Ventisette famiglie palestinesi hanno preso la devastante decisione di lasciare le loro case a 'Ein Samia, perché perseguitate dai coloni israeliani e dalla pressioni dell'esercito.
Di Basel Adra25 maggio 2023
Le 27 famiglie palestinesi che vivevano nel piccolo villaggio di 'Ein Samia, situato a nord-est di Gerusalemme nella Cisgiordania occupata, hanno alla fine dovuto prendere la dolorosa decisione di lasciare le loro case di oltre 40 anni, dopo mesi di crescente violenza dei coloni israeliani. Alcune delle famiglie hanno detto che si sarebbero trasferite a ovest verso il villaggio al-Majeer, mentre altre hanno detto a +972 che non sapevano ancora dove sarebbero andate.
Martedì, nel villaggio ormai senza persone, ho visto decine di residenti, la maggior parte donne, sotto il sole cocente, distruggere le loro case con le loro stesse mani. Non avevo mai assistito a nulla di simile e non sapevo cosa dire loro.
Gli effetti personali ed i resti delle case delle famiglie palestinesi a 'Ein Samia, Cisgiordania occupata, 23 maggio 2023. (Basel Adra)
Un uomo che stava tagliando il suo tetto con una sega mi ha guardato ed ha urlato: "Perché stai scattando foto? Cosa farà quella foto per aiutarci? I fotografi sono venuti e hanno scattato molte foto negli ultimi anni. Documentano come i militari distruggono le nostre case, come i coloni ci attaccano, ma non importa quanto urliamo e imploriamo aiuto, il mondo vede tutto ma non fa nulla per fermarlo. La situazione non fa che peggiorare. Ora abbiamo deciso di distruggere noi stessi le nostre case e di andarcene. Ora i coloni si prenderanno la terra, proprio come volevano".
I residenti dicono di essere stati costretti ad andarsene dopo una feroce ondata di violenza nei cinque giorni precedenti, durante i quali i coloni li hanno attaccati di notte, bloccato le strade per il villaggio e lanciato pietre contro le vecchie case. Il peso mentale dato dagli attacchi, soprattutto sui bambini, è stato il fattore decisivo nella scelta dei residenti di distruggere il villaggio e andarsene.
Tra le case semidistrutte che giacevano in ogni angolo del villaggio, ho visto famiglie che caricavano le loro cose sui camion. I bambini piccoli hanno raccolto i loro giocattoli ed i libri mentre uomini e donne imballavano vestiti, mettevano materassi ed elettrodomestici da cucina in auto, e poi hanno distrutto gli edifici di alluminio e le tende in cui hanno vissuto per decenni. Ho visto il villaggio scomparire davanti ai miei occhi.
Gli effetti personali e i resti delle case delle famiglie palestinesi a 'Ein Samia, Cisgiordania occupata, 23 maggio 2023. (Basel Adra)
'Ein Samia si trova vicino all'insediamento di Kochav HaShachar ed è a est di Tzir Alon, un'area che i coloni hanno tentato di conquistare negli ultimi anni. È uno dei 180 villaggi palestinesi nell'Area C della Cisgiordania che sono "non riconosciuti" dalle autorità israeliane e ai cui residenti sono negati i permessi per qualsiasi costruzione o allacciamento a servizi di base, come acqua ed elettricità.
I residenti del villaggio, che in gran parte ricavano il loro reddito dalle pecore che pascolano, vivono a 'Ein Samia dal 1980. Da allora, nell'area circostante, sono stati costruiti otto avamposti di coloni molti dei quali si occupano principalmente di pastorizia. Secondo numerose testimonianze, i coloni israeliani di questi avamposti sono stati coinvolti in decine di incidenti violenti negli ultimi anni e sono responsabili del forte aumento di violenza in questa regione della Cisgiordania.
'Nessuno riusciva a dormire la notte'
Secondo Hazem Ka'abneh, un 26enne nato e cresciuto a 'Ein Samia, numerosi fattori si sono uniti per spingere i residenti del villaggio ad andarsene: attacchi di coloni, demolizioni di case da parte dell'Amministrazione Civile (l'organismo militare israeliano che governa la Cisgiordania), il divieto di sviluppo delle infrastrutture e lo sforzo di impedire ai residenti di accedere ai loro pascoli.
Famiglie palestinesi si preparano a lasciare le loro case a 'Ein Samia, Cisgiordania occupata, il 25 maggio 2023. (Oren Ziv)
"Negli ultimi cinque giorni, i coloni si sono riuniti a tarda notte, e poi hanno invaso il villaggio, lanciando pietre contro le nostre case e le nostre proprietà. E’ stato terrificante, soprattutto per le donne e i bambini. Nessuno riusciva a dormire la notte".
Ma questi attacchi, secondo Ka'abneh, sono solo la manifestazione più estrema della violenza prolungata che la comunità subisce per anni. "Prima di questo, i coloni arrivavano di notte, parcheggiando le loro auto all'ingresso del villaggio. Ci impedivano di entrare o uscire, e picchiavano chiunque camminasse sulla strada", ha raccontato.
"Oltre alla violenza, i militari ci negano i permessi di costruzione e non ci permettono di collegarci ai sistemi idrici o fognari. È stato così da quando sono nato", ha continuato Ka'abneh. "Ogni volta vengono a distruggere le nostre case". I dati del gruppo per i diritti umani B'Tselem mostrano che tra il 2019 e il 2023, l'esercito ha distrutto 18 strutture a 'Ein Samia, lasciando 41 persone – tra cui 18 bambini – senza un tetto sopra la testa.
Famiglie palestinesi si preparano a lasciare le loro case a 'Ein Samia, Cisgiordania occupata, il 25 maggio 2023. (Oren Ziv)
L'anno scorso, l'esercito israeliano ha informato i residenti dell’intenzione di demolire la nuova scuola elementare nel villaggio, frequentata da bambini dalla scuola materna al 6 ° grado. Gli appelli dei residenti per fermare la demolizione sono stati respinti. Prima che la scuola fosse costruita l'anno scorso, i bambini erano costretti a camminare per diversi chilometri – o trovare un passaggio, se potevano – fino alla scuola più vicina nel villaggio di Malik.
"Lo Stato di Israele nega completamente la nostra esistenza", ha dichiarato Mohammed Haseen, rappresentante dei residenti. "Distruggono le nostre case, ci negano l'elettricità e ci dicono persino che demoliranno la nostra scuola elementare. Sulla montagna di fronte al villaggio, possiamo vedere le grandi case fatte di cemento che appartengono ai coloni. Possiamo vederli dalle nostre tende e dalle nostre case fatte di rifiuti. Possiamo vedere che ricevono elettricità e acqua e tutto ciò che vogliono dallo stato".
Secondo Haseen, la violenza dei coloni israeliani è aumentata significativamente negli ultimi anni con la costruzione di nuovi avamposti. "I coloni hanno installato carovane su quattro colline della zona, hanno pecore su ogni collina, e ci cacciano con la forza dai nostri pascoli, ci impediscono di guadagnare e attaccano il nostro villaggio. Quando arriva l'esercito, i soldati stanno con loro [i coloni] e arrestano solo i palestinesi. È così che ci hanno strappato dalla nostra fonte di reddito e distrutto la nostra comunità".
Lunedì mattina, le prime famiglie hanno deciso di smantellare le loro case e tende, diventando improvvisamente profughi. Ho chiesto a Hazem Ka'abneh dove avesse intenzione di andare. "Ogni famiglia è alla ricerca di un posto più sicuro, un posto vivibile", ha risposto. "Ci sono famiglie che hanno caricato i loro vestiti e le loro cose nei trattori e non sanno dove andare. Stanno cercando".
Basel Adraa è un'attivista, giornalista e fotografo del villaggio di a-Tuwani nelle colline a sud di Hebron.
Under settler terror, Palestinians tear down and flee their village (972mag.com)
Traduzione a cura di Associazione di Amicizia Italo-Palestinese