Gerusalemme 29 dicembre 2010 Nena News (foto Anthony Weiss) -Dopo “l’editto immobiliare” lanciato da oltre 250 rabbini in Israele, ora anche le mogli dei religiosi prendono posizione contro le relazioni sentimentali e i matrimoni con arabi. “Non uscite con non-ebrei, non lavorate in posti di lavoro dove ci sono non-ebrei, non prestate il servizio civile nazionale con non-ebrei!” Così dice la lettera che almeno 27 mogli di  rabbini hanno sottoscritto facendo appello alle donne ebree perché evitino relazioni con arabi, mettendole in guardia contro la cattiva influenza che potrebbe essere su di loro esercitata.

 

Se nelle prime righe infatti l’appello cita un vago riferimento a non –ebrei , più avanti accusa gli uomini arabi di usare nomi di origine ebraica per imbrogliare le donne ebree e le avverte di andare incontro “a sventure, percosse e umiliazioni” nel caso decidano di sposare un arabo. L’appello sarebbe stato diffuso da un gruppo chiamato Lehava (Fiamme), un’organizzazione che tenta di evitare qualsiasi assimilazione ebraica, si professa non politica ma è nota per la chiara ispirazione al rabbino Meir Kahane, teorico della deportazione dei palestinesi e della guerra permanente contro gli arabi, fondatore del movimento razzista anti-arabo «Kach», fuorilegge in Israele ma che di fatto esiste ancora tra i coloni più fanatici e i militanti dell’estrema destra.

Tra le firmatarie della lettera figurano mogli e figlie di rabbini capo, tra cui la figlia – secondo quanto riporta  l’agenzia stampa israeliana Ynet- del rabbino Ovadia Yosef, capo spirituale del  partito ultra-ortodosso Shas.

La lettera pubblicata oggi arriva  a un mese dall’appello con cui almeno 300 rabbini a inizio dicembre hanno esplicitato il divieto di affitto di immobili ai “gentili”, in quanto conforme ad un precetto espresso nella Torah, seguendo il manifesto già diffuso a Safed, in Galilea ad ottobre con l’appello del rabbino capo Shmuel Eliyahu, sottoscritto da altri 17 rabbini, che incitava i residenti a non affittare stanze agli studenti arabi.

Dietro alle motivazioni della lettera, si leggeva nel testo, ci sarebbero – oltre a ragioni di ordine religioso –  anche “le differenze di stili di vita” e ragioni di ordine economico (affittare a non ebrei fa svalutare il prezzo dell’immobile, causando “perdite ai vicini di casa”). Chiunque si comporti in modo contrario, va prima ammonito, poi ostracizzato dalla comunità. Come nel caso dell’editto immobiliare, anche la lettera delle 30 spose ha suscitato le critiche dell’ebraismo riformato, che ha parlato di “razzismo e xenophobia”. Nena News