Huwara, festa del Purim e stragismo ebraico

Come una lettura letterale della Bibbia favorisce azioni stragiste durante la festa ebraica del Purim, come a Huwara. Il Libro di Ester narra durante il Purim lo sterminio di 75.000 Amaleciti, pur non costituendo questi un pericolo

Dal videomessaggio del 6 marzo 2023 di Peter Beinart, redattore-capo di Jewish Currents  https://peterbeinart.substack.com/p/the-amalek-in-us

[...]Dopo quanto accaduto nel villaggio di Huwara. quello che voglio dire è che la comprensione di quell'evento nel suo contesto ci impone di riconoscere che ciò di cui abbiamo bisogno non è una rivoluzione contro Benjamin Netanyahu per salvare la democrazia per gli ebrei, ma di una rivoluzione per l'uguaglianza e non di una per la supremazia ebraica. Ma a ciò è profondamente connesso, per quelli di noi che sono ebrei, occorre una sorta di rivoluzione all'interno dell'ebraismo stesso. Si tratta di una rivoluzione riguardo alla nostra consapevolezza della capacità ebraica di fare il male, per assumerci la responsabilità morale delle nostre capacità di fare il male. E penso che ci sia qualcosa di sbagliato nel modo in cui molti, molti ebrei nel mondo, istituzioni ebraiche, pensano all'ebraismo in un modo che tralascia la nostra capacità di fare il male e ci impedisce di combatterlo.

Voglio iniziare con le parole che forse avete già sentito, le parole di Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze israeliano, che - Dio ci aiuti - è anche responsabile dell'amministrazione civile in Cisgiordania. Ha risposto all'attacco di Huwara dicendo che il villaggio dovrebbe essere "spazzato via". Ora, non credo sia una coincidenza, se si comprende la storia ebraica, che i suoi commenti siano arrivati così vicini alla festa di Purim tradizionalmente una festa esuberante segnata da sontuosi banchetti, abbondanti bevute e festeggiamenti in costume.

Una personificazione del Male     Così, nello Shabbat che precede sempre Purim, gli ebrei tradizionali leggono una sezione del Libro del Deuteronomio, che ci ordina di cancellare il ricordo di Amalek da sotto il cielo. Ebbene, chi o cosa è Amalek? Gli Amaleciti, nel Libro dell'Esodo e poi di nuovo descritti nel Libro del Deuteronomio, sono una tribù che attaccò i figli di Israele nel deserto, dopo che questi avevano lasciato l'Egitto. Erano così malvagi che divennero una sorta personificazione del Male, che poi ricorre in tutti i testi ebraici. Così, nella Haftarah, nella sezione dei libri profetici che gli ebrei leggono nello Shabbat Zachor appena prima di Purim, leggiamo la storia del re Saul, che viene istruito dal profeta Samuele di distruggere tutti gli Amaleciti.[….]

Quindi c'è questa tradizione dell'idea che ci sia un male eterno rappresentato da Amalek e che gli ebrei hanno l’ordine di spazzarli via, di distruggerli, e questo ordine è stato reso operativo in particolare durante e intorno a Purim. Così, Baruch Goldstein - il colono di Brooklyn che nel 1994 entrò nella Tomba dei Patriarchi, la Moschea Ibrahimi, e massacrò 29 musulmani che stavano pregando - lo fece proprio a Purim, e non è una coincidenza. Il leader dei coloni Hanan Porat, quando gli è stato chiesto del massacro di Goldstein, avrebbe risposto: "Buon Purim". Forse saprete che Itamar Ben-Gvir, ministro della Pubblica sicurezza israeliano, ha appeso per molti anni una foto di Goldstein nella sua casa.

La identificazione degli Amaleciti       Il Purim è stato dunque storicamente un periodo di violenza ebraica perché è un momento in cui agli ebrei viene prescritto di distruggere gli Amaleciti. Ora, è importante dire che molti, moltissimi commentatori ebrei, tra cui Maimonide e altri, hanno detto che non sappiamo chi siano gli Amaleciti, che non possiamo identificare gli Amaleciti con alcun gruppo di persone viventi. E questo è stato un tentativo di smussare l’effetto di questo testo stragista nella storia ebraica. Ma se si guarda a ciò che è successo oggi, si vede che ci sono ebrei in Israele-Palestina che interpretano questi testi in modo molto letterale. E non solo in Israele-Palestina, ma in tutto il mondo ebraico. E ciò che è accaduto è che questi testi, che sono stragisti, se li si legge in quella che gli ebrei chiamano "peshat", la lettura letterale del testo, costituiscono un’arma da fuoco celata nella tradizione ebraica. Quando gli ebrei non avevano potere ed esercito questi testi comunque letti non erano così pericolosi. Ma una volta che si ha uno Stato ebraico - non solo uno Stato ebraico, ma uno Stato suprematista ebraico, uno Stato che dà agli ebrei la supremazia legale sui palestinesi, uno Stato che nasce con un'espulsione di massa dei palestinesi - questi testi diventano molto, molto più pericolosi.  Non sto assolutamente sostenendo che tutti gli ebrei o tutti gli ebrei ortodossi equiparino la figura degli Amaleciti ai palestinesi o ad altri presunti nemici del popolo ebraico. Ma questa idea è molto, molto viva tra il tipo di persone che - se avete visto le orribili immagini - recitavano Ma'ariv, la preghiera della sera, mentre intorno a loro bruciava Huwara, il villaggio che avevano dato alle fiamme.

Un mostro scatenato e non riconosciuto né combattuto     Qualcosa si è scatenato con la creazione dello Stato di Israele, che ha costituito un potere ma ha anche alimentato sia il fanatismo religioso che il razzismo suprematista ebraico. In tali circostanze questi testi, che sono profondamente pericolosi come in realtà molti commentatori riconoscono, diventa micidiale prenderli alla lettera, soprattutto perché gli ebrei sono ora al potere in questo territorio in quella che gli ebrei chiamano la terra di Israele. E questa tendenza all’interpretazione letterale, che è palesemente stragista, deve essere combattuta in modo militante da tutti gli ebrei del mondo. Il problema è che la maggior parte degli ebrei e la maggior parte delle istituzioni ebraiche non la combattono per davvero.

La storia ebraica come vittimizzazione. Ogni festività ebraica ha la stessa trama.        E il motivo per cui, credo, non lo stiamo combattendo davvero è che per molti, molti, molti altri ebrei nel mondo, non quelli che prendono alla lettera questi testi e li usano per fare e sostenere cose orribili, ma il gruppo più ampio di ebrei relativamente più laici e liberali in Israele o negli Stati Uniti, non fanno affatto i conti con questi testi. Perché il modo in cui a molti ebrei è stato insegnato a pensare all'ebraismo e a pensare alla storia ebraica è la storia della nostra vittimizzazione, giusto? Quindi, se chiedete a molti ebrei americani, credo, della storia di Purim, vi diranno: "Oh sì, credo di conoscere questa storia. C'era questo cattivo Haman. Cercò di uccidere gli ebrei, ma gli ebrei sopravvissero". Ed è un po' la storia di molte delle nostre festività, direbbero. Come la Pasqua ebraica. In effetti, c'è una barzelletta che dice che ogni festività ebraica ha la stessa trama: “hanno cercato di ucciderci, siamo riusciti a sopravvivere, allora facciamo festa e mangiamo. Ma questo è un errore di lettura profondo e molto pericoloso, perché ignora il fatto che la nostra tradizione non è solo una storia di vittimismo e di male fatto da altri. La nostra storia è anche una storia del male che gli ebrei stessi possono fare e che deve essere riconosciuto e combattuto. Ma le istituzioni ebraiche negli Stati Uniti e nel mondo hanno creato questa narrazione che essenzialmente ci esenta dall'idea di una capacità ebraica di compiere il male e suggerisce quasi che gli ebrei non ne siano capaci.

Ciò che è accaduto a Huwara è davvero "inconcepibile"?        Vi faccio un paio di esempi. Yossi Klein Halevi è un importante israelo-americano che ha fatto l'aliyah in Israele. È un commentatore di spicco, sul piano politico la penso diversamente da lui, ma è una persona che conoscevo personalmente, ed è una persona adorabile a tu per tu, e a suo merito, una persona che nel comunicato per conto dell'Istituto Hartman si è mostrata sconvolta da ciò che è accaduto a Huwara, così come avrebbe dovuto essere, naturalmente. Ma una delle cose che si sentono dire da Klein Halevi nel comunicato è che ciò che è accaduto a Huwara è "inconcepibile". E... ha detto che è stato il primo pogrom di questo tipo nella storia ebraica. Ma non è affatto il primo, giusto? Israele è stato costruito sull'espulsione di 750.000 persone nel 1948. Ci sono state altre espulsioni su larga scala nel 1967. Se si legge la storia di ciò che è accaduto nel 1947-1948, si vede che ci sono state molte Huwaras: saccheggi, razzie, uccisioni di civili totalmente innocenti, stupri - cose terribili, terribili, non solo da parte delle milizie sioniste e dell'IDF, ma anche da parte della gente comune in quelle condizioni. Quindi, non siamo, non siamo mai stati, immuni da tutto questo. Ma quando lo si definisce "inconcepibile", in qualche modo si sottintende che gli ebrei non si comportano così.

Può succedere dovunque, Israele non è immune       Un altro esempio: Jonathan Greenblatt, il capo della Anti-Defamation League, ha scritto di recente un libro intitolato "Può succedere qui". Il suo punto di vista era che, sulla scia di Donald Trump, qualcosa di simile al nazismo potrebbe emergere negli Stati Uniti e che gli americani non ne sono immuni. E credo che abbia ragione. Ma se Jonathan Greenblatt avesse scritto un libro intitolato "It Can Happen There", ovvero che il nazismo è possibile in Israele-Palestina, non solo non avrebbe mai scritto quel libro, ma quel libro sarebbe stato considerato un esempio di antisemitismo secondo quella definizione di antisemitismo dell'IHRA che l'ADL sta promuovendo con successo insieme ad altre organizzazioni ebraiche che fanno parte dell’establishment, e che ora è stata approvata dal governo degli Stati Uniti, in molti Stati degli USA e da molti governi europei. Perché dice che è un esempio di antisemitismo accusare lo Stato di Israele di agire in modo simile al nazismo. Come se, in qualche modo, Israele fosse immune. Gli americani potrebbero agire in modo simile ai nazisti. Chiunque altro potrebbe farlo. Ma gli ebrei no, giusto? Anche in un Paese che esercita il dominio su milioni di palestinesi senza i diritti umani fondamentali, un Paese con leader palesemente, francamente, razzisti, qualsiasi tesi che gli ebrei possano avere comportamenti simili a quelle dei nazisti - e ricordate che i nazisti sono stati al potere per quasi un decennio prima della Soluzione Finale, quindi si possono fare paragoni con il comportamento dei nazisti nel 1933, 1934 - è antisemita perché gli ebrei, a differenza di altri popoli, non sono capaci di questo.

Non è tutto l'ebraismo, ma è parte dell'ebraismo.      E penso che questa sia la rivoluzione morale di cui abbiamo bisogno all'interno dell'ebraismo per porre fine a questo eccezionalismo ebraico, che dice in qualche modo che gli ebrei non sono capaci di queste cose, che ciò che è accaduto a Huwara, o ciò che Bezalel Smotrich, o ciò che Dovid Katz dice non è ebraismo. Non è vero. È ebraismo. Non è tutto l'ebraismo, ma è una parte dell'ebraismo. Così come ci sono testi terribili e orribili nelle tradizioni dell'Islam e del Cristianesimo, in ogni religione, questo fa parte dell'ebraismo, così come fanno parte dell'ebraismo le belle e sublimi celebrazioni della dignità umana. E l'unico modo per combatterlo è innanzitutto riconoscerlo. E poi a proposito di questa discussione su Amalek, non far finta che questi testi stragisti non ci siano, ma per riconoscerli e poi ridefinirli radicalmente, riconoscendo che possono essere fonti di terribile, terribile violenza e orrore commesso dagli ebrei. E ci sono due modi che proporrei. Uno - e questo non è originale per me, ed è stato suggerito negli anni passati, è stato proposto dopo il massacro di Baruch Goldstein, ma penso che sarebbe particolarmente appropriato anche oggi ed è che nel Purim, che è una festa molto allegra, una specie di carnevale, molto gioiosa, ma penso che, specialmente dopo Huwara, il fatto di leggere questi testi sterminazionisti nei capitoli otto e nove del Libro di Ester, in modo festoso, con bambini in costume che scuotono i loro groggers, e tutti ballano, in questo ci sia qualcosa di profondamente sbagliato e pericoloso. A proposito, uno dei giorni più pericolosi ogni anno a Hebron per i palestinesi è Purim, quando i coloni si travestono e si ubriacano e attaccano i palestinesi. Se noi facciamo finta che Huwata non abbia avuto luogo, che i capitoli otto e nove non incitino allo sterminio e li leggiamo in quel modo festoso, io penso che manchiamo a nostre responsabilità morali. Quel che si è proposto è di rivolgersi invece al libro delle Lamentazioni, in cui lamentiamo la distruzione del Tempio.

E voglio concludere con quanto ho avuto la fortuna di ascoltare proprio durante lo Shabbat. Si tratta di una citazione di Levi Yitzchok di Berditchev, che fu un rabbino importante nel XVIII e all'inizio del XIX secolo, nel suo testo Kedushas Levi. Ascoltate come reinterpreta la figura di Amalek non come qualcosa di esterno, non come i nostri nemici, non come i palestinesi, ma come l'Amalek dentro di noi. Levi Yitzchok dice: "Ogni persona in Israele deve cancellare la parte malvagia che si nasconde nel proprio cuore, conosciuta con il nome di Amalek". Questo Amalek è dentro di noi come ebrei. Naturalmente, è anche all'interno di altre persone. È in tutte le persone, in tutte le tradizioni religiose, ma soprattutto ora, sulla scia di Huwara, con figure virtualmente sterminazioniste come Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir al potere, all'ombra di uno Stato suprematista ebraico, creato attraverso un atto di espulsione di massa, che ha tutte le intenzioni di farlo di nuovo, dobbiamo parlare di Amalek. Dobbiamo sfidare il modo in cui questi testi vengono usati e dobbiamo invertirli dicendo che se dobbiamo cancellare, spazzare via Amalek, ciò significa cancellare, spazzare via, combattere non contro i palestinesi, ma contro il male dentro di noi.

Huwara 26 febbraio 2023. Preghiere dei coloni durante il pogrom

Traduzione a cura di Claudio Lombardi, Associazione di Amicizia Italo-Palestinese