Comunicato in occasione della partita di Conference League Fiorentina - Maccabi Haifa, in programma giovedì 14 marzo e per la quale sono state imposte restrizioni liberticide
La Fiorentina gioca in coppa con una squadra israeliana e la realtà è sotto gli occhi di tutta la città.
Non ci ripetiamo rispetto alla politica dei “due pesi e due misure” applicate a Russia e Israele, né tanto meno sulle restrizioni imposte alla città di Firenze come frutto degli accordi tra governo italiano e israeliano. Vorremmo però le teneste bene a mente: moltiplicatele per cento volte e immaginatele applicate su di voi, ogni giorno.
In Palestina se l'esercito israeliano decide di chiudere una strada lo fa, oltre ai check-point presenti in pianta stabile.
Ti tengono lì fino a che hanno voglia loro. Passano i minuti, le ore e tu sei sempre lì.
Lo fanno con i bambini che vanno a scuola.
Lo fanno quando stai correndo in ospedale per un parto o un'emergenza.
Succede di bambini che nascono in macchina e altri che invece ci muoiono.
Succede che muoia chi magari sta correndo in ospedale per un infarto.
Succede anche che si possa morire perché qualsiasi tipo di rimostranza durante uno di questi fermi può essere considerata insubordinazione e quindi una presunta “minaccia terroristica”.
In questi casi è facile morire per un colpo di pistola. Quando non si viene uccisi, si viene allora bendati e portati in carcere.
Non sono arresti ma veri e propri sequestri. Pensatelo su vostra figlia o vostro figlio: ogni anno in Palestina tra i 500 e i 1000 bambini vengono, prima fatti prigionieri, e poi giudicati da tribunali militari.
A Gaza l’occupazione militare, oltre alle incursioni militari, veniva esercitata attraverso il controllo dei confini.
Israele decide tutto: cosa entra e cosa esce, se i pescatori possono uscire dai porti oppure no, fino al razionamento dell’acqua, dei generi di prima necessità e della corrente elettrica.
Oggi la situazione è ancora peggiore. Indescrivibile a parole.
Non possiamo rendere l’idea di cosa stia succedendo a Gaza. Difficile raccontare un genocidio.
Non esistono più case, strade, ospedali, scuole, piazza, giardini, botteghe, vie di fuga... macerie e distruzione ovunque.
Si muore sotto i bombardamenti, si muore per mancanza di cure, si muore sotto i colpi dell’esercito israeliano.
Vanno in scena deportazioni di massa e vere e proprie esecuzioni anche mentre si è in coda per ricevere i pochi aiuti umanitari che riescono ad entrare.
Si muore di fame e si muore di sete.
Talmente è atroce ciò che sta succedendo a Gaza che neanche si parla di come la situazione sia pesantissima anche in Cisgiordania con le continue scorribande di esercito e coloni armati, mentre l'esercito israeliano bombarda anche sul confine con il Libano... e nessuno venga a dirci che questa storia è iniziata il 7 ottobre.
Questa storia va avanti da 75 anni e questa è solo l'ultima di una lunga serie di operazioni militari
lanciate dallo Stato Israeliano contro la Palestina e suo popolo.
Oggi siamo qua, in una serata di sport, anche per ricordare Mohammed Barakat, campione e
riferimento per il calcio palestinese, ucciso in queste ore assieme ad altre migliaia di palestinesi
per un bombardamento che ha colpito la sua casa.
Oggi siamo qua, però, per dire anche che il popolo Palestinese non si arrende e non
si rassegna a questo presente e continuerà a lottare per un futuro diverso.
Continuerà a lottare fino alla liberazione della Palestina dall’occupazione militare
israeliana per un domani senza più guerra e disuguaglianze.
Oggi siamo qua perché questi sono momenti utili per creare maggiore
consapevolezza e solidarietà: per questo il nostro ringraziamento va a chi ha
scelto di non voltarsi dall’altra parte e chiamare le cose con il proprio nome.
Comunità palestinese - Firenze per la Palestina