L'Agenzia Ebraica programma la campagna 'filo israeliana' più esagerata che mai

+972mag
18.08.2013
http://972mag.com/jewish-agency-plans-most-exorbitant-pro-israel-campaign-ever/77516/

 

L’Agenzia Ebraica programma la campagna ‘filo-israeliana’ più esagerata che mai.

Una nuova iniziativa per commercializzare Israele nei confronti degli ebrei americani dovrebbe costare fino a 300 milioni di dollari all’anno, tre volte il bilancio del Diritto di nascita [Il Diritto di nascita è una organizzazione no-profit che sponsorizza 10 giorni di viaggi gratuiti in Israele per giovani ebrei di tutto il mondo – anche se prevalentemente statunitensi e canadesi – per rafforzare l’identità ebraica e promuovere l’Aliyah. N.d.t.]. Ma non è sul tavolo un progetto più conveniente sia per gli americani che per gli israeliani che potrebbe rafforzare molto più efficacemente l’immagine di Israele: porre fine all’occupazione. 

di Mairav Zonszein 

A quanto si dice, l’Agenzia Ebraica starebbe elaborando la sua campagna più dispendiosa che mai per mettere in relazione gli ebrei e Israele e la cosa verrà a costare una gran quantità di denaro. Si calcola che il bilancio raggiunga i 300 milioni di dollari all’anno nei prossimi cinque anni, ha riferito The Forward. Il lancio della massiccia operazione è previsto nel 2014 e che si concentri su quattro elementi principali: “Informazione di Israele”, “Esperienze di Israele”, “impegno attivo di Israele nel Campus del College” e “Aliyah (immigrazione) di giovani adulti”(tutti questi sono già stati perseguiti abbondantemente per decenni dai gruppi filo-israeliani).
                              

                                        Birthright - Israel 

 

Secondo un rapporto sul sito web ejewishphilanthropy , l’Agenzia Ebraica si aspetta che un terzo del finanziamento provenga dal governo israeliano (il che significa soldi dei contribuenti israeliani) e all’apparenza farà sembrare piccolo il Diritto di nascita, il cui bilancio annuale è di 100 milioni di dollari, che allo stesso modo trae un terzo del suo bilancio dai contribuenti israeliani. 

Il progetto viene coniato come “L’iniziativa del Primo Ministro”, anche se l’ufficio di Netanyahu non lo ha effettivamente approvato. Ma come ha detto a The Forward il capo della raccolta fondi con sede nell’Agenzia Ebraica, Misha Galperin: “Questo è l’interesse e la direzione entro cui vuole muoversi il primo ministro”. Beh, è un sollievo. Non vorremmo che milioni di dollari fossero spesi in programmi della comunità ebraica americana, dietro cui non c’è Netanyahu, giusto? 

L’Agenzia Ebraica organizza un incontro nel mese di ottobre per dare più sostanza alle strategie della campagna con i rappresentanti del governo israeliane, i capi delle organizzazioni e fondazioni ebraiche e un gruppo di donatori benestanti. Posso tranquillamente garantire che nessuno in quella stanza sarà portatore di una visione anti-occupazione o anche di critica del governo Netanyahu – nonostante il fatto che entrambi sono punti di vista sostenuti da ebrei americani sia impegnati che non impegnati. 

La scelta di coniare la campagna “Iniziativa del Primo Ministro” è bizzarra e piuttosto eloquente. A quanto pare gli organizzatori sono interessati a stigmatizzare tutta la programmazione negli Stati Uniti correlata a Israele come proveniente direttamente da Benjamin Netanyahu e dal suo governo, piuttosto che dalla società israeliana. Perché non la coniano “Pro-Israele” come sono abitualmente questi programmi? Dobbiamo intendere che L’Agenzia Ebraica e le altre persone coinvolte in questa operazione molto costosa siano più interessate a promuovere il primo ministro che il paese stesso? 

E’ anche interessante il tempismo, considerando il fatto che il funzionario governativo col compito di promuovere l’immagine di Israele sulle tribune dei social media è stato ammonito di porre fine alle sue attività a causa delle denuncie di linguaggio razzista e incendiario. Daniel Seaman, nominato da Netanyahu a capo della diplomazia digitale pubblica di Israele, durante il Ramadan ha pubblicato un commento che diceva: 

L’inizio del digiuno del Ramadan, sta a dire che i musulmani smettono di mangiarsi l’un l’altro durante il giorno? 

Egli scrisse pure una risposta alla richiesta fatta dal capo negoziatore palestinese, Saeb Erekat, di porre fine alla nuova espansione delle colonie che recitava: “C’è un modo diplomatico per dire ‘va a farti fottere’?” 

Quando si prendono pure in considerazione i commenti fatti dal presidente della Casa Ebraica Naftali Bennett (“se si catturano dei terroristi, li si devono semplicemente uccidere”, “Io ho ucciso un gran numero di arabi in vita mia senz’alcun problema”) , o l’affermazione del sindaco di Nazareth Illit che lui non potrà consentire mai la costruzione di una scuola araba nella sua città fino a quando lui sarà sindaco (seguito dal suo editoriale su Haaretz che asserisce che se qualcuno pensa che lui sia razzista allora lo è anche il sionismo), per non parlare della miriade di commenti e di azioni intraprese contro i richiedenti asilo africani (vale a dire “cancro nel nostro corpo”), allora sembra abbastanza ovvio il motivo per cui si richiede così tanto denaro per promuovere Israele tra gli ebrei americani. Non è un facile smercio questo posto, soprattutto con questo governo al potere. 

Ma darà fastidio agli ebrei americani che il governo israeliano giri oltre un terzo del suo bilancio per questo programma? Secondo la vice presidente per il marketing e la comunicazione della Hillel, Ellen Goldstein, affatto: 

La Goldstein ha detto che lei non è preoccupata per potenziali obiezioni alla programmazione nei campus negli Stati Uniti qualora venga finanziata direttamente dal governo israeliano. “Lo studente che va al Diritto di nascita non si preoccupa da dove proviene il suo viaggio gratuito,” ha sostenuto la Goldstein. “Immagino che sarebbe la stessa cosa.” 

E il gioco è fatto. Perché ci dovrebbe essere un qualche conflitto di interesse di sorta nel promuovere Israele con i soldi provenienti direttamente dal governo partigiano di Israele? Finché è gratis, perché dovrebbero preoccuparsi? 

Un paio di domande da tenere a mente: Chi dà all’Agenzia Ebraica, ad alcuni funzionari del governo israeliano di destra e ad alcune organizzazioni ebraiche americane “guida” ( leggi: obsolete e conservatrici) il mandato di prendere tutti questi soldi e di farne quel che vogliono? La maggior parte di queste persone sono state incaricate per nomina, non sono elette, quindi la loro legittimità è in discussione. E che dire dei cittadini israeliani al proposito? Delle tasse che pagano per una porzione di ciò? Anche se la maggior parte degli israeliani non può opporsi a questa iniziativa o all’idea di una programmazione “pro-Israele”, proprio come me, scommetto che molti preferirebbero che il loro denaro venisse speso in modo diverso. 

E, infine e in modo del tutto ovvio – con tutto quello che Israele fa per radicarsi ancor più in profondità nell’occupazione e nelle colonie, isolandosi dal mondo, e con tutto il disprezzo e il razzismo che esce da tutti i gradi dei funzionari e degli organi del governo israeliano, non verrebbe speso in modo migliore il denaro, si fa per dire, ponendo termine all’infrastruttura dell’occupazione militare? 

Mairav Zonszein è una scrittrice indipendente, traduttrice e redattrice originaria di New York 

(tradotto da mariano mingarelli)