Dal bollettino bisettimanale di Jewish Currents(1), 18 aprile 2023
[...]Dall’intervista ad Amira Hass da parte di Alex Kane. Alex Kane: In Cisgiordania c'è stato un aumento degli attacchi violenti contro gli israeliani rispetto agli anni precedenti. Cosa spiega questo fenomeno?
Amira Hass: Ho una riserva su questa domanda. Quando il nostro punto di partenza è parlare di violenza palestinese, è come se accettassimo che la norma è l'occupazione, e che i fastidiosi palestinesi sono arrivati e hanno interferito con essa. La responsabilità della violenza viene così addossata ai palestinesi. Invece, in modo costante, Israele continua a confiscare terre, a demolire case palestinesi, a fare irruzione nelle abitazioni, a intromettersi nelle attività economiche, a proibire la costruzione e lo sviluppo, a isolare Gaza e a staccarla dal resto del mondo, a impedire la libertà di movimento dei palestinesi: tutte azioni molto violente e sistemiche dello Stato. Lei non ha iniziato chiedendomi se c'è un picco di violenza burocratica israeliana contro i palestinesi. Va detto quindi che Israele continua con questa situazione anomala di dominio su ogni aspetto della vita dei palestinesi. Alcuni palestinesi esprimono la loro disperazione prendendo le armi in diverse forme. Alcuni prendono le armi solo all'interno delle loro città quando l'esercito israeliano invade. Alcuni compiono attacchi solitari contro gli israeliani. Sì, c'è un aumento, ma riflette un aumento della disperazione della gente. Allo stesso tempo, è importante notare che rispetto alla portata della violenza israeliana contro i palestinesi, pochissimi palestinesi ricorrono all'uso delle armi e all'uccisione di civili israeliani. Tuttavia, c'è un grande sostegno per i gruppi armati perché la gente sente che riflettono i loro sentimenti di rabbia e il desiderio di vendetta. Coloro che sostengono che questo libererà la Palestina stanno ingannando se stessi e gli altri, ma tutti gli altri modi di lottare sono totalmente falliti: la lotta popolare non armata, la diplomazia e le vie legali.
Moody's su Israele
- Venerdì 31/3 la società finanziaria Moody's ha abbassato il le valutazioni di credito di Israele da "positive" a "stabili", con riferimento al caos politico scatenato dal piano del governo per limitare il potere della magistratura israeliana. Tali valutazioni forniscono agli investitori indicazioni su come investire il proprio denaro. "La natura ampia dei cambiamenti originariamente proposti e la velocità con cui il governo ha tentato di farli passare ... senza cercare di ottenere un ampio consenso indicano un indebolimento delle istituzioni", ha dichiarato Moody's in un comunicato che spiega la sua valutazione. Il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich ha minimizzato la decisione di Moody's definendola "nessun dramma", mentre il leader dell'opposizione Yair Lapid ha affermato che il declassamento è la prova che l'attuale governo israeliano "mette in pericolo il sostentamento di ogni cittadino israeliano".
Divieto a famiglie palestinesi e israeliane in lutto
- Giovedì 30/3, il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha vietato l'ingresso in Israele di famiglie palestinesi per partecipare a un evento commemorativo congiunto israelo-palestinese organizzato dai gruppi Combattenti per la pace e Forum per le famiglie in lutto, quelle cioè che hanno avuto familiari o parenti uccisi sia da parte palestinese che israeliana. L'evento commemora le vittime della violenza legata all'occupazione. Gallant, che Netanyahu aveva minacciato di licenziare il mese scorso per essersi espresso contro il piano di revisione giudiziaria, ha dichiarato di aver preso questa decisione a causa della "complessa situazione di sicurezza" e della chiusura imposta in Cisgiordania e a Gaza durante le festività della memoria e dell'indipendenza di Israele. "Gallant è spaventato dalla minaccia di licenziamento e si è completamente allineato alla follia fascista e al silenziamento di ogni voce", ha dichiarato Combatants for Peace in un comunicato.
Contestatori e Jihad per Ben-Gvir si equivalgono
- Un nuovo rapporto sull'antisemitismo internazionale redatto da ADL (Anti-Defamation League, espressione dell'establisment ebraico USA, NdR) e dall'Università di Tel Aviv critica aspramente il partito politico israeliano Otzma Yehudit, o Potere Ebraico (talvolta tradotto come Forza Ebraica), guidato dal Ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir. "Quest'anno ha visto entrare nel governo gli ex discepoli del defunto rabbino razzista Meir Kahane, che ha introdotto nella Knesset una legislazione di stampo nazista", si legge nel rapporto. "I membri del partito Forza ebraica hanno inquinato il discorso pubblico israeliano con agghiaccianti espressioni razziste che in altre democrazie avrebbero portato all'immediata interruzione della loro carriera politica". Il rapporto paragona implicitamente Otzma Yehudit ai partiti europei con radici fasciste. Un consigliere di Ben-Gvir ha risposto dicendo che l'ADL sta attaccando "il nazionalismo ebraico - il che significa attaccare l'elettore israeliano - invece di combattere il vero nemico del popolo ebraico e di Israele, che è l'asse Progressisti-Jihad".
(1) Jewish Currents,https://jewishcurrents.org Creata nel 1946, Jewish Currents è una rivista di cultura della sinistra ebraica. Attualmente la rivista, diretta da Peter Beinart, è decisamente schierata per i diritti dei palestinesi e per uno Stato unico e con pari diritti
(Trad. a cura di Claudio Lombardi, Associazione di Amicizia Italo-Palestinese)