo è che mentre la sinistra sionista era vicina alla morte, ora, con queste proteste di massa, ha ripreso vita e si è resa conto che, mentre i politici Mizrahi eletti continuano a svendersi alla leadership ashkenazita, la sinistra sionista non può continuare a ignorare il pubblico Mizrahi come forza politica.

Come prevedibile, il sistema giudiziario israeliano è prevenuto nei confronti dei Mizrahim. Una delle gravi ingiustizie commesse nei tribunali nei confronti dei Mizrahim riguarda gli alloggi - sfratti senza colpa, espulsioni-demolizioni per costruire alloggi di lusso. Un'altra è quella dei tribunali per la famiglia e per i giovani, che spesso mandano i bambini di classe sociale inferiore in scuole differenziali, lo stesso tipo di scuole per gli aborigeni australiani o i nativi americani. I tribunali di riscossione, che agiscono contro i Mizrahim in termini di piccoli debiti, sono un altro strumento di discriminazione: essi possiedono pochi beni e [i tribunali] li confiscano tutti per venderli all'asta per pagare tali debiti, mentre gli enormi debiti delle società tecnologiche e di hedge fund vengono spesso condonati.

Le persone che eseguono questi sfratti, gli assistenti sociali che sradicano i bambini poveri dalle loro case, sono spesso Mizrahim della classe media. Anche molti giudici dei tribunali di primo grado, dei tribunali del traffico e dei tribunali di riscossione sono Mizrahim. Stranamente, sia gli elettori Mizrahi di estrema destra che le iniziative Mizrahi di sinistra sono d'accordo sul sistema legale differenziato e incentrato sulla razza in Israele. Entrambi chiedono riforme legali, per quanto contraddittorie.

SB: Quindi c'è questa stratificazione in cui l'élite ashkenazita rimane in cima e usa i Mizrahim della classe media per eseguire queste sentenze e lo sfruttamento delle classi inferiori Mizrahi, mentre gli Ashkenazim della classe alta hanno sostanzialmente i loro debiti condonati.

Sì, esattamente. Il Likud sta usando i Mizrahim che hanno profonde rimostranze contro il sistema legale israeliano, anche se questi suoi elettori saranno colpiti più duramente dalle sue riforme dittatoriali. Paradossalmente, mentre si sviluppa la protesta anti-riforma, alcuni dei suoi leader stanno usando anche le rivendicazioni di giustizia sociale Mizrahi a sostegno della loro causa. La sinistra ashkenazita sta sostenendo la multiculturalità e l'inclusione per corteggiare l'intellighenzia mizrahi, presumendo che la maggioranza mizrahi la seguirà. Questa è diventata recentemente la loro strategia per mascherare invece il modo in cui la leadership ashkenazita - che si tratti di magnati dell'hi-tech o di Shimon Peres, Ehud Barak, persino Netanyahu - continua a portare avanti un'economia violenta. Il boom economico conseguente agli Accordi di Oslo del 1993 è servito all'élite industriale per costruire l'attuale immagine di Israele come nazione ad alta tecnologia. Nell'era del neoliberismo, sia la sinistra ashkenazita che le élite di destra promuovono un mito di democrazia ebraica e multietnica che maschera il lento genocidio dei palestinesi e la violenza di Stato contro le classi inferiori mizrahi.

Molti Mizrahim comprendono questa manipolazione e questo potrebbe essere il motivo della scarsa presenza di Mizrahi all'inizio delle manifestazioni. Ma ora, il più grande cambiamento di gioco è il rifiuto dei riservisti militari d'élite di partecipare al loro addestramento periodico. Poiché l'IDF si basa sui riservisti per i momenti di crisi militare, il loro rifiuto si ripercuote su tutto l'esercito. Tuttavia, è concepito come un altro privilegio ashkenazita.   Un simile appello da parte di quelli che in Israele sono soprannominati "i migliori dei nostri figli", quelli che hanno sganciato bombe da due tonnellate su Gaza o su Beirut per giustiziare un capo guerrigliero, è sicuro che alienerà la fanteria Mizrahim. Insieme a drusi, etiopi e post-sovietici, essi sorvegliano quotidianamente la Cisgiordania. Sono quelli che ballavano in una festa di Purim con i pogromisti coloni che hanno incendiato Huwara. Molti di questi soldati di fanteria sono impegnati a sopravvivere, e quelli che non rifiuteranno il loro dovere di riservisti probabilmente lo faranno per il piccolo reddito aggiuntivo che ricevono dall'IDF durante il loro servizio come soldati della riserva. Al 12 marzo, il 70% degli israeliani politicamente di centro sostiene il rifiuto dei riservisti se la "riforma" legale passa. Si tratta di una media del 31% di israeliani di destra che sostengono il rifiuto e dell'87% di israeliani di sinistra (per lo più sionisti) che sostengono il rifiuto.

BL: Cosa potrebbe accadere in seguito, in termini di partecipazione dei Mizrahi alle proteste? Ci sono motivi di ottimismo per pensare che questo possa portare a una maggiore uguaglianza tra Mizrahim e Palestinesi?

Sono piuttosto pessimista sul futuro dell'impatto dei Mizrahi sulle proteste di massa, a causa dello scollamento tra la sua leadership intellettuale altamente critica e la maggioranza del pubblico Mizrahi che ama Israele e nega l'occupazione della Palestina. Quando c'è un attivismo vivace, come quello di Shovrot Kirot, spesso si concentra sulle interminabili situazioni di crisi individuali - lotta contro gli sfratti, riallacciamento dell'acqua e dell'elettricità, campagne di donazione di cibo e articoli per la casa. Queste azioni sono così necessarie, ma rientrano nella categoria della carità piuttosto che in quella della lotta per un cambiamento del razzismo strutturale di Israele.

Per le vittime Mizrahi dello Stato, l'amore per la nazione ebraica ostacola un'efficiente organizzazione di massa e azioni di cambiamento sociale per riscattare i diritti dei cittadini. Un altro problema è il fatto che, a causa dell'estrema crisi abitativa nel centro di Israele, dove si trova la maggior parte dei posti di lavoro, i governi israeliani, sia del Likud che dei laburisti, hanno indirizzato i Mizrahim fuori dai loro quartieri di lusso e invece verso i grandi insediamenti urbani della Cisgiordania. La maggioranza Mizrahi, quindi, sarà riluttante a votare per una soluzione del conflitto palestinese basata sulla terra in cambio di pace. Questo amore e questa dipendenza dallo Stato impediscono a molti Mizrahim di parlare e di agire contro di esso. Quando la discriminazione è così evidente, diventa sfuggente. Molti della nuova e fragile classe media Mizrahi la negano persino apertamente. Quindi, forse come i miei amici afro-pessimisti, dopo decenni di studi e attivismo, sono diventato una mizraho-pessimista.

  Attivisti di Shovrot Kirot movimento femminista Mizrahi di base davanti alle rovine del quartiere di Givat Amal, a nord di Tel Aviv, l'11 aprile 2022, dopo la sua distruzione per costruirvi case di lusso. Gli abitanti mizrahi vi erano stati mandati negli anni ‘50 per impedire agli espulsi  palestinesi di far ritorno alle proprie abitazioni.(Oren Ziv) I loro striscioni dichiarano: "Non c'è democrazia senza le donne mizrahi, etiopi e palestinesi.

Traduzione a cura di Claudio Lombardi, Associazione di Amicizia Italo-Palestinese