Hamas e la caduta dei Fratelli Musulmani

Hamas e la caduta dei Fratelli Musulmani


Per analizzare l’attuale crisi di Hamas, è fondamentale guardare alla storia dei Fratelli Musulmani come movimento ideologico e politico, il suo ruolo nel mondo arabo e cosa la sua caduta rivela del clima politico in Palestina e Medio Oriente.
 

di Nassar Ibrahim 

I Fratelli Musulmani sono stati creati in Egitto come movimento ideologico dell’Islam politico nel 1928, mentre nel 1987 è stato ufficialmente fondato il Movimento della Resistenza Islamica, Hamas, dopo anni di attività in Cisgiordania e a Gaza. Per la maggior parte della sua esistenza, la Fratellanza ha operato come movimento segreto e sotterraneo a causa delle severe restrizioni di molti Paesi arabi, tra cui Egitto, Giordania, Iraq e Siria. I membri dei Fratelli Musulmani venivano frequentemente arrestati e fino a poco tempo fa l’organizzazione era repressa in tutta la regione.

           

 

Per varie ragioni, proprio questa repressione ha garantito sostegno alla Fratellanza che, attraverso la sua perseveranza e le sue attività filantropiche, ha trovato legittimità politica tra i suoi simpatizzanti. La popolarità del movimento è cresciuta, presentandosi come alternativa radicale alle dittature oppressive di Mubarak in Egitto, di Ben Ali in Tunisia e delle monarchie autoritarie del Golfo. Di fronte a tali regimi e alla loro dipendenza dagli interessi liberisti occidentali, l’Islam politico è diventato la vera opposizione sia contro le forze imperialiste esterne che contro le privazioni socio-economiche interne.

Come altri movimenti politici radicali e sotterranei, i Fratelli Musulmani hanno focalizzato la loro attenzione verso l’ideologia e gli slogan più che verso una strategia socio-economica nazionale. In quanto movimento globale, la struttura dell’organizzazione imponeva che le varie fazioni garantissero fedeltà prima di tutto alla leadership centrale la cui agenda era di avere la precedenza sugli interessi locali: ogni potere guadagnato doveva essere usato per promuovere la strategia della Fratellanza. Lo Stato era percepito come mezzo per imporre la propria ideologia politica. In ultima analisi, è stata questa attenzione per gli interessi dell’organizzazione – piuttosto che sui bisogni dei popoli – che, come accadeva per i movimenti comunisti, ha permesso alla Fratellanza di ottenere legittimità in quanto potere regionale.

Mettendosi al centro di eventi regionali come le primavere arabe, la Fratellanza ha voluto presentarsi come valida alternativa ai regimi decaduti. Per farlo, il movimento ha avuto bisogno di trasformare cento anni di ideologia islamista radicale in una strategia nazionale concreta che potesse spingere gli Stati fuori dalle crisi sociali, economiche e politiche post-rivoluzione. 

La caduta della Fratellanza e di Hamas

Sebbene i Fratelli Musulmani abbiano fornito strategie per la transizione da partito segreto a forza di governo, alcuni gravi errori hanno seminato le radici del loro fallimento: prima di tutto, i governi di Egitto e Gaza hanno tentato di servire l’agenda del movimento globale della Fratellanza prima che gli interessi della gente che li aveva eletti, a volte andando in aperta contraddizione con i bisogni della popolazione.

In secondo luogo, il discorso religioso che hanno usato per unire il movimento in maniera astratta e ideologica non era applicabile alla realtà di società con popolazioni numerose e diversificate. Di fronte a tale diversità, i Fratelli hanno tentato invece di omogeneizzare le società imponendo la loro ideologia.

Tale strategia è stata caratterizzata, ad esempio, dalla riscrittura della costituzione in Egitto: è stato qui che i Fratelli Musulmani hanno mostrato il fatale difetto nella loro comprensione del ruolo dello Stato e delle costituzioni nazionali. I principi basilari di una costituzione nazionale rappresentano i bisogni di lungo termine e le aspirazioni di una società in quanto entità unica, attraverso leggi fondamentali. Tali leggi non sono soggette alla mutevolezza dei fluttuanti quadri politici nazionali e globali, ma sono invece stabilite per salvaguardare la stessa natura di quella società.

Secondo i canoni tradizionali, una costituzione conferisce potere al popolo supervisionando tutte le leggi statutarie che un governo potrebbe imporre alla popolazione che governa, proteggendo in tal modo gli inviolabili diritti costituzionali dalla tirannia politica. Tuttavia, dopo le elezioni in Egitto, i Fratelli Musulmani hanno frainteso questo basilare principio, convinti che il ruolo di una costituzione sia quello di proteggere il governo e le strutture del potere politico e di conferire autorità al partito di maggioranza.

Questa erronea interpretazione ha dimostrato ancora una volta che i Fratelli Musulmani ritengono che tutte le strutture, sociali, nazionali o costituzionali, dovrebbero essere plasmate per garantire la sopravvivenza del movimento, la sua ideologia e la sua agenda regionale. Lo Stato e la sua popolazione vanno trattati come estensione o personificazione degli interessi e le aspirazioni della Fratellanza. Ironicamente, è stato questo egoismo volto alla sopravvivenza a tutti i costi – incarnato in parte dalla palese volontà di rispettare le paralizzanti condizioni poste dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale, in cambio dei favori occidentali – che ha deciso il loro destino in Egitto.

Intanto a Gaza, Hamas – uno dei primi rami dei Fratelli Musulmani eletti – sta affrontando una serie di crisi. Nonostante gli anni di sostegno a Bashar al-Assad, Hamas ha velocemente abbandonato la Siria per sostenere i membri della Fratellanza filo-americani della Coalizione Nazionale Siriana, allineandosi a Turchia, Egitto e Qatar e per estensione ai loro alleati, Stati Uniti e Israele. Con la caduta del governo Morsi in Egitto, la crescente impopolarità di Erdogan in Turchia e i fallimenti dell’Esercito Libero Siriano, Hamas si è ritrovata isolata nella regione, accanto ad alleati deboli.

Hamas, come Morsi in Egitto, non ha compreso né il proprio ruolo nella società palestinese né le ragioni della sua popolarità. I Fratelli Musulmani sono da tempo convinti che tale popolarità si fondi sull’ideologia, l’interpretazione e la politicizzazione dell’Islam. Invece di definire e eseguire strategie nazionali per problemi sociali come il lavoro, la sicurezza alimentare, la prosperità economica, lo sviluppo, l’occupazione coloniale e l’egemonia  esterna, la Fratellanza ha tentato di rendere le persone dei buoni musulmani, istigando alla separazione di genere nelle scuole, facendo campagne per il velo e assumendo dure leggi sulla moralità pubblica. Una donna egiziana ha ben riassunto questo sentimento: “Ma noi siamo bravi musulmani e lo siamo da oltre 1400 anni. Non abbiamo eletto i Fratelli Musulmani perché ci insegnassero a pregare, lo sappiamo già, ma perché risolvessero i problemi politici, sociali ed economici” 

Hamas può sopravvivere alla crisi?

Se Hamas intende sopravvivere alla crisi, deve comprendere prima di tutto che l’Islam, come concetto religioso, non è una bacchetta magica che conferisce legittimità ai rappresentanti politici del popolo palestinese. La seconda cosa da capire è che se Hamas continua ad avere come priorità i bisogni della Fratellanza, invece che quelli del popolo, fallirà di sicuro: Hamas deve intendere Gaza come territorio palestinese e non territorio dei Fratelli Musulmani. Terzo, Hamas deve comprendere che le origini della sua popolarità dipendono innanzitutto dal rigetto per la corrotto Autorità Palestinese e dalla resistenza a Israele e deve implementare strategie che concretizzino tali energie, sia continuando ad essere forza di opposizione all’occupazione israeliana, sia andando incontro ai bisogni socio-economici di Gaza.

In Medio Oriente, e in Palestina in particolare, il potere popolare dei partiti che promuovono la resistenza contro l’Occidente e le forze imperialiste occidentali non va sottostimato. Hamas può imparare la lezione dal consenso di lungo corso di Hezbollah che, seppur movimento religioso, ha assunto un approccio opposto a quello della Fratellanza focalizzandosi sulle azioni di resistenza piuttosto che sull’esclusività e sull’islamizzazione della società. Hezbollah ha così evitato la trappola dell’isolamento nella società diversificata in cui opera e guadagnando il sostegno di cristiani, sunniti e druzi. 

Riconciliazione tra Hamas e Fatah?

Riguardo alla possibile riconciliazione tra Hamas e Fatah, sfortunatamente la realtà delle attuali fazioni politiche è caratterizzata da partiti che tentano di ottenere legittimità a scapito degli altri. Fatah ha costruito la sua legittimazione sul fallimento del movimento panarabo e Hamas sul fallimento e la corruzione dell’ANP. Così, Fatah percepisce l’attuale debolezza di Hamas come un’opportunità per rappresaglie politiche pensando di poter imporre restrizioni e condizioni al processo di riconciliazione.

Questo tipo di opportunismo partitico si basa sull’erronea convinzione che un’opposizione debole crea una posizione politica forte. Se ciò potrebbe momentaneamente rafforzare lo status di élite di un partito, la creazione di queste false dicotomie danneggia la diversità complessiva, la forza dei movimenti politici palestinesi e le possibilità di creare un fronte unico contro Israele e i suoi alleati.

(tradotto a cura di AIC Italia/Palestina Rossa)