Povertà dell'IDF: in migliaia disertano

 

Povertà nell’IDF: in migliaia disertano


Lo scorso venerdì Channel 2 News ha raccontato una storia di enorme importanza, offrendo uno sguardo sul mondo delle difficoltà finanziarie che attendono i soldati israeliani. Un soldato della famigerata Brigata Kfir, spesso accusata di maltrattamenti brutali di palestinesi, ha raccontato che 9 soldati su 10 hanno bisogno di sostegno economico e che un rapporto della Knesset mostra che migliaia di soldati disertano ogni anno per ragioni finanziarie.

 

di Haggai Matar

Ho incontrato per la prima volta questi soldati quando ero io stesso in prigione per aver rifiutato il servizio militare, dieci anni fa. Uno dopo l’altro i miei compagni di cella hanno parlato della miseria delle loro case, di come i loro parenti malati non potessero permettersi le medicine e di come i loro fratelli non riuscissero a comprarsi i libri di scuola. Raccontarono delle discussioni avute con i comandanti, cercando di ottenere il permesso a passare qualche tempo fuori per lavorare e sostenere le famiglie. Nessuno si sentiva colpevole per aver disertato quando non c’era altro modo per aiutare la propria famiglia o per coprire i propri debiti. Se non altro, detestavano l’esercito per averli costretti, per non avergli offerto l’aiuto di cui avevano bisogno e infine per aver criminalizzato atti di sopravvivenza.

                                           

 

Spesso, dopo che sono uscito di prigione, mi è stato chiesto da amici e giornalisti se gli altri soldati fossero ostili verso gli obiettori di coscienza. Ho sempre raccontato la storia della povertà dei soldati e risposto con una domanda: pensi che a questi soldati interessi ancora dell’esercito da avercela con me per aver rifiutato la leva?

Un recente rapporto del Centro di ricerca e informazione della Knesset indica che 14mila soldati sono stati arrestati nel 2012. Oltre il 70% di loro è stato condannato a brevi o lunghi periodi di detenzione per diserzione; secondo Channel 2, la maggior parte delle diserzioni è motivata economicamente. Il servizio militare è obbligatorio in Israele (con alcune eccezioni) e il salario è minimo: 350 shekel al mesei, 700 per i combattenti. L’ultima cifra equivale a meno di 200 dollari al mese, circa un settimo del salario minimo nel mercato del lavoro; se anche si tengono in considerazione i servizi forniti dall’esercito, è davvero poco per poter vivere.

Nel rapporto, Nilly Green, che ha servito come assistente sociale per i soldati, racconta che 9 su 10 soldati hanno avuto bisogno di assistenza per le loro difficoltà economiche e che i comandanti spesso facevano scivolare denaro negli zaini dei militari. Green ha servito nella Brigata Kfir, che opera quasi esclusivamente nei Territori Occupati ed è nota per la brutalità contro i palestinesi. Un ex comandante di una nave della Marina ha detto che il 60% dei suoi soldati ha chiesto aiuto e che lui stesso ha comprato loro l’equipaggiamento necessario. È la stessa marina che impone il blocco navale a Gaza, impedendo ai pescatori di vivere dignitosamente.

Un ex combattente, obbligato a disertare, ha raccontato di aver accettato qualsiasi tipo di lavoro temporaneo: “Combatti a Gaza e Hebron e poi devi combattere per la tua casa”. Un altro ha detto che non poteva pagarsi un panino nel percorso da casa alla base militare.
                                       
                                    prigione militare 6

Il portavoce dell’IDF ha mandato a Channel 2 una risposta: “L’IDF è l’esercito del popolo ed è specchio della società israeliana, comprese le sue difficoltà sociali ed economiche, e molti sforzi vengono compiuti per dare assistenza ai soldati e al loro welfare. Oltre 400 milioni di shekel (80 milioni di euro, ndr) vengono investiti ogni anno nel welfare del soldati, un dato che è aumentato negli ultimi anni a causa dei profondi gap sociali e economici della società israeliana”.

Allora come affronta tali difficoltà finanziarie un giovane israeliano di fronte all’obbligo di servire l’esercito? Molti trovano il modo di evitare la leva. Alcuni, in casi estremi, pagano tangenti o rifiutano apertamente il servizio militare e finiscono in prigione. Entrambe queste due categorie sono un’eccezione alla regola.

La questione della retribuzione del servizio militare – specialmente di fronte all’aumento dei prezzi, all’aumento della povertà tra le famiglie dei lavoratori e il collasso del welfare di Stato, dei sistemi della casa e della sanità – è legata all’attuale crisi interna al sionismo della scelta tra militarismo e solidarietà: come israeliani combatteremo per ristabilire il vecchio patto razzista e militarista per cui il servizio degli ebrei nell’esercito fornisce loro un determinato livello di sicurezza sociale? O opteremo per creare un’alleanza tra tutti i poveri, lavoratori e classe media, palestinesi ed ebrei, per dare vita ad un nuovo sistema economico solidale, equo e giusto?

(tradotto a cura di Palestina Rossa)