Notizie da Israele: Israele non h il monopolio della sofferenza

Haaretz.com
22.04.2011
http://www.haaretz.com/print-edition/opinion/israel-does-not-have-a-monopoly-on-suffering-1.357520

 

Israele non ha il monopolio della sofferenza.

I nostri figli stanno diventando più preoccupanti proprio quando il Ministero dell’Istruzione  investe le proprie risorse nel “rafforzare i valori ebraici e sionisti”.

di Yossi Sarid 

Questa domenica è il 96° giorno della memoria per ricordare il sangue versato da 1,5 milioni di armeni. Quando si tratta dell’olocausto degli altri, Israele, pure, è negazionista. E’ vero, oggi la Turchia è un alleato che ha violato l’accordo, così abbiamo dato sfogo alla nostra giusta rabbia, ma non abbiamo ancora cambiato  politica.

                       armenian genocide

 

Il fatto è che stanno ancora cercando le mani che lo hanno perpetrato. Ma non è nulla di nuovo neppure nelle relazioni tra gli stati. Detto tra noi, si va avanti come sempre anche nel mondo della scuola. Fin dal tentativo di 10 anni fa di insegnare un corso sulla questione, tutti gli orrori del genocidio in genere sono stati rimossi dal programma . Oggi, la Open University è l’unica istituzione in Israele che tiene un corso su “Dimenticare e Negare” – 700 studenti sono desiderosi di scoprire ciò che il sistema  cerca di nascondere. 

C’è un prezzo pesante da pagare per il negazionismo. Questo mese, sono state pubblicate le cifre riguardanti i pareri dei nostri giovani, cifre che ci hanno disgustato. Circa il 60 % crede che un leader forte è più importate dello stato di diritto e che uno stato ebraico è preferibile a uno stato democratico. Circa la metà degli intervistati vorrebbe vedere negato agli arabi il diritto a essere eletti alla Knesset. Sono pure contrari ad avere dei vicini arabi e non credono nella coesistenza. Tutto ciò rappresenta il risultato del lavoro della versione locale della madrassa. Dovremmo formare un ragazzo per la strada che dovrebbe percorrere lui o la strada che  dovremmo fare noi? 

Così impara a conoscere i nostri figli e allievi; essi stanno diventando preoccupanti dal momento che il Ministero dell’Istruzione  investe una gran parte delle proprie risorse spirituali e materiali per “rafforzare i valori ebraici e sionisti”. L’attenzione per la “cultura e il patrimonio ebraico” è così forte che l’educazione alla democrazia, l’educazione civica e alla convivenza sono state eliminate dal nuovo piano di lavoro che è stato inviato di recente alle scuole. Solo metà dello stato è rimasto ebraico e democratico, ma senza entrambe le parti il tutto non può sussistere. Se non è democratico, semplicemente non esiste. 

Questo è ciò che succede quando l’intero mondo di qualcuno si concentra su Kiryat Arba, che è Hebron; quando ci crogioliamo solo nel proprio fango. Se per un momento ci  liberassimo dal ghetto mentale e culturale, se  aprissimo una piccola finestra ai valori della democrazia, della pace, della tolleranza e del pluralismo – per arrivare a conoscere l’altro e ad accettarlo – il volto della generazione sarebbe meno da cane e più da uomo. 

Qual è l’aspetto positivo di una crescita del 2% del numero degli studenti delle scuole superiori che hanno diritto a un certificato di immatricolazione se la mente ebraica del cittadino che deriva subisce il lavaggio del cervello con idee razziste e antidemocratiche? Un buon ebreo, che si trovi nella sua tenda o al di fuori, deve essere una persona umana – che è una precondizione, se non si ritiene che i due termini si escludano a vicenda o siano in rotta di collisione. Per essere ebreo è sufficiente essere nato dalla madre giusta; lo sforzo ricade totalmente su di lei, con o senza anestesia epidurale. Per essere una persona umana è necessario un contributo personale. 

E nessuno è un essere umano se non riconosce che lo è pure l’altro, e che è importante cercare di capire sia i suoi difetti che le sue speranze. Nessuno nasce assassino è nessuno è destinato a essere assassinato, e nessuna nazione ha il monopolio della sofferenza e del lutto. Il segnale di pericolo prima di un olocausto, genocidio, politicidio, etnocidio o pulizia etnica è lo stesso ovunque e sempre. E’ vero, la ricerca ha appreso come distinguere  l’uno dall’altro, ma le vittime non prestano attenzione alle minuziose distinzioni. 

Israele è l’ultimo paese che può permettersi il negazionismo – che è una breccia che attrae gli assassini, ed ecco che arrivano. E se nella Residenza del Presidente, nell’Ufficio del Primo Ministro e del Ministero degli Esteri la gente si rifiuta ancora di capire, allora è  il Ministero dell’Istruzione che deve spiegarglielo; che questo è il suo lavoro. Non è sufficiente avere un maggior numero di certificati di immatricolazione che si accumulano sul tavolo in attesa che li firmi il ministro o il direttore generale, se questi sono i certificati di un disastroso fallimento. 

(tradotto da mariano mingarelli)