È la demografia, stupido! Il piano sionista per Gaza nelle parole del suo ideatore

Ripubblichiamo questa intervista del 2004 al demografo Arnon Soffer, considerato la mente del cosiddetto "piano di disimpegno" da Gaza voluto da Sharon. Le sue parole sono antecedenti all'attuazione del "ritiro unilaterale" israeliano (2005), al blocco della Striscia (continuativo dal 2007), alla presa del potere da parte di Hamas (2007) e alle operazioni di sterminio di massa condotte nella Striscia dall'esercito israeliano, iniziate nel 2008. Mentre assistiamo alla sesta, la più vasta e brutale, di queste operazioni, le considerazioni di Soffer risultano quantomai attuali e illuminanti sulla strategia israeliana di lungo periodo riguardo a Gaza.

 

È la demografia, stupido

Intervista con il geografo/demografo Arnon Soffer.

di Ruthie Blum

The Jerusalem Post, 20 maggio 2004

"Non pensavo che mi sarei mai sentito pronunciare queste parole", dice, senza un'ombra di dubbio, il geografo dell'Università di Haifa Arnon Soffer, "ma Israele dovrà rinunciare alla Valle del Giordano".

Soffer, un geostratega ampiamente considerato come l'ideatore del "piano di separazione" di Ariel Sharon, non ha mai usato mezzi termini. Figura di spicco nel dibattito pubblico sul cosiddetto disimpegno, Soffer è da oltre tre decenni uno dei principali divulgatori di previsioni apocalittiche sul problema demografico di Israele inerente alla crescita della popolazione araba.

A 68 anni, la sua statura e il suo sfoggio di grande sicurezza lo fanno quasi sembrare troppo grande per il suo piccolo ufficio, che, a suo dire, è diventato la sede di incontri con chiunque, dai vertici militari ai membri della Knesset [parlamento israeliano ndt].

"Molte persone dicevano che ero pazzo", dice Soffer, con un luccichio di autocompiacimento negli occhi. "Ma da allora hanno capito che avevo ragione".

Mentre il governo si prepara alla votazione della settimana prossima sull'ultima proposta del piano, Soffer discute con noi le ragioni alla base del piano da lui concepito, delle prospettive della sua esecuzione e delle sfide che Israele dovrà affrontare in quello che lui ritiene essere un vicinato intrinsecamente ostile.

 

L'idea del disimpegno è stata sua?

Il giorno stesso in cui Sharon è stato eletto primo ministro mi ha chiesto di portargli una mappa [sul disimpegno] che avevo pubblicato nel 2001. Sono una figura di spicco su questo tema da anni.

Quando l'ha convocata per la prima volta?

Ci siamo incontrati molte volte nel corso degli anni. Mi conosce bene e mi ha convocato.

Lei è considerato un profeta di sventure demografiche. Come lo è diventato?

Nel 1970, da giovane geografo, decisi di concentrarmi sulla geografia militare - o geopolitica. Poi, mentre lavoravo al piano regolatore nazionale per il nord, ho cominciato ad essere ossessionato dal problema degli arabi israeliani che vedevo svilupparsi in Galilea. Pensandoci in retrospettiva, la cosa ha avuto un effetto sulla localizzazione delle comunità ebraiche in cima alle colline. Molti dicevano che ero pazzo. Ma da allora si sono resi conto che che avevo ragione.

Nel 1975 ho iniziato a fare ricerche più serie sul problema. È stato allora che ho capito che la questione è demografica. Ho iniziato a portare i membri dell'establishment della difesa in Galilea per mostrare loro cosa stava accadendo. Piano piano, ho creato consapevolezza.

Poi ho iniziato a portare le stesse persone alla linea di demarcazione. Da 15 anni a questa parte, ogni settimana, una o due volte alla settimana, accompagno lì i più alti funzionari della Difesa.

Nel 1988 ho pubblicato un opuscolo in cui sollevavo la questione se il sionismo fosse o meno un sogno.
Le 1.000 copie dell'opuscolo scomparvero immediatamente. Arafat ne ricevette una copia e solo dopo, per la prima volta, affermò che l'utero palestinese è un'arma biologica.

Fu in quel periodo che cominciai a dire pubblicamente che Israele aveva i giorni contati. Dopo aver fatto ricerche sull'argomento ho concluso che Oslo non avrebbe funzionato e ho detto a Bibi Netanyahu che Oslo doveva essere interrotto immediatamente. Bibi lesse il mio materiale e lo citò nel suo libro, "Un posto sotto il sole", in un capitolo sulla demografia.

Parlando di Bibi, il suo atteggiamento nei confronti del piano è stato ambiguo.

Bibi capisce che dobbiamo disimpegnarci - lo ha detto in più di un'occasione. Ma Bibi è anche un animale politico e considera Sharon un rivale. Purtroppo, i politici sono spesso disposti a vendere il Paese per i loro interessi personali. Questo vale per tutta la Knesset.

Prendiamo ad esempio la manifestazione di massa a Tel Aviv di sabato sera. Ogni partito è venuto lì per sbarazzarsi di qualcun altro. L'intera faccenda è stata ridicola.

La manifestazione non esprimeva forse un ampio sostegno al disimpegno?

Se si fosse trattato di una protesta contro il rifiuto del disimpegno da parte del Likud, avrei partecipato anche io.
Ma c'era Yossi Beilin che è venuto a vendere la sua merce. E Ami Ayalon. E Shimon Peres, che si preoccupa solo di Shimon Peres.

Cosa ne pensa del rifiuto che il Likud oppone al piano del suo stesso leader?

Il Likud è pieno di ignoranti. Non passa giorno senza che io mi imbatta in un membro del Likud che che non sa dire dove si trovi Kalkilya o, per quello che conta, dove passi la Linea Verde.

Nel mio ufficio conservo una mappa del Paese del 1966, perché mostra dove si trova realmente la Linea Verde.
Ho anche una mappa che mostra come i palestinesi vedono il Paese: l'intero Stato di Israele è loro. Questo è un aspetto che la sinistra israeliana vorrebbe dimenticare.

Che rapporto c'è tra gli attuali scontri a Rafah e il piano di disimpegno?

Il disimpegno è una cosa e la Philadelphi Route [la stretta strada che separa la Striscia di Gaza dall'Egitto] è un'altra. Anche dopo il disimpegno - che senza dubbio il Primo Ministro Sharon riuscirà ad ottenere entro le prossime due o tre settimane - la Philadelphi Route dovrà essere sorvegliata pesantemente, per evitare che le forze egiziane si dispieghino a Gaza.

L'operazione a Rafah è una necessità che approvo. Le bande terroristiche che dominano da quelle parti devono essere spazzate via, e i tunnel devono essere bloccati. Anche il fossato proposto è una buona idea, sebbene sia tecnicamente e fisicamente complicato.

Alcuni si oppongono al disimpegno perché pensano che, finché i palestinesi non accetteranno l'esistenza di Israele, nessuna soluzione potrà essere praticabile.

Dicono cose anche peggiori. Persone come Effi Eitam e Benny Elon sostengono che i Palestinesi dovrebbero creare la loro patria nel Sinai. Alla conferenza di Herzliya ho chiesto a Eitam se avesse parlato con Hosni Mubarak di questo piano e mi ha risposto "non ancora". Vi dico che queste persone sono fuori di testa. La destra è pazza se crede nel trasferimento, perché non legge la mappa internazionale. Voglio dire, guardate cosa è successo in Kosovo. Mentre la sinistra è pazza per aver creduto in piani come l'Accordo di Ginevra, che inizia dal presupposto che "ci sarà fede reciproca" tra noi e i palestinesi.

È per questo che lei si è opposto a Oslo? Perché non era unilaterale?

Sì. Nel 2001 ho detto a un raduno di economisti israeliani che le lancette dell'orologio demografico del paese si muovono inesorabili e che, se non prendiamo decisioni coraggiose, per Israele inizierà il conto alla rovescia. Ho provocato un terremoto.

Faisal Husseini ha replicato: "Israele finirà per implorarci di lasciargli una piccola striscia di terra".

L'ho gridato dai tetti a chiunque volesse ascoltarmi. Se vi foste aggirati nel corridoio fuori dal mio ufficio negli ultimi due mesi, avreste pensato di essere alla Knesset, vista la sfilata di politici che sono passati di qui per ascoltare le mie previsioni demografiche.

Dan Meridor ha detto che l'ho convinto.

Sei mesi fa, Ehud Olmert ha detto: "Il professor Soffer mi ha convinto; non possiamo più sfuggire a questa situazione".
Anche Sharon, come vede, lo ha capito.

E il suo ex collega dell'Università di Haifa, Yuval Steinitz? Lui non si è convinto.

Prima che diventasse deputato alla Knesset, andavamo insieme a Tel Aviv ogni settimana per incontri sul tema.
Lui capisce la situazione molto bene, non prendiamoci in giro. Tutti i numeri e le statistiche nelle mie ricerche gli sono molto familiari.

Nel 1987, in occasione di un incontro organizzato da Zalman Shoval [ex ambasciatore negli Stati Uniti] tra me, Shoval, Yuval Ne'emane [fisico nucleare e leader della destra] e Ghandi [il defunto Rehavam Ze'evi], ho iniziato presentando le statistiche demografiche. Ne'eman si alzò e disse: "Non credete a una parola di quello che Arnon Soffer vi sta dicendo: anche l'Ufficio centrale di statistica è in mano alla sinistra".

In quel momento, Ghandi si alzò e disse: "Conosco Arnon da molti anni. Concordo su ogni parola di quello che dice. Questo Paese non è qualcosa che possiamo perdere, ma le persone possono essere trasferite". Fu allora che decise di fondare il partito Moledet.

Shulamit Aloni telefonò e mia moglie le disse: "Vedi, Arnon parla troppo".

Due mesi dopo, mi presentarono il primo ministro Yitzhak Shamir, che mi disse: "Ah, sei quello che infastidisce tutti con le sue statistiche". Allora gli dissi che lui e Shulamit Aloni avevano qualcosa in comune: le mie statistiche davano fastidio a entrambi.

Quindi ha ignorato i suoi critici e ha continuato a "infastidirli" con le sue statistiche.

Come accademico, il mio lavoro è pubblicare le mie ricerche. Senta, questi dati demografici sono fatti. Il mondo sta impazzendo. L'Islam sta diventando selvaggio. Ci sarà uno scontro di civiltà. In Medio Oriente, ci sarà il più alto tasso di natalità araba del mondo. Non ci può essere pace.

Vediamola da una prospettiva palestinese. Facciamo finta che io e lei siamo Arafat e Yasser Abed Rabbo che guardano la mappa. Guardate cosa ci lasceranno gli ebrei per il nostro Stato. Ci lasceranno la Striscia di Gaza, che non è altro che una "prigione" affollata. Poi c'è un'altra "prigione" chiamata Hebron e un'altra, più grande, chiamata Samaria. Qui ci sono 1,6 milioni di persone, qui 1 milione, e qui 1,5 milioni (che presto saranno 3 milioni). Ognuna di queste "prigioni" è isolata dalle altre. Gli ebrei non ci permetteranno di avere un esercito, mentre saremo circondati dal loro potente esercito. Non ci permetteranno di avere una forza aerea, mentre la loro forza aerea volerà sulle nostre teste. Non ci concederanno il Diritto al Ritorno. Perché mai dovremmo fare un accordo con loro? Perché dovremmo accettare uno Stato da loro? Aspettiamo pazientemente altri 10 anni, quando gli ebrei saranno solo il 40% del Paese, mentre noi saremo il 60%. Il mondo non permetterà a una minoranza di governare su una maggioranza, quindi la Palestina sarà nostra. Il fatto che nel frattempo dei bambini palestinesi vengano uccisi non ha importanza; ciò che conta è che la Palestina sarà nostra.

Non è logico che i palestinesi la vedano così?

Così, mentre Abed Rabbo è in giro a parlare con Yossi Beilin, e Sari Nusseibeh è in giro a parlare con Ami Ayalon, il tempo passa e le donne palestinesi sono in gravidanza. Questo, unito all'afflusso di arabi da altri Paesi - 300.000 dal 1948 - significa che ci finiranno.

Ecco perché continuo a ripetere che per salvare lo Stato di Israele dobbiamo separarci unilateralmente e il più rapidamente possibile.

Sharon è chiaramente d'accordo con lei. Perché, allora, ha portato il suo piano al voto del Likud?

Lui e i suoi due figli stanno per essere incriminati. Non c'è altra spiegazione logica. D'altra parte, è ormai chiaro che riuscirà a far approvare il piano - tra due o tre settimane.

Come sarà la regione il giorno dopo la separazione unilaterale?

I palestinesi ci bombarderanno con l'artiglieria e noi dovremo rispondere. Ma almeno la guerra sarà alla frontiera, non negli asili di Tel Aviv e Haifa.

Israele sarà pronto a combattere questa guerra?

Prima di tutto, la recinzione non sarà costruita come il muro di Berlino. Si tratterà di una recinzione che noi presidieremo da entrambi i lati. Invece di entrare a Gaza, come abbiamo fatto la settimana scorsa, diremo ai palestinesi che se un solo missile verrà sparato oltre la recinzione, noi risponderemo con 10 missili. E donne e bambini saranno uccisi e le case saranno distrutte. Dopo il quinto episodio di questo tipo, le madri palestinesi non permetteranno ai loro mariti di sparare razzi Kassam, perché sapranno cosa li aspetta.

In secondo luogo, quando 2,5 milioni di persone vivranno in una Gaza blindata, sarà una catastrofe umana. Quelle persone diventeranno animali ancora peggiori di quelli che sono oggi, con l'aiuto di un fondamentalismo islamico folle. Ci sarà una tremenda pressione al confine. Sarà una guerra terribile. Quindi, se vogliamo rimanere in vita, dovremo uccidere, uccidere e uccidere. Tutto il giorno, tutti i giorni.

Con le telecamere della CNN puntate sul muro?

Se non uccidiamo, cesseremo di esistere. L'unica cosa che mi preoccupa è come garantire che i ragazzi e gli uomini che dovranno farsi carico delle uccisioni saranno in grado di tornare a casa dalle loro famiglie ed essere normali esseri umani.

Quale sarà il risultato finale di tutte queste uccisioni?

I palestinesi saranno costretti a rendersi conto che la demografia non è più importante, perché noi siamo qui e loro sono là. E allora cominceranno a chiedere colloqui per la "gestione del conflitto", non per quella parola sporca che è "pace". Pace è una parola per sognatori, e io non ho alcuna tolleranza per i sognatori - né per quelli che indossano la kippah né per quelli che pregano il Dio della pace. Ci sono quelli che vanno in pellegrinaggio da Baba Sali e alle tombe di Hebron [luoghi santi ebraici ndt], e quelli che vanno in pellegrinaggio a piazza Rabin a Tel Aviv. Entrambi sono pericolosi.

La separazione unilaterale non garantisce la "pace", ma uno Stato sionista-ebraico a stragrande maggioranza ebraica; garantisce il tipo di sicurezza che farà tornare i turisti nel Paese e garantisce un'altra cosa importante. Tra il 1948 e il 1967, la frontiera era una frontiera e 400mila persone hanno lasciato volontariamente la Cisgiordania. Questo è ciò che accadrà dopo la separazione. Se un palestinese non può venire a lavorare a Tel Aviv, se ne andrà in Iraq, o in Kuwait, o a Londra. Credo che che ci sarà una migrazione fuori dall'area.

Trasferimento volontario?

Sì. E Gaza sarà un tale disastro da essere al di là delle nostre capacità di aiuto. Saranno necessari aiuti internazionali su larga scala. Gli Stati Uniti dovranno fare pressione sull'Egitto affinché ceda parte del suo territorio. E, anche se non avrei mai pensato di sentirmelo dire, Israele dovrà rinunciare alla Valle del Giordano.

E gli arabi israeliani? Se anche loro causano un problema demografico, che cosa può farci la separazione unilaterale?

L'aumento della popolazione araba israeliana rappresenterà un grosso problema. Ma se non includiamo più palestinesi e cominciamo ad accogliere immigrati, lavoratori stranieri, i drusi e i cristiani - che ora sono dalla nostra parte perché si rendono conto della follia dell'Islam radicale - allora non ci sarà più un problema arabo israeliano.

A questo proposito, mi dica lei a cosa ci serve Gerusalemme Est. Perché avremmo bisogno di 300mila arabi come cittadini israeliani? Cosa c'è di sacro lì? Tutto ciò che è sacro dovremmo annetterlo. Ma tutta l'area di Shuafat, Zur Baher... ho appena sottratto 200mila persone - e improvvisamente non c'è più alcun problema arabo. E se questo non le basta, un giorno diremo a Umm el-Fahm [città palestinese in Israele, vicina alla linea verde ndt] che noi ci prenderemo Ariel [grosso insediamento in Cisgiordania ndt], e loro si prenderanno Umm el-Fahm e ognuno vivrà nella propria cultura.

In altre parole, dobbiamo agire con saggezza, e questo a volte significa usare sia il bastone che la carota. La tragedia più grande oggi è quella dei beduini [cittadini israeliani di tribù beduine ndt]. E di chi è la colpa? La colpa è mia e sua. Perché dobbiamo dare assegni familiari a un uomo che fa tonnellate di figli?

Lei è stato anche un grande allarmista sull'acqua. Cedere i territori non ci priverebbe di falde acquifere cruciali?

In ogni caso, non c'è abbastanza acqua dolce per le due popolazioni, quindi non fa differenza. Oggi capiamo che non abbiamo altra scelta se non quella di aumentare la desalinizzazione.

Guardi, lei probabilmente beve caffè. Quanto le costa un caffè al suo bar? 10 NIS (due dollari). Sa quanta acqua si può purificare con 2 dollari? I palestinesi non possono permetterselo, ma noi sì.

Perché allora Israele non sta implementando la depurazione dell'acqua su larga scala?

Perché? Perché il Paese sta andando a rotoli. Perché non stiamo depurando l'acqua? Perché dobbiamo farlo. Perché non ci occupiamo dei nostri rifiuti? Perché dobbiamo farlo. Perché non ci occupiamo dell'istruzione? Perché dobbiamo farlo. Ma questo è un altro tipo di problema. Lei mi sta intervistando sulla geopolitica. Il motivo per cui ci stiamo trasformando in un paese del Terzo Mondo è tutta un'altra questione.

Non si sta facendo prendere la mano? Israele ha solo 56 anni e ha un curriculum piuttosto sorprendente.

Apparteniamo alla nazione più intelligente e talentuosa del mondo, con il maggior numero di premi Nobel. In quanto tali, siamo in grado di fare qualsiasi cosa e quando non riusciamo a fare qualcosa il problema è il sistema, non la capacità intelletuale. Se sapesse quanti membri della Knesset ho avuto nel mio ufficio... me lo lasci dire, sono degli idioti analfabeti.


I sei massacri a Gaza in 15 anni

La Striscia di Gaza ha sofferto ripetutamente per il numero di assalti, attacchi e guerre che Israele ha condotto sull'enclave costiera assediata. Dal 2007, quando è stato imposto il blocco, Israele ha scatenato sei guerre: nel 2008, 2012, 2014, 2021, 2022 e 2023.

2008: Le forze israeliane fanno irruzione a Gaza per uccidere i combattenti di Hamas.  Operazione Piombo Fuso, un assalto di settimane a Gaza con bombardamenti aerei e un'invasione di terra. Muoiono oltre 1.000 palestinesi e 12 israeliani. L'operazione inoltre causa gravi danni alle abitazioni, alle aziende e alle infrastrutture elettriche di Gaza.

2012: Israele lancia otto giorni di attacchi aerei e uccide il capo dell'ala militare di Hamas. Quasi 180 persone vengono uccise.

2014: Israele effettua attacchi aerei e bombardamenti di artiglieria che devastano i quartieri di Gaza. Più di 2.100 palestinesi vengono uccisi, soprattutto civili. Israele ha stimato il numero dei suoi morti in 67 soldati e sei civili.

2021: Un'altra grave esplosione di violenza si verifica dopo che Israele ha minacciato di sfrattare le famiglie palestinesi dalle loro case nel quartiere di Sheikh Jarrah, nella Gerusalemme Est occupata, e la polizia israeliana ha imposto restrizioni alla Moschea al-Aqsa durante il mese sacro musulmano del Ramadan. Israele effettua attacchi aerei sulla Striscia di Gaza, provocando più di 250 morti.

2022: tre giorni di bombardamenti israeliani su Gaza uccidono almeno 44 palestinesi, tra cui 15 bambini.

2023: Il 7 ottobre, Hamas lancia un attacco contro Israele, in cui vengono uccisi 1.400 israeliani e vengono portati a Gaza oltre 200 ostaggi, secondo i dati israeliani. Israele giura di distruggere Hamas, imponendo un assedio totale su Gaza e bombardandola con attacchi aerei.

Al 30 ottobre le autorità mediche dicono che sono state uccise più di 8.300 persone, tra cui più di 3.400 bambini. Le truppe israeliane, sostenute da carri armati, si sono spinte nell'enclave palestinese con un assalto di terra.

 Fonte: Al Jazeera

Alcuni dicono che la conseguenza di una guerra post-separazione sarà una nuova occupazione.

Non li occuperemo di nuovo. Entreremo solo per missioni punitive. Come ho già detto, appena loro lanciano un missile, nel giro di un minuto distruggiamo l'area.

Non vede alcun problema nel trasferire i coloni?

Li vedo i problemi. Ecco perché non sono favorevole al ritorno alla Linea Verde. Perché non abbiamo di fronte solo il problema palestinese. Siamo anche di fronte al pericolo di una guerra civile. Quindi mi muovo con cautela e credo nei compromessi.

Il suo atteggiamento non lascia spazio all'imprevedibile, come la massiccia immigrazione dall'ex Unione Sovietica. Se lei avesse fatto le sue previsioni nel 1917, Israele non sarebbe mai stato fondato.

Se avessi fatto le mie previsioni nel 1930, avrei sbagliato, perché non potevo prevedere l'Olocausto. Se le avessi fatte nel 1950, avrei sbagliato, perché non avrei previsto la Guerra dei Sei Giorni. Se le avessi fatte nel 1970, avrei sbagliato, perché non sapevo che l'Unione Sovietica sarebbe crollata. A mensch tracht, unt Got lacht (Gli uomini fanno piani e Dio ride).

Detto questo, è comunque irresponsabile non fare piani, ignorare la realtà. Come ho detto al rabbino capo: "Nel 1939, avete aspettato Dio e lui non si è fatto vedere".

Traduzione a cura dell'Associazione di Amicizia Italo-Palestinese Onlus, Firenze