Il Senato degli USA rivede la definizione di profughi per i palestinesi

The Israeli Times

25.05.2012
http://www.timesofisrael.com/us-senate-dramatically-redefines-definition-of-palestinian-refugees/

 

Il Senato degli Stati Uniti rivede la definizione di “profughi” palestinesi.

‘ONU afferma che ci sono 5 milioni di profughi palestinesi, il senato degli Stati Uniti sostiene che esso è di oltre 160 volte troppo alto.

 

di Ari Ben Goldberg

 

Washington – Giovedì notte, il Senato degli Stati Uniti ha approvato l’espressione linguistica che potrebbe fare diminuire il numero dei profughi palestinesi riconosciuti dagli USA da 5 milioni a circa 30.000.
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Un emendamento a un disegno di legge, proposto dal senatore repubblicano dell’Illinois Mark Kirk, pretende che il Dipartimento di Stato faccia una distinzione tra i palestinesi scacciati a seguito della creazione di Israele nel 1948 e quelli che ne sono i discendenti.

 

Quasi tutti concordano sul fatto che circa 650.000 palestinesi fuggirono o furono costretti ad abbandonare le loro case tra il giugno del 1946 e il maggio del 1948. Ma quando si tratta di conteggiare il numero dei profughi palestinesi attualmente in vita, la matematica si fa confusa.

 

Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione (UNRWA) – il principale ente che ha il compito di fornire assistenza ai profughi palestinesi – al momento di rifugiati se ne contano più di 5 milioni. Tuttavia il numero dei profughi palestinesi in vita che sono stati espulsi personalmente durante la guerra di indipendenza di Israele è stimato essere di circa 30.000.

 

Questa disparità si spiega con le decisioni prese dall’UNRWA nel 1965 e nel 1982 di ampliare la definizione di “profughi”  tanto da includervi i figli e i nipoti dei palestinesi scacciati. Oggi, il bilancio annuale dell’UNRWA ammonta a circa  600 milioni di dollari, di cui  250 milioni rappresentano il contributo degli Stati Uniti. Nel complesso, dalla fondazione dell’Agenzia delle Nazioni Unite, avvenuta nel 1949, gli Stati Uniti hanno contribuito con 4,4 miliardi di dollari.

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Il senatore Mark Kirk

 

Se il Comitato per gli Stanziamenti del Senato degli Stati Uniti va avanti per la sua strada, tutto ciò potrebbe cambiare significativamente. Giovedì, il Comitato ha approvato un’espressione linguistica che introdurrebbe una distinzione tra profughi palestinesi in vita nel 1948 e i loro attuali discendenti. L’emendamento Kirk al progetto di legge sugli stanziamenti per la politica estera richiede che il Dipartimento di Stato riferisca entro un anno, tra le persone che ricevono un sussidio dall’UNRWA, quante sono quelle che sono state scacciate di persona e quanti sono i loro discendenti. Quest’ultimo numero, stimato di circa 30.000, verrebbe utilizzato per la formulazione delle politica degli Stati Uniti sulla questione dei profughi palestinesi.

 

Scrivendo su politica estera,  Jonathan Schanzer della Fondazione per la Difesa delle Democrazie, cita uno studio che stima il numero dei profughi palestinesi innalzarsi a quasi 15 milioni entro il 2050, se l’UNRWA non introduce una riforma al suo metodo di contabilizzazione. Tuttavia, Schanzer prevede che ci sarà molta resistenza al provvedimento del senato.
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Un progetto di nuove abitazioni a Rafah, finanziato dall’UNRWA

 

“Negli ultimi anni, politici ed esperti in politica, tra cui un ex amministratore dell’UNRWA, hanno sollecitato una riforma dell’Agenzia. Questa però non solo non ha mostrato incertezze, ma si è preparata per lo scontro”, ha riferito. “L’UNRWA ha messo su a Washington un reparto con due professionisti esperti del Colle, nonostante il fatto che i suoi interventi siano incentrati interamente in Medio Oriente, anticipando la necessità di quello che sembra essere un vero e proprio sforzo di lobby finalizzato alla difesa della propria missione. Lo scorso anno, l’Agenzia si è perfino trastullata cambiando il proprio nome nel tentativo di dare lucentezza alla propria immagine in Occidente.”

 

Il Dipartimento di Stato che, all’inizio di quest’anno,  che ha promesso all’UNRWA un ulteriore stanziamento di 10 milioni di dollari, fa un gran chiasso per contrastare il provvedimento. Ma Schanzer sostiene che “brontolii di questo genere saranno probabilmente una pallida cosa se confrontati al clamore che ci si attende nella West Bank, a Gaza e nei campi profughi palestinesi dei vicini paesi arabi.” 

 

“Nella cultura politica palestinese, la narrativa dei profughi è sacra. I leader palestinesi non metteranno soltanto in discussione la nuova normativa qualora il Congresso l’approvi. Anzi è per una giusta scommessa che si mobiliteranno. Quando, nel luglio 2011, l’UNRWA ha soltanto rimuginato un cambio di nome, i palestinesi hanno organizzato proteste e sit-in. Proporre modifiche reali potrebbe causare anche un’esplosione di violenza,” afferma.

 

Sul Newsweek/The Daily Beast, Lara Friedman della sinistra indipendente  degli Americani per la Pace, critica Kirk per aver cercato di risolvere “in modo unilaterale” il problema dei profughi “al di fuori dei negoziati.” Lei ritiene che il problema debba essere risolto in negoziati bilaterali sullo status permanente tra Israele e i palestinesi e aggiunge che, anche se trasformato in legge, l’emendamento Kirk non sarebbe in grado di funzionare.

 

“I palestinesi che si considerano profughi non lo fanno semplicemente perché l’UNRWA o qualcun altro dà loro il permesso di farlo,” sostiene. “Lo fanno perché questa è la loro esperienza personale e il loro racconto personale. Forzare le Nazioni Unite a ridefinire milioni di loro che non sono più qualificabili ufficialmente come profughi non muterà la loro definizione di se stessi, e non agevolerà la possibilità di risolvere la questione nel futuro. In realtà, renderà tutto molto più difficile, dal momento che i nuovi termini di riferimento di Kirk approvati saranno totalmente disconnessi dai problemi reali che sono al centro del conflitto.”

 

L’uffico di Kirk spiega che, tuttavia, la normativa non richiede che ci sia un’interruzione totale negli aiuti somministrati dall’UNRWA ai palestinesi discendenti bisognosi.

 

Cambia, invece, il modo in cui vengono considerati dagli Stati Uniti – come persone che vivono al di sotto della soglia di povertà piuttosto che come profughi. Si sostiene che la modifica migliorerà le possibilità di una pace tra israeliani e palestinesi, in quando potrebbe cedere il passo a un “diritto al ritorno” per i palestinesi, senza che si determini il suicidio demografico di Israele.

 

(tradotto da mariano mingarelli)