La vera promessa della Gran Bretagna a Israele

http://znetitaly.altervista.org/art/16115

Fonte: http://zcomm.org/znet/article/britain-s-real-promise-to-israel-symbolic-vote-on-palestine

 

 

La vera promessa della Gran Bretagna a Israele; voto “simbolico” per la Palestina

23 ottobre 2014

 

 

Di Ramzy Baroud

Il testo della lettera era breve e preciso, non lasciando spazio a nessun errore di interpretazione  nella “promessa” fatta dal Segretario per gli Affari Esteri della Gran Bretagna, Arthur James Balfour a un potente rappresentante della comunità ebraica in Gran Bretagna, Lord Rothschild nel giorno fatale del 2 novembre 1917.

“Ho il grande piacere di comunicarle, a nome del Governo di Sua Maestà, la seguente dichiarazione di simpatia per le aspirazioni dei sionisti ebrei che è stata sottoposta  e approvata dal governo: il governo di Sua Maestà considera con favore l’istituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico.”

Lo spirito di quella dichiarazione ha modificato  il destino del popolo palestinese fino a oggi. Trenta anni dopo che Balfour ha regalato la Palestina – che non era né sua perché potesse darla via né era ancora  finita sotto il controllo dell’Impero britannico – un Piano di spartizione dell’ONU, formulato nella Risoluzione 181, ha diviso la Palestina del Mandato tra ebrei sionisti e arabi palestinesi. Subito Israele è diventato uno stato e al popolo palestinese è stata negata qualsiasi rivendicazione per la propria terra. Nel 1967 Israele si è mosso per occupare il resto della Palestine storica. La promessa britannica è diventata un incubo palestinese senza fine.

Questo è precisamente il motivo per cui qui non ci può essere nessuna discussione del recente voto della Camera dei Comuni  britannica del 13 ottobre, per uno stato palestinese, se non si esamina la storia più in profondità. Indipendentemente dal significato della mozione non vincolante, l’azione parlamentare non può essere liquidata come un’altra nazione che aspira a riconoscere la Palestina,  come  nel caso  della decisione del governo svedese del 3 ottobre, per esempio.

Al contrario della Svezia, e della maggior parte degli oltre 130 paesi che effettivamente riconoscono la Palestina, la Gran Bretagna è una parte nel conflitto del Medio Oriente che si protrae da più tempo. Se non fosse per la Gran Bretagna, non ci sarebbe alcun conflitto o neanche Israele di cui parlare.

Lo storico voto è passato dopo un affascinante dibattito che segnala un cambiamento

nel modo in cui Israele è percepita, non soltanto dal pubblico britannico – un cambiamento indiscutibile era stato già registrato da anni su quel fronte – ma anche all’interno delle classi politiche dominanti in Gran Bretagna. E’ vero, quasi metà dei deputati erano assenti o si sono astenuti, ma il risultato è stato innegabilmente chiaro. Soltanto 12 deputati hanno votato contro, e 272 a favore. Dopo intense pressioni e infiniti   e attività di persuasione, questo è tutto l’appoggio che Israele ha potuto raccogliere tra uno dei suoi più forti alleati.

 

Anche se non il voto non è vincolante, tuttavia è importante perché il governo britannico rimane un membro del circolo che si sta riducendo sempre di più dei fedeli sostenitori di Israele. Perché l’arsenale israeliano è  pieno di armamenti britannici. Perché il governo britannico, malgrado le grandi protesta della sua gente, si comporta ancora verso Israele come se quest’ultimo fosse uno stato rispettoso della legge con una documentazione  impeccabile nel campo dei diritti umani. E’ importante malgrado il linguaggio sospetto  della mozione, che collega il riconoscimento della Palestina a fianco di Israele, con “l’assicurazione di una soluzione negoziata dei due stati.”

 

Però non ci possono essere due stati in una terra che è già abitata da due nazioni che, malgrado  la brutalità  dell’occupazione, sono di fatto interconnesse geograficamente, demograficamente e anche in altri modi. Israele ha creato in Palestina realtà irreversibili e i rispettabili membri del parlamento britannico dovrebbero saperlo.

 

I voi dei deputati sono stati motivati da basi logiche e da motivi diversi. Alcuni hanno votato “sì” perché sono da lungo tempo sostenitori dei palestinesi; altri sono semplicemente stufi del comportamento di Israele. Però, se il voto ha rispecchiato in gran parte un tentativo di infondere nuova vita nella obsoleta “soluzione dei due stati” a un conflitto creato dagli stessi britannici, allora la terribile eredità britannica continuerà senza interruzione.

 

Inoltre, a che serve essere uno stato che sembra cresca simbolicamente senza nessun qualsiasi cambiamento della realtà dei fatti che ne assicuri la materializzazione? L’elenco delle vittorie palestinesi “simboliche” continua ad allungarsi quasi con la stessa velocità con cui il panorama palestinese continua a inaridirsi.

 

E che cosa è uno stato senza diritti, né per coloro che vivono all’interno di quello presumibilmente destinato a futuro territorio di quello stato, o per i milioni di persone che vivono in quella che era una volta la Palestina e ora è Israele propriamente detto. In quanto ai milioni di profughi palestinesi che continuano a soffrire le tragiche conseguenze della Nabka ( la catastrofe del 1948), e di ogni crisi regionale avvenuta da allora, né il voto britannico, né tutti gli altri riconoscimenti sembrano porre rimedio a quel terribile destino in alcun modo.

 

Inutile dire che la responsabilità morale della Gran Bretagna verso i palestinesi non può certo essere trattata con un gesto così inappropriato, specialmente se arrivato quasi cento anni dopo l’originaria ingerenza di Balfour e del ‘Governo di Sua Maestà.’

 

E’ inspiegabile che un secolo dopo il coinvolgimento britannico in Palestina, l’attuale politica estera britannica non sia molto lontana dal linguaggio e dalle politiche realizzate dall’Impero britannico quando Balfour ha regalato la Palestina. In una delle sue lettere di quell’epoca, Balfour ha scritto in modo vanitoso: “

 

“Perché in Palestina non proponiamo neanche di usare il metodo di consultare i desideri degli attuali abitanti del paese…Le quattro grandi potenze sono vincolate al sionismo, e questo, giusto o sbagliato che sia, buono o cattivo, è radicato in una tradizione eterna, nelle necessità attuali, nelle speranze future di importanza di gran lunga maggiore che il desiderio e i pregiudizi di 700.000 arabi che ora abitano quella terra antica. Secondo me questo è giusto.”

 

Sicuramente la diplomazia britannica è attualmente molto più esperta nell’uso di questo linguaggio così ripugnante, ma le politiche che sono state fondamentalmente modificate, riflettono uno spostamento che  si può misurare?

 

Incoraggiati dallo schiacciante recente voto a favore della Palestina in parlamento, è difficile negare i segnali che sia il pubblico britannico che molti nell’establishment politico del paese sono semplicemente disillusi dalla continua guerra e occupazione di Israele che sono la ragione principale che è dietro alla destabilizzazione della regione molto tempo prima che iniziassero la guerra civile in Siria ed altre insurrezioni. Molti deputati britannici sono furiosi per la condotta di Israele, violenta, espansionistica e contraria alla pace, compresi quelli che erano una volta forti alleati di Israele. Questo non va negato.

 

Ma è abbastanza difficile. Quando il governo britannico insiste a mantenere le sue politiche pro-Israele, e quando l’atteggiamento generale di coloro che realmente tengono le redini del potere a Londra rimane devoto a una visione farsesca dei due stati, difendendo Israele e  privando di influenza la Palestina in ogni momento, la  visione del passato di Balfour resterà come vera direttiva della politica britannica che riguarda la Palestina.

 

Sesantasei anni dopo la fine del suo “mandato” in Palestina, la Gran Bretagna rimane una delle parti in un conflitto sanguinoso dove Israele sta ancora attuando le sue politiche di espansione coloniale, usando fondi, armi e appoggio politico occidentali (compresi quelli britannici). Soltanto quando la Gran Bretagna metterà fine pienamente e completamente al suo appoggio a Israele, e al finanziamento della sua occupazione, e opererà  diligentemente e attivamente per correggere l’ingiustizia che ha imposto alla Palestina un secolo fa, si potrebbe considerare che sta finalmente prendendo piede un vero cambiamento nelle politiche britanniche.

 

Ramzy Baroud ha un dottorato in Storia del popolo all’Università di Exeter E’ caporedattore del sito web Middle East Eye. E’ un opinionista che scrive sulla stampa internazionale, è consulente nel campo dei mezzi di informazione, scrittore e fondatore del sitoPalestineChronicle.com. Il suo libro più recente è: My Father Was a Freedom Fighter: Gaza’s Untold Story(Pluto Press, Londa).  [Mio padre era un combattente per la libertà: la storia di Gaza che non è stata raccontata].

 

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

 

www.znetitaly.org

 

Fonte: http://zcomm.org/znet/article/britain-s-real-promise-to-israel-symbolic-vote-on-palestine

 

Originale: non indicato

 

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

Traduzione © 2014 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0