Ronit Dovrat, la pacifista e l'artista

Il Manifesto
17.12.2011
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RONIT DOVRAT, LA PACIFISTA E L'ARTISTA   

Lettera di Ruba Saleh

Ronit Dovrat ci ha lasciati. Era una donna coraggiosa, una militante pacifista ed un'artista di valore. Era nata nata a Haifa, laureata nel 1978 in arte all'istituto per insegnanti d'arte (HaMidrasha) di Ramat Hasharon (oggi Beit-Berl) a Tel Aviv.

                                                               ronit dovrat

 

L'ho conosciuta durante la settimana dei bambini del mediterraneo, ad Ostuni, nel 2001. Era la prima volta che incontravo una pacifista israeliana. Ero abituata a soldati israeliani che trattavano tutti con brutalità e fu per me sorprendente conoscere una pacifista radicale come Ronit, la sua straordinaria umanità. Con lei scoppiò una specie di amore a prima vista. Parlammo per ore senza interruzione e, come se ci conoscessimo da sempre, ci raccontammo le storie e le vicende familiari di ognuna. Mi raccontò di Rokitne, il paese natale di suoi nonni in Ucraina, e del viaggio che aveva fatto con il figlio per ricordare tutti gli abitanti del paese, che furono raggruppati nella piazza e poi ammazzati dai nazisti. Mi raccontò della sua lunga militanza politica in Israele e insieme agli studenti e ai professori dell'università di Birzeit, in Palestina, e soprattutto del suo amore più grande, Noam, un figlio tanto desiderato e cresciuto con affetto e attenzione. Ronit decise di lasciare Israele perché si rifiutava di far parte di un sistema coloniale e stanca dell'impotenza della sinistra, pur lasciando affetti e molti amici che condividevano con lei militanza e pensiero politico. Così scelse di partire, prima a Parigi e dal 1987 ad oggi in Italia, con Umberto. In Italia, ha costruito una salda rete di amicizie. Nel 2002, durante la brutale incursione israeliana in Cisgiordania, lei è stata una delle pochissime persone che riusciva a starmi vicina, e mentre la mia famiglia viveva sotto l'assedio a Ramallah, mi sfogavo con Ronit, al telefono, e quando potevo mi rifugiavo da lei, sostenendoci a vicenda. Lei, Umberto e Noam erano la mia seconda famiglia. In quel periodo partecipavamo a dibattiti in diverse città e spesso gli organizzatori si arrabbiavano perché ci dicevano: abbiamo chiesto una donna israeliana e una donna palestinese, non due palestinesi!
Ronit era non solo una appassionata pacifista, ma un artista di grande talento. Avrebbe potuto fare una carriera brillante in Israele, dove le sono state offerte diverse opportunità, non ultima l'anno scorso la direzione di un museo. Qui in Italia ha prodotto numerose mostre che sono state molto apprezzate dal pubblico, anche se le sue idee e il suo talento e il suo desiderio di dedicarsi totalmente alla pittura, hanno dovuto confrontarsi con la condizione di precarietà che si vive in Italia. È soprattutto grazie a lei che abbiamo fondato nel 2004 "Zeit ew Zaater", un'associazione di israeliani e palestinesi contro l'occupazione, dove nate delle amicizie che durano tutt'oggi. Ad Ottobre Ronit scoprì il tumore. Per sdrammatizzare e con il suo solito sarcasmo mi disse ridendo: «Sai 1 donna su 3 ha il cancro al seno in Italia e io finalmente rientro in qualche classifica». Il peggioramento è stato purtroppo assai rapido. Solo tre settimane fa al telefono mi chiese di non farle un funerale triste e di alzare la bandiera della Palestina, ed è proprio ciò che abbiamo fatto. Ciao Ronit, ti vogliamo bene.