Italia e Israele, relazioni "start up"

Nena News
30.10.2013

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Italia e Israele, relazioni "start up"

Sempre più stretti i rapporti commerciali tra i due Paesi, in vista del vertice del 2 dicembre. Il silenzio del governo sulla questione palestinese e la campagna degli attivisti.

di Giovanni Vigna

Mantova, 30 ottobre 2013, Nena News - Il prossimo 2 dicembre a Torino si svolgerà un vertice bilaterale tra Italia e Israele, che è stato preceduto dagli incontri, avvenuti pochi giorni fa a Roma e dedicati principalmente alla situazione in Medio Oriente, che hanno coinvolto il premier italiano Enrico Letta, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il segretario di Stato Usa John Kerry.

           

 

 

Il bilaterale del 2 dicembre ha l'obiettivo di rafforzare le relazioni in campo economico e culturale tra Italia e Israele. Lo scorso luglio il premier israeliano ha ricevuto nel suo ufficio a Gerusalemme il presidente Letta, il quale ha affermato: "Il prossimo vertice intergovernativo di dicembre a Torino sarà un'opportunità per capire come costruire anche noi una 'start up nation'".

Israele è nota come la "nazione start up" per antonomasia, in virtù delle numerosissime aziende create nei settori dell'innovazione tecnologica e della ricerca. "Sarà un incontro importante perché cercheremo di finalizzare accordi già in essere sulle università e sulle questioni relative alla tecnologia e all'energia", ha annunciato Letta.

Lo sforzo italiano per creare una relazione continua in questo settore con lo Stato ebraico nasce dalla dichiarazione congiunta firmata dai due governi nel corso del vertice bilaterale dello scorso anno, che ha portato alla costituzione di un gruppo di lavoro intergovernativo italo-israeliano dedicato proprio alle start up e al mondo dell'alta tecnologia.

Il 25 ottobre 2012 l'ex ministro dello Sviluppo Economico, delle Infrastrutture e dei Trasporti Corrado Passera e il ministro per gli Affari Esteri israeliano Avigdor Lieberman, che qualche mese dopo si è dimesso a causa di alcuni guai giudiziari, hanno firmato un accordo per rafforzare la collaborazione tra Italia e Israele sul fronte delle imprese innovative "start up" e, più in generale, dell'industria high-tech. "L'accordo - come si legge in una nota diffusa all'epoca dal Ministero per lo Sviluppo Economico - prevede forme di cooperazione rafforzata tra i due Paesi, soprattutto per quanto riguarda il trasferimento tecnologico, la formazione, gli investimenti e, in generale, la condivisione di esperienze tra le rispettive imprese attive sul fronte dell'innovazione tecnologica".

Di recente la collaborazione tra i due Paesi in questo ambito si è intensificata come dimostra la partecipazione italiana all'edizione del Festival "Dld" (Digital Life Design), rete globale per l'innovazione, la digitalizzazione e la cultura organizzata a Tel Aviv alcune settimane fa. Si è trattato di un "focus", promosso dal guru del settore, l'israeliano Yossi Vardi, che si proponeva di mettere in contatto imprese, mondo creativo delle start up e opinionisti del settore provenienti da tutto il mondo. Per l'occasione l'Italia si è aggiudicata, insieme ad aziende di altri Paesi, il premio della "start up" più interessante assegnato ad "Atooma", l'app italiana che consente di reinventare gli smartphone, la cui cofondatrice Gioia Pistola è stata invitata in Israele per incontrare altre imprese che lavorano nel campo dell'innovazione.

Il 21 ottobre scorso sono stati, inoltre, pubblicati i risultati del bando per la raccolta di progetti congiunti di ricerca per l'anno 2013, sulla base dell'Accordo di cooperazione nel campo della ricerca e dello sviluppo industriale, scientifico e tecnologico tra Italia e Israele. Sul sito del Ministero italiano degli Affari Esteri è stata stilata una graduatoria dei progetti ritenuti meritevoli di cofinanziamento, sulla base dell'esito della riunione della Commissione Mista italo-israeliana per la selezione delle proposte, che si è riunita lo scorso 30 settembre a Tel Aviv. Più in generale, l'Accordo tra Israele e Italia incoraggia lo sviluppo della cooperazione nell'ambito della ricerca e dello sviluppo industriale, scientifico e tecnologico con una particolare attenzione alla medicina, alla sanità e all'organizzazione ospedaliera, alle biotecnologie, all'agricoltura e alle scienze dell'alimentazione, alle nuove fonti di energia e allo sfruttamento delle risorse naturali, alle applicazioni dell'informatica nella formazione e nella ricerca scientifica, all'ambiente, alle comunicazioni, all'innovazione nei processi produttivi, allo spazio, alle tecnologie nell'informazione, nella comunicazione di dati e nei software.

Un altro esempio di collaborazione tra i due Paesi, questa volta nell'ambito della cultura, è il prestito al Museo di Israele, che si trova a Gerusalemme, di una delle opere d'arte italiane più importanti, "L'Annunciazione di San Martino alla Scala" di Botticelli, conservata negli Uffizi di Firenze. Per alcuni mesi il dipinto sarà esposto nell'ambito dei festeggiamenti per il 65° anniversario dell'indipendenza dello Stato Ebraico. Per il trasporto dell'opera è stata costituita una vera e propria task force coordinata dai ministri dei Beni Culturali dei due Paesi Massimo Bray e Limor Livnat. "Per noi la possibilità di ricevere ed esporre per diversi mesi un capolavoro del primo Rinascimento è un qualcosa di straordinario", ha dichiarato il direttore del Museo di Israele James Snyder.

Raccolta firme contro il vertice

Il vertice intergovernativo tra Italia e Israele non lascia indifferente l'opinione pubblica italiana. In vista di questo incontro un gruppo di attivisti per i diritti dei palestinesi ha lanciato, infatti, una campagna di raccolta firme che prevede l'invio di lettere collettive e individuali, con cadenza settimanale, al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al Presidente del Consiglio Enrico Letta, ai deputati e ai ministri, al fine di sensibilizzare la classe politica sulle disumane condizioni di vita dei palestinesi. Gli attivisti hanno aperto una pagina su Facebook e hanno creato un evento intitolato "United for Palestine - Uniti per la Palestina, i suoi bambini, i suoi prigionieri, la sua libertà e la sua indipendenza".

Lo scopo è raccogliere adesioni alle missive da spedire ai politici. Gli attivisti sono convinti che la situazione della Palestina, che si affaccia sul Mediterraneo, sia una questione che riguarda anche noi italiani. Come si legge sulla pagina Facebook, "a cadenza settimanale scriviamo una lettera ai parlamentari, per sollecitare il loro intervento perché promuovano giustizia e pace, uno Stato palestinese libero e sovrano, nei Territori Palestinesi militarmente occupati da sessantacinque anni dallo Stato di Israele". Una delle richieste avanzate ai governanti israeliani è quella di liberare subito i prigionieri politici palestinesi chiusi nelle carceri israeliane. Secondo un rapporto dell'organizzazione non governativa palestinese "Addameer", aggiornato al 1° settembre 2013, i prigionieri politici palestinesi detenuti nelle carceri israeliane sono 5.007, di cui 180 sono bambini e altri 137 sono rinchiusi in regime di detenzione amministrativa.

Dino Barberini, giornalista free-lance in pensione, è uno dei promotori della campagna ideata dai firmatari delle lettere indirizzate ai politici. "Finora abbiamo raccolto 719 firme ma il numero è in costante aumento - afferma Barberini - le lettere sono inviate, ogni settimana, il lunedì a Napolitano, il martedì a Letta e il mercoledì ai deputati ed eventualmente ai ministri. Abbiamo trattato argomenti come la visita, risalente allo scorso 8 ottobre, del ministro dei Beni Culturali e del Turismo Massimo Bray a Hebron, città nella quale sono visibili le tracce della violenza e del sopruso dell'occupazione israeliana".

Gli insediamenti dei coloni israeliani, ricorda Barberini, sono stati dichiarati illegali dalla Corte Internazionale di Giustizia perché violano l'articolo 49.6 della Quarta Convenzione di Ginevra. Nella lettera collettiva inviata a Bray, si contesta al Ministro l'opportunità della sua visita alla colonia israeliana di Beit Hadasa, gesto che ha assunto un significato simbolico, dal momento che lo stesso Bray, secondo i firmatari, ha mancato di "rilevare l'abnormità di quella situazione".

Finora hanno risposto alle lettere solo tre persone, i deputati Gennaro Migliore (Sel), Alessandro di Battista (Movimento 5 Stelle) e lo stesso Ministro Bray, che ha scritto un post sul proprio sito internet. Nena News