Il New York Times deve mettere fine al blackout su Blumenthal

MondoWeiss, 28.05.2015

http://mondoweiss.net/2015/05/harrowing-transfixing-blumenthal

di Philip Weiss

Author Max Blumenthal.
Lo scrittore Max Blumenthal.

L'ultimo libro di Max Blumenthal  sull'assalto a Gaza della scorsa estate, chiamato "La guerra dei 51 Day", ha appena ottenuto recensione entusiastica su Publishers Weekly :

L'ultimo lavoro di Blumenthal (noto per "Republican Gomorrah") è un racconto straziante di essere catturati nel mezzo di una guerra .... Blumenthal, che era sul posto durante parte dell'offensiva, testimonia la perdita di vite umane, di possibilità di rifugio e di beni, ma mai della speranza, tra i residenti palestinesi di Gaza. Le sue esperienze a Gaza sono prezionse per fare luce sulle condizioni di vita miserabili del luogo, e danno argomenti alla confutazione di Blumenthal delle teorie che giusticano i raid aerei come risposte al terrorismo. La risposta di Israele è mostrata come di gran lunga sproporzionata, sottolineando in particolare l'effetto sullo sviluppo economico palestinese. Nel raccontare vividamente l'esperienza in prima persona e le interviste con i residenti di Gaza, Blumenthal analizza anche attentamente l'ascensione della destra nella politica israeliana, con un occhio ostile alle manovre del governo israeliano. Il risultato è una narrazione straziante e trafiggente del calvario di un popolo che provoca e sfida qualsiasi lettore più abituato alla prospettiva filo-israeliana.

Il suo libro ha anche avuto commenti positivi da Reza Aslan, Juan Cole, Avraham Burg, Pat Lang e Noura Erakat, per citare solo la prima linea.

Ma l'ultimo libro di Blumenthal, "il Golia incisivo", che testimoniava l'ascesa di una cultura politica militante razzista e di estrema destra in Israele, è stato praticamente oscurato dai media tradizionali americani. Chris Hedges e Andrew Sullivan ne hanno parlato, ma Eric Alterman, seguito da Alan Dershowitz, lo hanno attaccato.  Terry Gross, che aveva intervistato Blumenthal quando si era occupato dei repubblicani nel suo primo libro, "ha rifiutato di ricevermi", ha detto Blumenthal ad Alex Kane ", e un sacco di altri programmi culturali hanno contribuito a cucire il tessuto di questa cortina di silenzio".

Il New York Times, in particolare, ha ignorato il libro. Anche se il libro ha avuto una seconda ristampa. Anche se il popolo israeliano ha confermato il racconto di Blumenthal andando alle urne per eleggere il governo più reazionario nella storia di Israele.

Questo blackout dovrebbe davvero finire. Così com'è, il Times sta giocando con la propria stessa rilevanza. Il giornale riporta racconti felici sulla disponibilità di Israele a parlare di pace, il suo capo corrispondente sostiene che solo una "piccola fronda" nella società israeliana vuole mantenere l'occupazione della West Bank, mentre praticamente ogni ministro del governo ha dichiarato il presunto diritto di Israele sulla terra palestinese, e il suo nuovo ministro degli esteri scrive su Facebook che è il momento per Israele di ridisegnare i confini della Palestina.

Questa è la grande forza di Max Blumenthal come osservatore del conflitto. Lui ed io siamo spesso stati in disaccordo su quanto male vanno le cose; ho cercato di resistere al suo messaggio, dicendo "le cose non possono essere così negative, Max". Ma lui ha avuto ragione più e più volte; il suo racconto e più accurato di chiunque altro quando si tratta di previsioni sul declino spirituale e politico di Israele. Non si è mai fato ingannare dalla propaganda sionista liberale, ovvero da quell'inconscia identificazione  tribale  con le élites Ashkenazi; ha coraggiosamente documentato le correnti di intolleranza e il fascismo nella società israeliana a partire da cinque anni fa, quando lui e Joseph Dana scrissero di "Sentire l'odio a Gerusalemme", nel silenzio dei media americani. È il momento di prendere in conto la visione di Blumenthal; sarebbe irresponsabile non farlo. Siate pure in disaccordo con lui, ma dategli un palcoscenico. Questo è il messaggio di Publishers Weekly.

(Traduzione di G.Graziani per l'Associazione di Amicizia Italo-Palestinese Onlus, Firenze)