B’Tselem: a Shikma torture e abusi su detenuti palestinesi sono la regola- Parte 2

Rapporto di: B'Tselem -Centro per i diritti umani e HaMoked -Centro per i diritti dell’Individuo:

“Coperti dal sistema” (conclusioni)

http://www.btselem.org/sites/default/files2/201512_backed_by_the_system_eng.pdf

Nel 1999 HCJ (Alta Corte della Giustizia di Israele) ha vietato l'uso di tortura, maltrattamento o degradazione da parte dell’ ISA (Autorità di Sicurezza Israeliana). Nei sedici anni da quella sentenza migliaia di palestinesi sono stati interrogati, molti con metodi severamente proibiti. Questo rapporto esamina la situazione in un particolare centro d’interrogatori nel corso di un periodo di tempo delimitato.

Il rapporto dimostra che il sistema di interrogatori violenti da parte dell‘ ISA persiste - sostenuto dalle autorità che vanno dal HCJ all'Ufficio del Procuratore di Stato, ai militari, e all’IPS( Israel Prison Service-           agenzia di supervisione delle prigioni in Israele- sotto la giurisdizione del Ministro della Pubblica Sicurezza). Affidavit dopo affidavit, testimonianza dopo testimonianza, tutto dipinge un quadro estremamente cupo di ciò che accade sul trasferimento a e nell'ala d’interrogatorio della prigione di Shikma (Israele meridionale, ndr). I detenuti intervistati descrivono il trattamento illegale da parte delle autorità. Le descrizioni hanno una notevole somiglianza con le deposizioni in precedenza fatte da detenuti in altri centri d’interrogatorio.

Nel loro insieme sembrerebbe che tale trattamento costituisca la politica ufficiale negli interrogatori. Sistematicamente attuata, la politica include violenza e degradazione durante l'arresto e durante gli interrogatori; condizioni di detenzione disumane nelle quali i detenuti sono costretti a sopportare affollamento e sporcizia; l'isolamento dei detenuti, sottoposti a privazione sensoriale, motoria e sociale; cibo scarso e scadente; esposizione a condizioni di calore e freddo estreme; legati per lunghi periodi ad una sedia durante gli interrogatori, talora prolungata in posizioni estremamente dolorose; estesa privazione del sonno; minacce, imprecazioni, grida e beffe - e in alcuni casi anche violenza diretta da parte degli interrogatori.

Ognuna di queste misure è crudele, inumano e degradante: effetto che è aggravato quando usata in combinazione o per lunghi periodi di tempo. In alcuni casi l'uso di queste misure ammonta a torture – contravvenendo il diritto internazionale e in violazione delle regole del HCJ e delle legge israeliana.

Oltre ad usare direttamente mezzi crudeli, inumani e degradanti, le autorità d’interrogatorio israeliane partecipano indirettamente alla tortura utilizzando deliberatamente le informazioni ottenute da interrogatori dell'Autorità palestinese attraverso l'uso della tortura contro i gli stessi detenuti.

Il sistema d’interrogatorio che si basa su questi metodi, sia negli interrogatori

che nelle condizioni in cui vivono i detenuti, è stato pensato dallo Stato e

non è il risultato dell'iniziativa di un particolare interrogatore o una guardia carceraria.

Queste azioni non vengono effettuate dalle cosiddette "mele marce", che dovrebbero essere consegnati alla giustizia né sono eccezioni . Il trattamento crudele, inumano e degradante dei detenuti palestinesi è inerente alla politica d’interrogatori o della ISA, dettata dall'alto, non ordinato dagli interrogatori del carcere.

 
Il sistema è gestito dall’ISA, è affiancato da molte autorità che collaborarono per facilitarlo:
L'IPS stabilisce le condizioni di detenzione in funzione del piano d’ interrogatorio, progettato
per spezzare lo spirito di un detenuto. Gli operatori sanitari di medicina generale e mentale dell’
IPS danno luce verde agli l'interrogatori di Palestinesi che arrivano al centro - anche in casi di salute
precaria - e riconsegnano i detenuti agli interrogatori dopo averli trattati per lesioni fisiche e mentali
subite negli interrogatori.
Soldati e agenti di polizia maltrattano detenuti durante il trasporto all’ ISA; i loro superiori chiudono un 
occhio e l’ufficio del Procurato Militare Generale e del Procuratore di Stato non li consegnano alla giustizia
o non li ritengono pienamente responsabili.                      
Giudici militari quasi automaticamente firmano le proposte di detenzione preventiva e approvano di fatto  il 
continuo maltrattamento e le disumane condizioni. L’ufficio del Procuratore di Stato e il procuratore generale
hanno finora concesso agli interrogatori dell’ ISA piena immunità e i giudici dell’Alta corte rifiutano
sistematicamente petizioni che cercano di riottenerei diritti per i detenuti, p.es. di incontrarsi con un
consulente legale.
Essi fanno tutti parte, in una forma o nell'altra, del sistema di trattamento crudele, inumano, degradante e 
abusivo a cui i detenuti palestinesi sono sottoposti presso il carcere di Shikma e altrove. Gli alti funzionari
israeliani che permettono l'esistenza di questo regime d’interrogatorio abusivo sono responsabili delle gravi
violazioni dei diritti umani degli interrogati e di aver procurato danno mentale e fisico a queste persone.
Concludiamo questa relazione con una richiesta per quello che dovrebbe essere un fatto scontato: Israele 
deve cessare immediatamente l'uso di trattamenti crudeli, inumani e degradanti, così come il maltrattamento
e la tortura di detenuti, sia durante gli interrogatori che durante la detenzione. Inoltre, Israele deve rispettare il
divieto di tortura e maltrattamenti anche nella cooperazione con l'Autorità palestinese